Tema: Sit-com, ovvero "Le ragazze per bene hanno orgasmi silenziosi" prima puntata
Creato il 22 luglio 2012 da Svolgimento
@svolgimento
Ho letto da qualche parte, non ricordo se dal dentista o dal veterinario, che le donne durante l’orgasmo riversano in alto le dita dei piedi. A scanso di ogni equivoco, dal veterinario ci vado per il mio cane: Spasso. Un alano arlecchino che fin da cucciolo mi ha sempre divertito molto, oltre che intenerito. Ecco il perché del nome. Ma del mio cane avremo occasione di parlare ancora. Mentre l’apertura di ogni storia dovrebbe presentare il protagonista, giusto? In questo caso “la” protagonista. Ho cercato di iniziare questo racconto evitando l’effetto tema da scuola elementare, in cui, come risposta alla traccia “raccontami di te” chiunque sotto i dieci anni inizierebbe col nome e cognome, il colore dei capelli o degli occhi e l’elenco dei propri familiari. Ho cercato dicevo, perché non sono gran che come scrittrice. Per cui tanto vale essere chiari fin da subito. Elena Testa. Ecco, l’ho detto e non ci penso più. Avevo diligentemente consultato qualche manualetto on line di scrittura creativa in cerca di un incipit interessante ma non è stato un aiuto sufficiente. Consigliava di iniziare con una frase ad effetto, qualcosa che desse subito l’idea della personalità di chi scrive o dei protagonisti che si vogliono introdurre nella storia. Ecco il motivo di quella cosa sull’orgasmo. Ora dovrei capire perché ho pensato proprio all’orgasmo, ma così come per Spasso, anche questo verrà col tempo se avrò la costanza di scrivere come mi hanno consigliato, e soprattutto se avrete voi la pazienza di leggermi. Questa sorta di diario mi è stato chiesto. In verità mi è stato quasi imposto. Fa parte di un programma terapeutico al quale mi sono decisa di rivolgermi negli ultimi tempi di questa mia sconclusionata vita. Ho acceso e spento il portatile più di una volta prima di arrivare a scrivere. Credevo fosse mancanza di ispirazione. Così ho cercato, come già detto, manuali di scrittura. Insomma, non voglio dare l’impressione di non saper mettere per iscritto qualcosa che mi racconti o mi rappresenti. Il problema è solo quello di dare un ordine alle idee. Come se fosse cosa facile poi. L’unica è provare a rinunciare a pretese stilistiche e partire proprio dall’inizio. Mi perdonerete se casco in pieno tra le righe di un tema infantile. Spero solo di ricambiare la vostra attenzione e la vostra pazienza regalandovi davvero qualcosa di onesto e sincero. Qualcosa che, per quanto storta, malriuscita, incasinata e perennemente folle, è pur sempre la mia vita. Un altro consiglio che mi hanno dato per elaborare questo racconto di me stessa è quello di cucire insieme episodi significativi o momenti salienti del percorso che mi ha condotto fino ad oggi, fino al momento di pausa che mi sono imposta per riflettere e provare, come direbbe il mio piccolo fratellino, a “svoltare”. Mio fratello in effetti potrebbe essere un buon punto di partenza. Alessandro Testa. Sedici anni. Giovane campione di nuoto, seppur per la sola insistenza di nostro padre, che ha scoperto col tempo un’unica passione a cui dedicare le sue interminabili giornate adolescenziali: l’informatica. Per sua fortuna una passione diciamo così, tardiva, che gli ha permesso almeno di non avere quell’aria da nerd tipica di chi sa solo smanettare su una tastiera da computer. Il nuoto lo ha aiutato a sviluppare un bel fisico. Papà e mamma hanno fatto il loro dovere cromosomico e, così come per me (lo dico senza falsa modestia), son riusciti a dar vita ad un ragazzino davvero molto bello: ricci neri e folti, spalle larghe, viso che si illumina con un sorriso contagioso. Sono molto affezionata ad Alessandro. E nel parlare di lui credo traspaia anche un certo orgoglio. Sensazione che non può certo scomparire solo perché oggi è in misura cautelare. Costretto in casa da una “messa alla prova” giudiziaria alternativa al carcere. È riuscito a clonare una serie di carte di credito con le quali ha fatto per mesi spese folli su vari siti pornografici. Non avrei mai immaginato che i pomeriggi chiusi in camera sua fossero allietati dalla visione di simile materiale. Lo immaginavo immerso in codici html o intento a scoprire le architetture di qualche linguaggio informatico, mentre lui usava la sua intelligenza per arrivare a guardare donne nude farsi orinare addosso da un gruppo di recuperati chissà come tra i bassi fondi di qualche città nord americana. So per certo i contenuti di ciò che amava guardare perché sono stata la prima a trovare quel materiale sul suo computer. Avevo bisogno di scrivere una lettera. Ero a casa dei miei, lui non c’era e…insomma, ho acceso il suo computer. Ho dovuto rovistare un po’ in giro a caccia di appunti su cui recuperare la password, ma poi mi sono ricordata, da buona sorella, dell’affetto che anche lui nutriva per il mio cane. Sono stata un po’ indelicata a ficcare il naso tra le sue cose in quel modo, ma converrete con me che usare Spasso come chiave di accesso ad uno sterminato archivio pornografico ha i suoi lati ironici. Ora per un anno non potrà usare il computer. Dovrà essere a casa tutti i giorni prima delle nove di sera e dovrà svolgere una attività di riparazione sociale: addetto allo stoccaggio di materiali vari da donare ai poveri per conto della Croce Rossa. Non vi dico la tragedia che ne ha fatto mia madre. Già, altro personaggio di spicco a cui non potrò non dedicare che grande spazio in questo mio racconto.Elena Testa