"Quale allegria? Se ti ho cercato per una vita senza trovarti, senza nemmeno avere la soddisfazione di averti per vederti andare via; quale allegria? Quale allegria? Se non riesco neanche più a immaginarti, senza sapere se volare, se strisciare e insomma, non so più dove cercarti. Quale allegria? Quale allegria? Senza far finta di dormire con la tua guancia sulla mia, saper invece che domani "ciao, come stai?" una pacca sulla spalla e via; quale allegria?"
A sinistra del divano c'era un muretto dentro al quale, in passato, erano contenute delle pietre di mare gigantesche; da piccolo Sid ci rimetteva gli occhi a guardarle, lo stordivano, mentre adesso c'erano soltanto i cavi del giradischi, coperti da un rettangolo in legno fatto ad hoc. Davanti ai suoi occhi si trovava l'intoccabile tavolo in stile inglese che ai suoi regalarono per il matrimonio. Sua mamma lo puliva ogni santo giorno e ogni santo giorno non si dimenticava di premurare lui e gli altri due fratelli di far attenzione, che se avesse mai trovato un graffio sarebbero stati guai seri per tutti. Sì, sembrava la Gestapo quando si parlava del tavolo del salone e ci si mangiava soltanto in occasioni speciali, come quando gli zii si prendevano di coraggio e venivano a cena. A destra, si stendeva un altro apparato in stile inglese, un mobile che conteneva per lo più bicchieri d'ogni tipo, statuette di Capodimonte, zuppiere in porcellana, set di pentole e quant'altro, ma anche il tesoro più inestimabile: la collezione di vinili di suo padre. Sfogliarla era un piacere, inserire un vinile, sentire il gracchio della puntina sul disco, due orgasmi. Ma stasera si sentiva proprio così, senza allegria. Non faceva che sospirare la sigaretta canticchiando sottovoce quelli che erano anche i suoi pensieri. Da un po' di anni si era arreso a quel suo carattere un po' scorbutico ma tenero con chi, secondo lui, si meritava un'altra fetta di torta. «Sid! Sid! Ma quante volte devo chiamarti? Stacca quell'affare, che è pronto a tavola e si fredda, amunì!»
Sid si svegliò sul letto della stanza in cui vive adesso, in maniera docile, con un sorriso sulle labbra e uno degli LP di suo padre fra le mani, precisamente Com'è profondo il mare di Lucio Dalla, anche uno dei suoi preferiti. Si alzò con un pensiero fisso, egoista ed egocentrico «Io lo dico sempre che ho la memoria d'un elefante»
SID