TENNIS - Bilancio del 2011 dei giocatori italiani: il ritorno di SEPPI, il limbo di FOGNINI, l'inferno di BOLELLI. Aspettando il grande salto...
Creato il 28 dicembre 2011 da AndreakurAndreas SEPPI: voto 7.5. Sul veloce e sull’erba è senz’altro il miglior italiano. In estate è il primo azzurro di sempre ad imporsi sul tappeto verde e lo fa ad Eastbourne su Tipsarevic, poi un calo fisico prima di riprendersi a fine stagione quando indoor vince il challenger belga di Mons e brilla a Parigi Bercy, battendo Almagro e Davydenko e e giocando bene contro Tsonga. Il che gli vale di nuovo lo scettro di numero 1 d’Italia, il 38 del mondo, e la (speriamo) futura convocazione in Coppa Davis, dove si giocherà appunto indoor ad Ostrava contro la Repubblica Ceca di Berdych. Delude abbastanza però negli Slam il cui approccio mentale forse non è dei migliori.
Alessandro GIANNESSI: voto 7. E’ il volto nuovo del tennis italiano. Ventuno anni, mancino col rovescio bimane, lo spezzino in un anno solare passa dal numero 499 al 135 e lo fa in silenzio e con santa abnegazione, facendo tutta la trafila (futures, challenger e ATP Tour) fino a uscire dai ranghi in quel di Bucarest. Il 2012 però deve essere l’anno della conferma su certi livelli.
Flavio CIPOLLA: voto 7-. Il romano dal gioco morbido e dalla corsa sfrenata ha fatto passi da gigante. Colpito dalla stessa maturazione anagrafica della Vinci, chiude l’anno al n. 75 (partendo dal 212) in virtù di ottimi piazzamenti in challenger di buon livello, passando le qualificazioni a tre dei quattro Slam (all’appello manca solo Parigi) e sconfiggendo Roddick a Madrid e Dolgopolov a Pechino. E’ positiva la sua attitudine sia alla terra rossa che alle superfici veloci, indoor e outdoor.
Filippo VOLANDRI: voto 7=. Uno che, non più giovanissimo, riesce a risalire la china (dal numero 215 delle classifiche mondiali al 69) senza sprofondare e con tantissima umiltà, merita un plauso particolare. Certo, si ritrova a livello di Challenger ma lì deve vedersela con gente poco più che maggiorenne e agguerritissima, e se non si ha una preparazione psicofisica ottimale, ci vuole un attimo a perdere la trebisonda. Vederlo ancora protagonista nell'ATP Tour è una speranzella che ancora nutriamo.
Potito STARACE: Voto 6.5. In Davis è una garanzia, in singolare ha vinto 15 partite su 16 perdendo solo da Federer (è pur vero che ha incontrato certi accrocchi di giocatori…). Ha fatto un buon match nello spareggio col Cile contro Capdeville, quindi in trasferta, col pubblico caciarone contro e su un campo assai veloce, tutte condizioni che non lo aiutavano. Invece ha portato il punto dell'1-0 spianando la strada alla risalita in serie A di Davis. Per il resto, ha perso la quarta finale in carriera, a Casablanca, è andato incontro ad alti e bassi (troppi 16 primi turni!) ma a Roma, dopo aver battuto due top-20 come Dolgopolov e Troicki, si è schiantato contro Murray, non capendoci nulla. Enorme la differenza in velocità di esecuzione e di tocco. Ha 30 anni il campano, è numero 56, ma resta l’impressione che avremmo potuto divertirci di più con lui, malgrado i miglioramenti in doppio lo abbiamo portato al numero 65 del ranking di specialità.
Daniele BRACCIALI: Voto 6+. E’ l’unico vero doppista in circolazione in Italia vincendo 3 tornei su 5 finali e con avversari diversi, fino ad arrivare al 30 della classifica mondiale. Ha 33 anni l’aretino, peraltro ha subito un intervento alla spalla, ma nei colpi di volo è sempre ben piazzato. In Davis è usato male; sempre convocato ma non sempre utilizzato. Eppure è l’unico doppista di professione.
Corrado BARAZZUTTI: voto 6-. E’ facile fare il Capitano quando in squadra si ha Pennetta e Schiavone, due top-ten, più difficile quando si devono gestire numeri 40 e 50. La squadra azzurra maschile ritorna nel gotha del tennis mondiale dopo 11 anni di purgatorio (10 di B e 1 di C) e non si può dire grazie a lui, visto che “Barazza” è stato sempre presente in questi anni di calvario tennistico, sbagliando spesso formazione (per lo più in doppio) e gestendo con sufficienza il caso Seppi (che serviva come il pane, visto che in squadra non c’è un Nadal o un Federer che fa la differenza). Insomma, non ci pare un Capitano in grado di cambiare gli eventi di un match.
Fabio FOGNINI: voto 6=. Ancora un altro anno senza continuità (e le stagioni passano…), con un numero 48 del ranking che lo tiene nel limbo tra coloro che son sospesi. Al Roland Garros, rotto o non rotto, vince in maniera stoica il suo ottavo di finale contro l’incredulo iberico Montanes e peccato non aver giocato dopo il quarto contro Djokovic. E’ il suo acuto principale in singolare, dopo vengono le semifinali sulla terra di Umago e Santiago (lasciamo stare, per contegno, i 17 primi turni…) mentre in doppio con Bolelli arriva piuttosto incredibilmente ad un passo dalla finale degli US Open e in semifinale a Roma. E’ comunque un po’ pochino...
Simone BOLELLI: voto 5+. Tutti aspettano la sua maturazione che ancora non arriva. In singolare resta dietro i primi 130. Come lucky loser fa un discreto Wimbledon (terzo turno), invece al Roland Garros passa le quali per arenarsi al secondo turno contro Murray. Per il resto dodici primi turni e dodici secondi turni. Si scopre invece doppista issandosi al gradino numero 39: con Fognini semifinale agli US Open, semifinale a Roma e vittoria a Umago, con l’argentino Zeballos vince a Monaco di Baviera. Il che dovrebbe giovargli in singolare.
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