Invece Ughino un pochino ci soffre. E si agita quando la maestra lo sgrida, e si vergogna. E allora cerca di essere preciso e irreprensibile per il resto della giornata. Ma questo lo rallenta, perché deve fare tutto con massima cura.E così si distrae, perché pensa a temperare per bene la matita, affinché tutto sia perfetto, e a riporre la gomma per non essere disordinato. E invece la maestra lo riprende di nuovo, perché è lento.E lui, Ughino, ancora un po’ si vergogna e ripensa alle parole e allo sguardo della vecchia maestra. Che lo addita e lo fa sentire diverso. Forse lei vuole proprio farlo sentire diverso. Forse vuole che capisca che essere in ritardo è essere diverso, mentre essere puntuale è giusto e uguale.Ed è così che succede un guaio. Perché per non incontrare lo sguardo arcigno, per temperare a puntino la punta della matita, Ughino una volta si perde. Si perde a guardare la punta. Quanto è appuntita questa punta. Ma in che punto finirà la punta puntissima infinitamente puntuta di una matita ben temperata? Si potrà appuntire una punta all’infinito? Si potrà appuntare l’infinito su una matita?Ed è così che Ughino non riesce a rispondere alla domanda della maestra, su quali siano i mesi di trentuno.
E la maestra convoca i genitori. E dice loro che così non va, il bambino.
Isolaria Pacifico
@isopaci