Mi sono stancato presto, non ho più inventato niente per anni. Poi mi trovavo alla stazione, in occasione della partenza di un amico di secondo grado, e guardavo la gente e i treni che andavano e venivano. E la gente si affannava a fare provvista, a comprare qualcosa da mangiare per il viaggio, panini, biscotti, bibite, acqua. Soprattutto acqua.
Tornai a casa e tirai fuori la mia seconda invenzione, quella definitiva, quella che avrebbe cambiato la mia vita. Acqua istantanea. Bastava portarla sempre con sé, in comode bustine monodose. Al momento giusto, era sufficiente aggiungere una quantità di acqua a piacere, un bicchiere o anche di più, e subito ecco pronta la bevanda, fresca e cristallina, come appena sgorgata dalla sorgente.
Il genio spesso si nasconde nelle cose in apparenza banali e modeste. Questa era la mia invenzione. Un metodo semplice e sicuro per confortare i passeggeri sitibondi sulle tratte interregionali, che sarebbe stato facile estendere a tutte quelle situazioni in cui l’acqua è necessaria, ma allo stesso tempo ingombrante e difficile da trasportare. Gli eserciti, per esempio, con migliaia di soldati costretti a tenere sulle spalle contenitori pesanti pieni di liquido prezioso. Non avrebbero più sofferto la sete, in nessuna missione di pace o di guerra.
Ne inviai alcuni campioni al Ministero della difesa, alcune bustine monodose, con lo scopo di divulgare la mia scoperta e renderla accessibile e utile alla causa di tanti popoli. All’interno del plico, insieme al prodotto, una breve presentazione delle sue potenzialità nel campo militare e umanitario, una mia breve nota biografica con tutti i recapiti, per un eventuale contatto.
Stavo facendo la spesa al supermercato, quando mi sento chiamare per nome da un signore senza baffi, non molto alto, vestito in modo assolutamente normale. Mi giro verso di lui e faccio per andargli incontro, subito sostenuto per le braccia da altri due che sbucavano ai miei lati all’improvviso. – Venga con noi.
È tutto quello che mi hanno detto. Poi mi sono ritrovato ad aspettare, in questa sala d’attesa, di essere ricevuto dal ministro. Lo so, ci sono tempi lunghi per tutte le cose, figuriamoci se un ministro della difesa, con tutto quello che ha da fare. Nel frattempo mi trattano bene, qui al ministero il cibo è discreto e si dorme comodamente. Io mi sto preparando con cura al momento della convocazione, che sarà l’incontro più importante della mia vita. Passo e ripasso a mente tutto quello che dovrò dire al ministro, una breve presentazione delle potenzialità nel campo militare e umanitario, una mia breve nota biografica con tutti i recapiti, le mie richieste e le mie aspirazioni. Prima o poi la porta si aprirà e verrò ricevuto. È solo questione di tempo.RQ