Una bambina di otto anni figlia di una coppia lesbica ha preso carta e penna ed ha scritto a David Jones: «Sono stato educata benissimo … si può essere educati da chiunque ti ami e si prenda cura di te e si assicuri che tu sia felice. Quello che lei stava facendo era dire che (le mie madri, ndr) non mi possono educare perché sono lesbiche, e questo non è giusto. Io sto perfettamente bene. Mi fa molto arrabbiare. Questo è il motivo per cui ho scritto la lettera».
Tempi.it ha riportato questa storia citando anche il pensiero delle madri della bambina: «Le persone che fanno questo tipo di commenti non parlano di idee o di politiche, ma di vere e proprie famiglie con bambini reali e veri sentimenti». L’articolo di Tempi si conclude scrivendo «che (le famiglie gay, ndr) non si fanno problemi a usare i bambini per affermare le proprie idee o politiche».
Se – legittimamente ma non condivisibilmente – si può criticare l’uso di bambini figli di coppie gay che si inseriscono nel dibattito sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso, non bisognerebbe criticare allo stesso modo quando i bambini vengono usati nelle manifestazioni contro il matrimonio gay diventando – alle volte – addirittura testimonial di campagne pubblicitarie come nelle immagini che seguono? Si tratta solo di coerenza.