leggevo, rannicchiata sull’autobus lucca-firenze di Hans Castorp, che si rendeva conto che le aquilegie che vedeva fiorire quando era arrivato al sanatorio erano di nuovo fiorite ed era quindi passato quasi un anno dal suo arrivo. (Thomas Mann, la montagna magica).
quando ero bambina misuravo il mondo in mondiali di calcio.
“nell’86, mi dicevo, avrò undici anni…” e mi pareva una meta lontanissima.
stamani mi sono chiesta: “quanti anni avrò per i 200 anni dell’unificazione italiana?”
“ottantasei… accidenti…”
e per un momento ho avuto il terrore di svegliarmi e ritrovarmi a quell’età pensando: mi pare ieri quando feci il calc0lo sull’autobus lucca-firenze.
per sentirmi meno vecchia ho anche calcolato quanti anni avrò quando ci saranno i 250 anni della rivoluzione francese, io che col mammuth e tutti gli altri ne avevo festeggiato i 200 nel giardino di casa con i lampioncini tricolori a 14 anni.
ricordo anche che il “2000″ mi pareva una meta del futuro, “avrò venticinque anni nel 2000″ pensavo e mi godevo la cifra tonda, vantaggio di chi nasce alle scansioni quartali del secolo, 00, 25, 50 e 75, che sono, non so come mai, sempre ricordate.
e, forse sempre stimolata dalle elucubrazioni febbrili di Hans, che la notte si mette a guardare le stelle, a pensare al tempo circolare e ai Caldei, ho pensato che forse ha ragione lui, forse sono già la vecchia di ottantasei anni e la bambina di undici, la donna di trentasei, la ragazza di sedici, la giovane spaventata di venti, la fuggitiva di trentadue.
forse in me ci sono tutte, tutte le me di allora e di domani, che si parlano, chissà dove si incontrano e si raccontano.
ora, scusate, poso il fiasco.