La mia mamma era una donna bellissima da giovane! Convinta che la realtà fosse quella delle copertine delle riviste che leggeva. Era una di quelle che si chiedeva chi fosse il tipo accanto a Jaqueline Kennedy! Una di quelle che poi, a trentanni, sull’orlo dell’abisso di una zitellaggine incipiente, ha partecipato alla corsa di accaparramento di un marito: un po’ come arrivare tardi ai saldi insomma. Poi, si sa, che quel che si trova occorre sempre adattarlo: un colpo di forbice qui, un orlo di là e via!
Mio padre è un capitolo a sé nella mia vita, un po’ come nella vita di tutti i giovani a cui è toccato l'amore che non osa dire il suo nome (una parafrasi ipocrita per non dire "frocio"): la dimostrazione dell’assioma che le donne sono attratte da cose semplici e un po’ sciocche, gli uomini appunto. Di lui, da bambino, ricordo solo l’odore al ritorno dal lavoro che paragonato ai profumi della mamma lasciano intuire i perché di tante scelte future!
Una volta preso da furore scientifico e consapevole che la mia vita da privilegiato figlio unico era ad una svolta gli chiesi: “Papà, come nascono i bambini?” La risposta fu scontata e poco fantasiosa naturalmente: “Li porta la cicogna”. Non soddisfatto e acidamente incuriosito dal suo imbarazzo, ripresi: “E come è finito nella pancia della mamma?”. ”Bhe l’ha mangiato per tenerlo al caldo”Mangiato!? Mia mamma mangia i bambini? Mia mamma è comunista?! No, non ce la vedo sfilare con altre femministe del tempo a reclamare un uso in proprio del suo utero; e poi di rosso aveva solo delle spettacolari tinte ai capelli frutto di una mattinata di parrucchiere fai da te con la sorella, già di sicuro ubriaca!Ah la mia mamma! Un ponte meraviglioso tra l’acida follia e la perpetua convinzione che i travestiti non sono che una pallida imitazione!Gianluca Meis