Stiamo raccogliendo molte testimonianze in Egitto grazie al nostro inviato speciale, che ha permesso ai nostri lettori di prendere coscienza dell’attuale situazione in divenire al Cairo.
Noi con il nostro modesto servizio on line cerchiamo di divulgare le notizie che ciprovengono direttamente dalla terra egizia, in quanto crediamo che questo lavoro, nel suo piccolo, potrà portare un importante contributo non soltanto all’Egitto, ma a tutti coloro che vorranno approcciarsi ad esso, anche grazie al nostro sito.
Padre Luciano cambogiano in Egitto
Le nostre interviste continuano. Abbiamo incontrato Padre Luciano, cambogiano,per avere una visione sulla rivoluzione di Piazza Tahrir.
Padre Luciano lei è una figura di spicco qui al Cairo, tutti la conoscono, si può dire che è stato ed è un grande personaggio. Oggi dopo la rivoluzione di Piazza Tahrir, come vede questa situazione?
L’Egitto è un paese in via di sviluppo in cui per il 90% vivono egiziani mentre gli altri sono stranieri. Qui abbiamo delle risorse importanti, come il turismo, il gas, il petrolio, le oasi.Il turismo è uno dei più sviluppati del mondo anche se attualmente è fermo per via dei fatti in corso. La società però si divide tra religione e le divisione di classe, dove, in quest’ultimatroviamo quella ricca che si è appropriata delle risorse, mentre dall’altra parte ci sono i poveri.
E’ un paese che ha visto una crescente corruzione, anche per pochi spiccioli pur di ottenere qualcosa. Ad un certo punto c’è stato un gruppo di persone medio-bassa università che dopo aver visto i fatti accaduti in Tunisia, inevitabilmente hanno preso coscienza dell’attuale situazione del Paese con una “rivoluzione”.
La rivoluzione è fatta di cambiamenti, ma non molti si espongono, in quanto a loro dire si ritengono “saggi”.
Noi parliamo di un movimento che è nato dove ancora esiste il vecchio apparato, ma non si tratta di una rivoluzione violenta in quanto è stata consegnata ai militari.
L’unico elemento che dà dignità alla persona è la componente religiosa.
Non si può parlare di religione come ai tempi del Medio evo italiano, dove bastava poco per essere condannati. Non c’è stata una rivoluzione dove si passa da uno Stato teocratico a quello antropologico, a livello religioso.
Finalmente i giovani hanno capito che sino a questo tempo la religione è stata strumentalizzata, ed è per questo che combattono per la democrazia.
Una democrazia ovvero l’Occidente ovvero Politica, ma la religione non è politica. Se si arriva a capire questo, si può parlare di democrazia altrimenti, no.
Indubbiamente ci saranno dei pensatori che stanno camminando per la strada giusta, ma per il popolo no.
Lei pensa che si arriverà ad un cambiamento reale?
A questa domanda non si può rispondere, però la gente si farà sentire.
Il popolo deve essere guidato sotto l’aspetto politico-sociale, per questo c’è bisogno dei comitati, sia di quartiere e di zona, ma che non vi siano delle riunioni all’interno delle Moschee o all’interno di altre strutture religiose. La religione da un lato, la politica, dall’altra parte come troviamo in Italia.
Non si deve ripetere come a Kebaba dove ci sono stati degli scontri religiosi ed è stato ammazzato un uomo dai sulafiti in quanto volevano attaccare la chiesa.
Questa non è democrazia.
In passato il suo nome ha avuto una grande risonanza, come sono le scuole pubbliche?
Gli insegnanti sono impreparati. E quindi gli studenti sono costretti ad andare a lezioni private. Il Paese ha bisogno di insegnanti preparati sul piano della didattica.
Li ha aperto una Fondazione qui al Cairo. Di cosa si occupa?
La mia fondazione si chiama civilizzazione di Saccara, come obiettivo ha lo scambio religioso tra adulti, basato sullo spirito di fraternità, quello che tutti dovrebbero sentire.
Padre Luciano la ringraziamo per questa intervista
L’inviato Cleolu