Svolgimento
Non potrò mai dimenticare il giorno in cui mi baciò per la prima volta e non riuscii a scappare. Avevo la chiave, la tenevo nella tasca esterna della mia borsa ma non feci in tempo a prenderla. Era fine Maggio; uno di quei noiosissimi consigli di classe: voti, nomi, sguardi... i primi crampi. Indossavo un abitino bianco semplice con una profonda scollatura. Il professore non faceva che guardarmi, dava i numeri e guardava: - Seggio 6; Tarabrino 4; Volpe 5; Zangara 6... fino alla fine dell'elenco alunni. Il registro aperto, notai che lui era stitico nei voti: un batter di ciglio, un movimento, un colpo d'occhio, un crampo. Ogni accenno di un suo sorriso incontrava un mio spasmo. Mi stringevo, continuavo ad accavallare le gambe, tremavo a tratti, la mia fronte perlata, le mie labbra fredde, il mio viso rosso alcol - lo so, perché mi ero controllata con lo specchietto che tengo dentro la borsa mentre cercavo una caramella per rianimarmi.
Lui continuava a guardarmi - Ti prego anche la prof. di filosofia non è male - ti prego guarda lei! Nulla contribuì a interrompere il suo interesse per me; il mio pensiero non arrivò al suo e tutto andò come doveva. Mi sentivo gli spilli al cervello, volevo scappare via e lui guardava guardava, mi sorrideva pure - basta smettila! Non ce la faccio più! - Mi sembrò eterno l'interminabile consiglio di classe. All'uscita lui mi bloccò; erano già tutti andati via e lui mi afferrò deciso. Fu un lampo, un tuono, avevo la sua lingua che girava attorno alla mia. Aveva un suo verso, era umida; non respiravo, non riuscivo a staccarmi da lui che continuava a baciarmi, a stringermi. Non ci fu bisogno che mi sforzassi per capire che c'ero, era chiaro. Il mio stomaco mi parlava e i segnali evidenti: senso di vuoto, succhi acidi senza comando. Il mio stomaco a pezzi lamentava sconfitta. I villi intestinali deposero le armi, gli sfinteri si arresero; più mi baciava più mi sentivo mescolare dentro; avvertivo lo spostare dei miei organi interni che non ritrovavano posizione originale. Volevo prendere la mia borsa. Là, stava la chiave, ma lui mi stringeva e quanto era bello stare lì, tra le sue braccia! Emozioni legate si attorcigliavano al mio stomaco; ne ero piena, mi sentivo scoppiare. Non ne potevo più! Baciava troppo bene. Vampate. Le budella a vivo. Non mi controllavo più, mi lasciai andare emotivamente; adesso non era solo la sua lingua c'era anche la mia; riuscivo appena a tenere il controllo, mi tremavano i piedi dentro le scarpe fredde. Cercai di invertire rotta per non consumare l'unione letale: non riuscii a divincolarmi mentre stavo attenta che tenesse le mani al posto giusto. Il seno mi sembra il più tranquillo, pensavo, riflettendo in silenzio sul mio problema. Lui ignaro ansimava felice, continuava a toccarmi, leccava le mie orecchie. Io mi lasciai andare e con un urlo liberatorio allentai le mie braccia lungo i fianchi. Presa coscienza della verità, sentii l'odore del corpo di lui in missione sul mio. Per istinto girai la testa e guardai dietro, lui scivolò il suo braccio lungo la mia spalla sinistra, fino al fondo schiena e poi giù, un pò più giù. Temevo la mia reazione, tremavo di paura, avevo capito tutto. Che figura! Abbassai la testa, guardai la sua mano, alzai gli occhi, guardai lui e terrorizzata urlai.Antonella Tarantino