Lei ha uno scarto, quasi un brivido. Tace. Il lenzuolo trema sopra di lei. Il vetro non si è rotto. Lei pensa a qualcosa di rotto dentro. Frantumato. Anche spezzato. Un contatto leggero sarebbe stato sufficiente. Forse è per via di tutte quell’elettricità che il temporale si porta appresso. Pensa di nuovo. Non un pensiero di routine. Un pensiero nuovo disorientante: mi piace stare qui mentre a sette metri da me piove e Lui è così vicino. Questo non l’ha imparato. Lo sente. Per la prima volta. Ritorna l’energia.Lui si alza va verso la parete, guarda al centro il piccolo punto blu illuminato, chiude due volte gli occhi e resta fermo mentre l’intera parete si illumina.- Sono l’assistente 242, di che cosa hai bisogno? Ha quello che si dovrebbe definire un sorrisol’immagine di donna sulla parete. L’inclinazione del capo però significa anche rimprovero. L’assistente conosce il caso ma la chiamata non era attesa così presto. L’assistito ha dei problemi non previsti.- Sì,vorrei saperequalcosa di Lei. Soprattutto cosa veramente la scuote, cosa l’accende.- Fai troppe domande. Il prodotto è semplice, viene da una regione desertica del pianeta, ancora povera, anche in termini comunicativi, e le fai troppe domande. D’altra parte il prezzo era quello che hai accettato.Lui si gira verso il letto, guarda la forma del corpo di lei coperta dal lenzuolo e chiede:- Ma Lei non ci sente adesso?- No. È stata addestrata a non sentirci.Lei invece sotto il lenzuolo sente e il lubrificante degli occhi le bagna le guance.Lui vede il lenzuolo bagnarsi in corrispondenza del capo e sta per lamentarsi di questa perdita. Si ferma come aveva fatto prima. Adesso però ha un dubbio vero. E se fossero lacrime? Lacrime vere? Sarebbe davvero una cosa speciale. Spegne lo schermo si appoggia all’armadietto che sta a sinistra della parete e lo spinge davanti al foro blu. Nessuno deve vedere, è ragionevole. Si avvicina al letto, si china verso la parte dove giace lei, solleva delicatamente il lenzuolo e la guarda. I seni piccoli color ebano lo colpiscono subito e i capelli corti ricci e po’ spettinati. Segue il suo corpo sino alle gambe, prosegue verso le ginocchia. Le prende la mano. Lei inizia a tremare, meccanicamente piega le ginocchia. È la seconda volta che succede. Lei ricorda che non dovrebbe. Poi lo guarda. Vede. La faccia di metacrilato con i due fori per il sistema di visione.“È morbida”, pensa Lei e allunga la mano aperta verso l’androide. Sorridendo pensa“anche tu hai bisogno di una carezza, non solo io”.Gigi Baradello
Svolgimento
- Ti posso amare?- nonlo so- Te l’avevo già detto?- no- Perché dici sempre no?- non è vero- Mi stai prendendo in giro?- noFuori sta piovendo. Il vento improvviso muove con violenza la finestra e la chiude. Tutti e due pensano. Lei immagina il vetro della finestra che si frantuma, chiude gli occhi e tira su il lenzuolo per evitare le schegge. Lui cerca di ricordare il momento esatto in cui l’ha aperta e l’ha lasciata socchiusa, e il motivo per cui s’è interrotto e non ha completato l’azione. Il vetro non si rompe e il vento riapre la porta verso la pioggia, più di prima.Un lampo bianco per via dei muri sfrigola su ogni oggetto. Per un secondo tutto diventa enorme. Il tuono segue quasi immediato: uno schianto che fa buio. Letteralmente. Manca la corrente. Lei non può vedere gli occhi di lui, era già sotto il lenzuolo, non vuole nemmeno. Lui non solleva il lenzuolo per guardarla, allunga la mano a memoria e segue a curva, piano, sopra, la sua forma intuita.S’interrompe un attimo prima di toccare il lenzuolo che la copre. Poggia la mano ma poi si ferma, non sa dove.Vibra ancora il letto quando lui chiede:- Non è mai stato così vicino?- ho pochi ricordi come questo- Sei sempre così attenta ai tuoi ricordi?- mi hanno insegnato a proteggerti da loro.Lui è deluso, non è la risposta giusta, è vera, non ha fantasia, non mente come sarebbe giusto. Ha provato ad accenderla con tutte le domande che pensava potessero servire. Lei ha sempre risposto. Mai un silenzio, mai un’altra domanda.
Lei ha uno scarto, quasi un brivido. Tace. Il lenzuolo trema sopra di lei. Il vetro non si è rotto. Lei pensa a qualcosa di rotto dentro. Frantumato. Anche spezzato. Un contatto leggero sarebbe stato sufficiente. Forse è per via di tutte quell’elettricità che il temporale si porta appresso. Pensa di nuovo. Non un pensiero di routine. Un pensiero nuovo disorientante: mi piace stare qui mentre a sette metri da me piove e Lui è così vicino. Questo non l’ha imparato. Lo sente. Per la prima volta. Ritorna l’energia.Lui si alza va verso la parete, guarda al centro il piccolo punto blu illuminato, chiude due volte gli occhi e resta fermo mentre l’intera parete si illumina.- Sono l’assistente 242, di che cosa hai bisogno? Ha quello che si dovrebbe definire un sorrisol’immagine di donna sulla parete. L’inclinazione del capo però significa anche rimprovero. L’assistente conosce il caso ma la chiamata non era attesa così presto. L’assistito ha dei problemi non previsti.- Sì,vorrei saperequalcosa di Lei. Soprattutto cosa veramente la scuote, cosa l’accende.- Fai troppe domande. Il prodotto è semplice, viene da una regione desertica del pianeta, ancora povera, anche in termini comunicativi, e le fai troppe domande. D’altra parte il prezzo era quello che hai accettato.Lui si gira verso il letto, guarda la forma del corpo di lei coperta dal lenzuolo e chiede:- Ma Lei non ci sente adesso?- No. È stata addestrata a non sentirci.Lei invece sotto il lenzuolo sente e il lubrificante degli occhi le bagna le guance.Lui vede il lenzuolo bagnarsi in corrispondenza del capo e sta per lamentarsi di questa perdita. Si ferma come aveva fatto prima. Adesso però ha un dubbio vero. E se fossero lacrime? Lacrime vere? Sarebbe davvero una cosa speciale. Spegne lo schermo si appoggia all’armadietto che sta a sinistra della parete e lo spinge davanti al foro blu. Nessuno deve vedere, è ragionevole. Si avvicina al letto, si china verso la parte dove giace lei, solleva delicatamente il lenzuolo e la guarda. I seni piccoli color ebano lo colpiscono subito e i capelli corti ricci e po’ spettinati. Segue il suo corpo sino alle gambe, prosegue verso le ginocchia. Le prende la mano. Lei inizia a tremare, meccanicamente piega le ginocchia. È la seconda volta che succede. Lei ricorda che non dovrebbe. Poi lo guarda. Vede. La faccia di metacrilato con i due fori per il sistema di visione.“È morbida”, pensa Lei e allunga la mano aperta verso l’androide. Sorridendo pensa“anche tu hai bisogno di una carezza, non solo io”.Gigi Baradello
Lei ha uno scarto, quasi un brivido. Tace. Il lenzuolo trema sopra di lei. Il vetro non si è rotto. Lei pensa a qualcosa di rotto dentro. Frantumato. Anche spezzato. Un contatto leggero sarebbe stato sufficiente. Forse è per via di tutte quell’elettricità che il temporale si porta appresso. Pensa di nuovo. Non un pensiero di routine. Un pensiero nuovo disorientante: mi piace stare qui mentre a sette metri da me piove e Lui è così vicino. Questo non l’ha imparato. Lo sente. Per la prima volta. Ritorna l’energia.Lui si alza va verso la parete, guarda al centro il piccolo punto blu illuminato, chiude due volte gli occhi e resta fermo mentre l’intera parete si illumina.- Sono l’assistente 242, di che cosa hai bisogno? Ha quello che si dovrebbe definire un sorrisol’immagine di donna sulla parete. L’inclinazione del capo però significa anche rimprovero. L’assistente conosce il caso ma la chiamata non era attesa così presto. L’assistito ha dei problemi non previsti.- Sì,vorrei saperequalcosa di Lei. Soprattutto cosa veramente la scuote, cosa l’accende.- Fai troppe domande. Il prodotto è semplice, viene da una regione desertica del pianeta, ancora povera, anche in termini comunicativi, e le fai troppe domande. D’altra parte il prezzo era quello che hai accettato.Lui si gira verso il letto, guarda la forma del corpo di lei coperta dal lenzuolo e chiede:- Ma Lei non ci sente adesso?- No. È stata addestrata a non sentirci.Lei invece sotto il lenzuolo sente e il lubrificante degli occhi le bagna le guance.Lui vede il lenzuolo bagnarsi in corrispondenza del capo e sta per lamentarsi di questa perdita. Si ferma come aveva fatto prima. Adesso però ha un dubbio vero. E se fossero lacrime? Lacrime vere? Sarebbe davvero una cosa speciale. Spegne lo schermo si appoggia all’armadietto che sta a sinistra della parete e lo spinge davanti al foro blu. Nessuno deve vedere, è ragionevole. Si avvicina al letto, si china verso la parte dove giace lei, solleva delicatamente il lenzuolo e la guarda. I seni piccoli color ebano lo colpiscono subito e i capelli corti ricci e po’ spettinati. Segue il suo corpo sino alle gambe, prosegue verso le ginocchia. Le prende la mano. Lei inizia a tremare, meccanicamente piega le ginocchia. È la seconda volta che succede. Lei ricorda che non dovrebbe. Poi lo guarda. Vede. La faccia di metacrilato con i due fori per il sistema di visione.“È morbida”, pensa Lei e allunga la mano aperta verso l’androide. Sorridendo pensa“anche tu hai bisogno di una carezza, non solo io”.Gigi Baradello