28enne tra qualche giorno, Lisa Sabino ha intrapreso il tennis da bambina, con il papà nella sua città natale, Mendrisio. All’età di 11 anni si trasferì a Como e lì frequentò le scuole superiori e l’università, crescendo tennisticamente con il mito di Steffi Graf: “negli anni ’90 era la numero 1 e la guardavo spesso in televisione. Ho un gioco diverso ma ho cercato di “prendere a prestito” qualcosa, tipo il rovescio in back”. Il gioco della ragazza svizzera è vario, fatto di una prima di servizio potente, un dritto solido e un rovescio a due mani; e ogni tanto c’è spazio per una discesa a rete o per una smorzata, elementi non comuni nel panorama tennistico degli ultimi tempi, specialmente in quello femminile.
“A 22 anni tornai a casa e ripresi a giocare per il mio paese” prosegue Lisa, che trascorse la carriera giovanile con i colori azzurri dell’Italia, “ma per qualche anno ho militato in A1 con le Pleiadi di Moncalieri”. E dopo una partecipazione al Roland Garros juniores, “sono sempre rimasta nel circuito dei 10.000 e dei 25.000 $, con qualche apparizione dei 100.000. Purtroppo in ogni stagione ho patito qualche infortunio che non mi ha permesso di darà continuità al mio rendimento e questi tornei sono l’unica strada per giocare un buon numero di partite. D’altronde sono un po’ il “limbo” dei tennisti, sicuramente sono di alto livello ma per arrivare al top bisogna compiere un ultimo passo”.
Il salto di qualità è nei sogni e negli obiettivi di Lisa Sabino, attualmente numero 537 della classifica WTA ma giunta a ridosso delle prime 300 giocatrici del mondo a fine 2008: “mi piacerebbe tornare intorno al mio best ranking e perché no, migliorarlo; a quel punto partecipare a tornei più importanti non sarebbe un miraggio”.