Se l’esperienza canadese potrebbe non ripetersi negli Usa a maggior ragione è difficile pensare che avrà gli stessi effetti nel vecchio continente.
Secondo Miller al momento «Ogni dichiarazione di disaccordo sul matrimonio per le persone dello stesso sesso è quindi considerata una manifestazione di odio verso una minoranza sessuale». Bisogna rilevare che questo aspetto attiene la sfera culturale e non giuridica. Ciascuno potrà interpretare il parere sfavorevole verso il matrimonio omosessuale come frutto di omofobia oppure come il frutto di un pacato ragionamento. È necessario far presente che fintanto che dal mondo cattolico si paragonerà il matrimonio omosessuale alla pedofilia, si assoceranno gli omosessuali ai nazisti, saranno considerati “disturbati” i figli dei gay e da parte della dottrina cattolico verrà ritenuto legittimo addirittura non concedere in affitto una casa agli omosessuali, è difficile che il dibattito sul matrimonio omosessuale possa uscire dalla contrapposizione esistente.
Quali sono stati i “tremendi effetti” sui diritti civili nell’istituire il matrimonio omosessuale? Secondo Miller ai commissari dello Stato civile è stato rifiutato «il diritto all’obiezione di coscienza» nell’astenersi dal celebrare i matrimoni omosessuali mentre «organizzazioni religiose, come i Cavalieri di Colombo, sono state multate per essersi rifiutate di affittare le loro strutture per le celebrazioni di matrimoni omosessuali»: tutto ciò «violando la loro libertà di coscienza» secondo Benedetta Frigerio.
In Europa ci sono stati orientamenti diversi: in Spagna questa opzione non è stata riconosciuta, in Olanda per ora è riconosciuta così come in Danimarca mentre le strutture ricettive che si sono rifiutate di ospitare coppie omosessuali sono state condannate.
Tutto questo ci pone un quesito: se un ufficiale dello Stato civile dovesse essere libero di non celebrare un matrimonio omosessuale in base alla sua “libertà di coscienza”, sarebbe garantito allo stesso modo il diritto di non celebrare un matrimonio eterosessuale oppure un matrimonio di stranieri? Una struttura ricettiva potrebbe rifiutarsi di ospitare una coppia sposata in Chiesa? In questi casi si parlerebbe di rispetto della libertà di coscienza o di discriminazione religiosa?
Secondo Miller «Molti di coloro che hanno continuato a esprimere il loro dissenso sono stati sottoposti ad indagini da commissioni dei diritti dell’uomo e (in alcuni casi) processi dinanzi ai tribunali dei diritti umani» mentre «un vescovo cattolico è stato denunciato due volte per alcune opinioni espresse in una lettera pastorale sulla famiglia». A rischio anche «persone che scrivono lettere ai direttori dei giornali locali, ministri di piccole congregazioni di cristiani» e gli insegnanti che non possono fare dichiarazioni contrarie al matrimonio omosessuale.
In mancanza di riferimenti specifici è difficile capire a cosa si riferisca il professore di Princeton e molto spesso ad essere stigmatizzate non sono le posizioni sul matrimonio omosessuale ma sull’omosessualità in genere. Pensando all’Italia, è facile rilevare che l’approvazione di leggi come sull’aborto ed il divorzio non ha mai impedito che gruppi o individui esprimessero in privato o in pubblico la loro contrarietà a queste norme.
Il matrimonio omosessuale avrebbe intaccato anche i diritti dei genitori in materia di istruzione pubblica perché non possono opporsi al fatto che i loro figli abbiano programmi di studio «permeati da riferimenti positivi al matrimonio omosessuale». Evidentemente compito della scuola è anche l’insegnamento del rispetto per allontanare ogni genere di fondamentalismo e creare cittadini tolleranti. Infatti in Canada, come scrive Miller, tali programmi sono stati adottati per «prevenire il bullismo (e) promuovere l’accettazione di giovani gay e lesbiche e figli di famiglie dello stesso sesso».
Ad ogni modo nello stesso studio si rileva che «il clero e le case di culto sono apparse in gran parte immuni dalla coercizione a giustificare o eseguire i matrimoni omosessuali» smentendo in questo modo chi sostiene che dall’introduzione del matrimonio per le coppie dello stesso sesso si attenterebbe alla libertà religiosa.
Nonostante Benedetta Frigerio scriva che «i sostenitori della poligamia in Canada esultano, perché con l’introduzione del matrimonio omosessuale “non ci sono più le basi giuridiche per negare la poligamia”», lo stesso Miller rileva che «il divieto penale della poligamia è stato confermato» ed «una società che istituzionalizza il matrimonio omosessuale non deve necessariamente istituzionalizzare la poligamia»: infatti sarebbe proprio il matrimonio omosessuale a sbarrare la strada ad altri tipi di unioni come la poligamia e la poliandria.
Come scritto, Miller stesso ha rilevato che il caso canadese non necessariamente è applicabile in altre società. Senza guardare alla lontana Canada, nella più vicina e simile Europa il matrimonio omosessuale è una realtà dal 2001 nei Paesi Bassi, dal 2003 in Belgio, dal 2005 in Spagna, dal 2008 in Svezia e Norvegia, dal 2010 in Portogallo e Islanda e dal 2012 in Danimarca.
A vigilare sulle “discriminazioni religiose” nei confronti dei cristiani è attiva Oidce (Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa), una Ong di ispirazione cattolica che ogni anno pubblica un rapporto (molto opinabile) sulle “persecuzioni cristiane in Europa”. Consultando il database dell’organizzazione sono riportati solo due casi di “discriminazione religiosa” collegati al matrimonio omosessuale: il primo riguarda la proposta (non ancora approvata) del partito liberale olandese Vvd di proibire l’obiezione di coscienza per gli ufficiali dello stato civile che devono registrare i matrimoni di unioni dello stesso sesso mentre sulla stessa materia in Spagna il diritto all’”obiezione di coscienza” è stato respinto.
Insomma considerando le realtà dei nostri “vicini di casa” europei, i cattolici possono essere tranquilli che il matrimonio omosessuale non produce effetti sociali tanto apocalittici come spesso viene paventato.
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