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Tennis: intervista esclusiva con Davide Sanguinetti, a Torino per trasferire passione

Creato il 12 settembre 2014 da Sportduepuntozero
tennis - davide sanguinetti

foto M. Celani

Davide Sanguinetti sarà supervisor della Young Tennis School dei Ronchiverdi Torino, in piena sinergia con lo staff dei maestri nazionali FIT del centro, capeggiato dal responsabile Stefano Bertone. Domani e domenica, poi, stage promozionale riservato agli under 18, del circolo e non, ed assaggio dei suoi metodi d’insegnamento. Una collaborazione nata lo scorso luglio, in occasione dello stage organizzato nel centro torinese grazie alla capacità promozionale già dimostrata in passato e ribadita dal Tennis College Lucania, che rappresenta per questo tipo di eventi il tennista spezzino in passato numero 42 del ranking mondiale. Quale il ruolo odierno di Davide Sanguinetti nel tennis?: “La passione per questo sport mi ha sempre animato e continua a farlo. Un po’ come quando da piccolino cercavo compagni di gioco e non trovandoli sempre mi allenavo al muro. Ore ed ore che mi sono servite. Voglio trasferire questa passione ai più giovani e per questo mi piace lavorare nelle scuole tennis. In particolare quando trovo persone disposte a confrontarsi con il sottoscritto ed operare un percorso comune di crescita”.

Quali sono le caratteristiche che Davide Sanguinetti vuole inculcare nei giovani tennisti?: “La perseveranza ed il porsi obiettivi, da raggiungere step by step. Un po’ come ho fatto io in carriera. Erano obiettivi alti e non affermo di averli raggiunti in toto ma certo ho dato sempre il massimo per farlo”. Un Sanguinetti che è stato nel post-agonismo anche coach di professionisti, l’ultimo il giapponese Soeda che da numero 250 Atp è salito al best ranking di numero 47: “Una crescita indubbia e gratificante per entrambi. Ora il rapporto si è risolto”.

Quali invece gli obiettivi della Young Tennis School dei Ronchiverdi Torino: “Grazie alla maggior apertura della dirigenza del centro – afferma Stefano Bertone – possiamo puntare allo sviluppo di un discorso agonistico. Si parte dal settore della formazione per arrivare a quello della competizione”. “Ho chiesto ai maestri – interviene Davide Sanguinetti – di informarmi attraverso report costanti dello sviluppo dei lavori, che peraltro seguirò personalmente anche perché risiedo a Montecarlo e in poco meno di tre ore potrò essere presente anche fisicamente al circolo”.

Cosa ti colpisce di più in un giovane allievo?: “La voglia di giocare. Se trovi il soggetto che non vuole mai uscire dal campo, quello che farebbe carte false per giocare con chiunque, puoi dire di essere davanti ad un potenziale giocatore. Poi vengono la tecnica, l’aspetto mentale, la preparazione fisica”. Tutti aspetti che verranno maggiormente curati nella nuova versione della Young Tennis School dei Ronchiverdi. Ghiotta l’occasione per chiedere al campione nato a Viareggio 42 anni fa quali sono state le conquiste più belle della sua carriera?: “Per la serie “la prima non si scorda mai”, il titolo Atp conquistato nel torneo indoor di Milano, con tanto di finale vinta contro il campione uscente Roger Federer. Nello stesso anno il secondo titolo Atp, arrivato a Delray Beach in finale contro Roddick”.

Tanto per soffermarsi sul fatto che Davide Sanguinetti è stato il giocatore italiano che ha superato in carriera più numeri 1 del mondo. Oltre ai già citati aggiungiamo, supportati nella cronistoria dal suo agente Giuseppe Lucania, Marat Safin, Evgeny Kafelnikov, Juan Carlos Ferrero, Carlos Moya, Marcelo Rios, Novak Djokovic. Ne mancano pochi all’appello e ci spingiamo oltre. E Stefan Edberg?: “Sono arrivato al match point contro lo svedese – ricorda il campione azzurro – sul rosso di Nizza. Alcune settimane dopo, nel deserto di Indian Wells, conducevo 5-4 nel terzo set. Fu un episodio inedito a determinare un mutamento di rotta di quell’incontro. Edberg ad un cambio campo si sedette accanto a me e girandomi mi ritrovai fianco a fianco con lui. Faceva talmente caldo che non si rese conto di non essere nella panchina giusta. Ridemmo entrambi ma la tensione calò e forse anche per quello cedetti negli ultimi game. Fu lui a passare il turno per 7-5 al terzo”.

Un insegnamento targato Sanguinetti: “Lavorare e mai demordere. Prima o poi i risultati arrivano. Senza saccenza posso garantirlo”. Personaggio schietto e pulito anche quando parla di doping e scommesse: “Sono il male maggiore del nostro sport. Sarei molto più rigido nelle sanzioni anche perché spesso le riduzioni di squalifica si basano su tesi che dovrebbero far ridere i giudici piuttosto che indurli alla clemenza. Paradossalmente davanti a controsentenze di questo tipo sarebbe “meglio” liberalizzarlo”. E ora in campo a monitorare i ragazzi per capire dove e come lavorare. La stagione è appena iniziata.


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