Sfoggiano malinconia: una per cubetto. Si mettono le camice a scacchi, i cardigan di due taglie più grandi, dimenticano ancora una volta che Torino non è proprio Londra.
Barbe incolte, i falsi boscaioli sussurrano baci alle barbie anoressiche.
Tutti amano la moda a suo modo, interi pomeriggi passati al Ballon stelline e sogni vintages.
I più puliti si vestono di nero. Non dovete dirmi come devo essere perché io lo sono già.
Il San Simone lo guarda dall’alto e mescola il fine febbraio.
Leonard, un mostro fantastico, fa un salto avanti nel tempo pensando la sua vita come un trentatregiri. Come i suoi anni.
A casa scrive curvo su un i- pad.
Bianca e soffice la carta da parati propone spesso nuove idee. Leonard legge note invernali su impressioni estive.
La rivoluzione oggi si fa seduti in comodi divani di velluto sintonizzati sul lo-fi.
In rifiuto della tecnologia, il vintage negli occhi.
Leonard vorrebbe essere scrittore ma si ritrova ad essere un dottorando di storia greca antica.
La sua passione ne trae sorrisi sornioni e il tempo scandito nelle tazze dei caffè giornalieri.
Non perdiamo troppo tempo, prende la cannuccia e rigira il cubetto, passa la mano sui baffi e controlla la bici.
Pedalare indietro forse è questa la soluzione.
Ho sognato di essere un vegetale urbano, il ritmo non era il solito.
Ti perdo.
Hai visto quella figa?
Attento, guarda c’è un secchio.
L’acqua cade e si tocca i baffi.
Leonard il problema di adesso è che qualsiasi cosa farai per essere convenzionale sarai giudicato inusuale, voglio dire ho sviluppato la danza della stravaganza.
Ho sognato di essere ucciso a New York al parco mentre uscivo con Yoko Ono.
Passa una ragazza con le labbra troppo rosse ed un piercing dentale capelli ricci una ventata di sorrisi.
Sarebbe bello essere gatti e scomparire a piacimento. Un gatto opale.
Siamo andati da Chan, il bar cinese, abbiamo preso una palla di oppio.
Ci sentiamo dei tacchini freddi. Dovremmo smettere da un giorno all’altro di fare queste cose. Non vorrei vedere nessuno: non posso dormire. Sono sicuro di questa città.
Le strade profumano ancora di meraviglia.
Tacchini blu sulle strade; Chan vede i draghi per Via Berthollet.
Nella cornice della foto che ho appena stampato si vede Chan con gli occhi a mandola blu e il sorriso vago di Leonard.
Cadono le secchiate d’acqua ancora una volta su di noi, sui nostri occhi, sulla crescita negli anni ottanta.
Ancora con gli zainetti che adesso vanno tanto di moda.
Giuro era meglio lavorare da Frav.
William si rolla una sigaretta, Ginzburg avrebbe fumato dell’erba, per oggi va bene così.
Siamo nati post- moderni non profeti. I luoghi sono altri luoghi: via San Anselmo è un po' Berlino, se lo si vuole ancora per un momento. E' tutto ok.
La nostra città è un treno che corre; prendiamo le polaroid e ripeschiamo il tempo.
I colbacchi in eco pelle. Il veganesimo radical chic.
William si aggrappa ai bordi degli ossimori visivi. William ha detto a sua madre che fa il postino e invece fa lo spacciatore. Cosa vuoi, il sole è più pallido delle stelle.
Io sostengo che sarà colpa di Ahmad e dei suoi occhi blu che per un momento potrà vedere la nostra realtà.Irene Dorigotti