La cerimonia è nel suo clou, la chiesa piccola ma gremita è un tripudio di colori, lo spagnolo rosso, l'elegante blu, il capostipite nero, qualche azzardata fantasia tropicale e ovviamente il bianco sposa.
Noi in fondo alla navata attendiamo un cenno della mano.
"Non osi separare l'uomo ciò che Dio ha unito".
Nel libero corridoio centrale, lungo quel tanto che basta da far sembrare l'altare dall'altra parte del mondo, due scarpine n. 26 avanzano lentamente. Le braccia protette in avanti sorreggono un bianco cuscino con i pegni dell'amore fermati da due fiocchetti rosa e azzurro. Un passo, poi un altro e un altro ancora, lo sguardo fiero e deciso punta laggiù, dove sa di dover arrivare. Tutti ammirano mentre io conto i passi 4,5 6, ....14, 15, 16. Un sorriso e compie il suo dovere :"il lavoretto del cuscino" come lo aveva battezzato poco prima. Poi orgoglioso, sorridente e di sicuro più rilassato, torna indietro con la stessa calma e in più un applauso a fargli compagnia. In fondo alla navata, il Principe si abbassa e lui con un balzo è tra le sue braccia. La bocca non parla ma lo sguardo sì. Io strizzo gli occhi per non piangere, e intorno a me i complimenti mormorano. Devo uscire, dobbiamo uscire. Lo devo abbracciare, baciare e stringere, devo dar sfogo a tutto il mio essere mamma, anche agli aspetti più ridicoli, di quelli che ti rendono orgogliosa perché mentre tuo figlio stava portando le fedi a un matrimonio, tu lo vedevi partecipare a una missione per salvare il mondo. I successivi minuti sono confusi e nebulosi. Che cosa ho detto? Che cosa ha risposto? Sorrideva? Piangevo? C'era tenerezza o pietà a guardarci? Non lo so...ma tornando verso la macchina lui ha iniziato a canticchiare un ritornello ed io ho pensato: "Un giorno bellissimo comincia da un battito, le ciglia si aprono e davanti agli occhi questo spettacolo è tutto da vivere...."
Questo è quello che ricordo. "E il resto della giornata?"
No, il resto no. Me lo voglio dimenticare!!!! ;-))))