“Teoria Gender”: che cos’è

Creato il 01 marzo 2015 da Alby87

Ultimamente si sente parlare relativamente spesso della "teoria gender". Se ne sente parlare, in realtà, praticamente solo in ambienti cattolici (verificatelo: se cercate su google "teoria gender" trovate solo siti cattolici, e un paio di siti LGBT che la citano solo per dire che non esiste), e solo per avversare la suddetta "teoria", che viene generalmente descritta come "la teoria secondo la quale l'identità sessuale si sceglie".

Ora, ol primo chiarimento da fare a riguardo è che la suddetta teoria non esiste. È una creatura di laboratorio costruita dai comunicatori di matrice cattolica integralista. Come scrive appropriatamente Marco Mori per Arcigay Milano,

La teoria del gender così come viene "profetizzata" e diffusa da media prevalentemente cattolici non esiste. È una semplificazione pacchiana e scorretta di un campo vastissimo di studi. È un "mostro linguistico" di facile impatto e facile memorizzazione. [...] NON ESISTE quindi una "teoria del gender", come esiste il dogma presso altre istituzioni che invece impongono una visione della verità (della vita e della via).... esiste semmai un vasto campo di studi sul genere (sul maschile, sul femminile, sull'identità, sui ruoli etc..) che spazia quindi da psicologia, antropologia, sociologia, storia, studi post coloniali, critica letteraria, filosofia (anche teologia, ovviamente protestante riformata). Esistono diverse speculazioni teoriche, diverse riflessioni, alcune in netto contrasto tra loro. Non esistono dogmi e verità, esiste invece un acceso (e salutare) dibattito.

E mi pare che più chiari di così non si potesse essere.

Allora di che si discute? Di cosa parlano questi siti cattolici quando parlano di "teoria gender"?

Apparentemente del nulla, visto che una teoria gender non esiste, ma al massimo esistono molte teorie gender. Tuttavia sento già alcuni dei miei lettori o potenziali lettori innervosirsi ... dovranno sentirsi più o meno come mi sento io quando leggo le sottili o meno sottili distinzioni fra filosofie antispeciste: dall'alto di una conoscenza abbastanza approfondita della filosofia antispecista, mi sento di poter identificare la radice comune di un po' tutte le filosofie di quella matrice, e da lì mi vien naturale dire "sì, mi fate 'ste distinzioni fra Singer e Derrida a salcazzochì, ma alla fine è tutta la stessa pappa."

Be', io posso dire una cosa così perché so di cosa stanno parlando. Ma il mio potenziale lettore probabilmente non sa di cosa parlo quando parlo di studi di genere, perché non ha mai approfondito l'argomento oppure ha letto solo siti cattolici a riguardo, che è peggio di non aver letto niente. Quindi sono fiducioso di potervi far notare distinzioni cui prima non avevate fatto caso e che possono essere importanti.

Ma soprattutto, posso farvi notare qual è la vera cosa che hanno in comune tutte le teorie sul genere odierne, e che non stanno bene a certi cattolici particolarmente reazionari.

Partiamo da principio (tranquilli, non ci vorrà molto): cos'è una teoria? Sostanzialmente è una spiegazione delle nostre osservazioni scientifiche, che dà ragione di tutti i dati osservati e permette anche di prevedere correttamente future osservazioni non ancora effettuate.

Dunque prima di parlare di teorie sul genere, sarà meglio citare alcuni dati di fatto sul genere che non possono onestamente essere messi in discussione, oggidì.

Io dire che i più importanti sono i seguenti:

  • Che statisticamente parlando esistono differenze fra il genere maschile e femminile che correlano con il sesso biologico. Ad es., le donne in media mostrano certe tendenze caratteriali o lavorative più di frequente degli uomini.
  • Che queste tendenze sono almeno in parte determinate culturalmente: basti pensare che fino a pochi decenni fa si pensava che una donna fosse biologicamente inadatta alla politica, oggi sappiamo che quel presunto limite della donna era tutta una costruzione sociale.
  • Che, come tutte le distribuzioni statistiche, anche quelle prese in esame qui rappresentano dei continuum con ampia variabilità; quindi se è vero che una parte molto consistente delle donne magari preferisce fare l'infermiera o l'insegnante delle elementari e/o andare a letto con gli uomini, ciò non toglie l'altro dato di fatto fondamentale: che esiste una parte non trascurabile di esse che preferisce fare il militare e/o andare a letto con altre donne.

Questi sono i dati di fatto. La scienza si preoccupa di dare spiegazione di questi dati di fatto.

I due filoni di studio principali che se ne occupano direi che sono quello sociologico/costruttivista e quello biologico/naturalista. I classici studi di genere, per inclinazione e tradizione, tendono a spiegare i fatti di cui sopra su base prevalentemente sociale, mentre tipicamente i biologi come me tendono a spiegare gli stessi dati di fatto basandosi prevalentemente sulla biologia, dunque sull'evoluzione, sulla genetica, sulle neuroscienze. Sottolineo ancora, come sottolineerò molte volte, che i dati di fatto che citavo sopra non cambiano da una teoria all'altra, ciò che cambia è come li si spiega.

Questo dunque è il dibattito accademico, e si tratta di un sottoproblema del più generale "nature vs nurture", che possiamo tradurre con "biologia contro cultura". Al momento, sulla base di quello che vedo in giro, va più di moda nel mondo scientifico il "nature", ovvero si ritiene, senza escludere il fattore sociale, che l'identità sessuale sia determinata in misura preponderante da fattori biologici.

Il dibattito sostanzialmente è "si è gay o etero o cis o trans per ragioni biologiche" VS "si è gay o etero o cis o trans per ragioni culturali e ambientali". Tutto qui.

Quindi, ora che abbiamo chiarito quale sia il dibattito accademico, vediamo quanto pesa esso sulla politiche dell'istruzione, e quindi sui punti dibattuti dai vari ideologi "anti-gender" come gli piace definirsi.

La risposta è: praticamente niente.

Il pomo della discordia qui è l'educazione alla diversità nelle scuole. Questo progetto educativo, di cui l'Italia ha grandissimo bisogno, prevede che, in maniera commisurata all'età e alla maturità degli scolari, sia spiegata loro l'esistenza della differenza sessuale, in modo da favorirne accettazione e integrazione: dunque sarà spiegato loro che non esistono solo gli eterosessuali cisgender che guidano il camion, ma anche che esistono omosessuali, transessuali e uomini che fanno gli infermieri, e vanno accettati. Si tratta, per inciso, di uno dei pochi progetti seri in corso per combattere seriamente il fenomeno del bullismo omofobico (dire che i gay sono malati di mente che dovrebbero farsi curare e poi aggiungere "ma non si dovrebbe picchiarli comunque!" non è un progetto serio per combattere il bullismo omofobico, è un progetto serio per alimentarlo e dargli anche un alibi).

Questi dati di fatto sono ciò che si vuole insegnare e si dovrebbe insegnare nelle scuole. Né di più, né di meno. Nessuna teoria, solo osservazioni. I ragazzini devono sapere che anche se sono nati maschi possono essere infermieri, ballerini o casalinghi, e che anche se sono nati con genitali maschili potrebbero avvertire che l'immagine che essi hanno di sé è diversa da quelle che tradizionalmente ci si aspetta da loro, e che non c'è nulla di cui vergognarsene. Questa nozione è una parte importante della loro crescita e scoperta di sé e del prossimo.

Scusatemi se qui mi ripeto ancora:

QUESTI SONO DATI DI FATTO. Non c'è nessuna "teoria" o "ideologia" qui, nessun dibattito scientifico in corso: omosessuali e transessuali esistono, fanno parte della natura dell'uomo, questo è UN DATO DI FATTO NATURALISTICO.
Non è su questo il dibattito scientifico,la scienza non può mettere in dubbio i fatti empirici. La scienza può solo proporne diverse spiegazioni.

C'è di più. Gli attivisti LGBT non hanno mai avuto prescritta da Dio o dagli uomini una precisa ideologia fatta di dogmi e regole, visto che sono solo persone che difendono i propri diritti. Questo significa che essi possono avere i più disparati background culturali e che, entro certi limiti, variano anche le argomentazioni che usano per difendere le proprie posizioni. Per questo laddove alcuni attivisti LGBT usano argomenti costruttivisti presi a prestito da Foucault ("il genere è una costruzione sociale"), altri, come me, rigettano del tutto o in parte l'argomento del genere come costruzione sociale e affermano che essere gay o etero dipenda principalmente da fattori biologici.

Dunque molti attivisti LGBT hanno usato e usano efficacemente argomenti di stampo naturalistico in proprio favore, e non solo: gli argomenti di stampo naturalistico sono fra i più attaccati dai movimenti omofobici! Tipicamente, ad esempio, il movimento LGBT ha fatto ampio uso degli studi che suggeriscono una radice genetica dell'eterosessualità e dell'omosessualità. Questa posizione ha i suoi vantaggi, perché demolisce definitivamente la teoria secondo la quale "i gay scelgono di essere così". Infatti i gruppi omofobici molto di frequente hanno cercato di dimostrare l'opposto, generalmente appoggiandosi alle teorie freudiane, sostenendo quindi che l'orientamento sessuale è interamente una questione di "nurture", ambiente e cultura. Quindi non è affatto vero che i gruppi LGBT sostengono univocamente e la prospettiva costruttivista.

Lo so, a questo punto iniziate a sentirvi confusi. Ed è normale, è confondente, perché i gruppi omofobici effettivamente sono alquanto schizofrenici su questo argomento. Essi usano qualsiasi argomento che in un modo o nell'altro possa andar contro i diritti LGBT, e quindi non gli importa che i vari argomenti che usano vadano d'accordo fra di loro. Dunque se devono rispondere a quegli attivisti che pescano dai gender studies e ipotizzano che l'identità sessuale sia tutta questione di cultura, ecco che diventano naturalisti; quando invece devono rispondere agli argomenti dei naturalisti secondo i quali l'identità sessuale ha base genetica, ecco che diventano studiosi di genere e sollevano questione di cultura ed educazione.

Non cercatevi una coerenza logica, vi sembrerà di avere a che fare con dei pazzi e impazzirete anche voi dietro a loro. Cercatevi una coerenza di intenti, e quella la troverete agevolmente. Il punto è discriminare le differenze sessuali, non spiegarle, quindi si userà di volta in volta la spiegazione che è più efficace a creare discriminazione.

E in effetti, parallelamente, anche nel mondo LGBT troverete una vasta diversità nelle argomentazioni usate e nelle visioni del mondo adottate, ma una coerenza piuttosto netta negli intenti: si richiede uguaglianza di diritti. La base su cui ciò si richiede non è un'astratta questione accademica, ma la concreta realtà umana vissuta dal popolo LGBT; che gay, donne, uomini, trans gender si nasca o si diventi, che gay, donne, uomini, transgender si sia per genetica o per cultura, non ha rilevanza. Gay, donne, uomini, trasngeder si è, si vive, e si vuole stare in società con pieni diritti. Dall'altra parte invece si vuole che gay e transgeder in società non ci stiano, o ci stiano come ci stanno i sacchi della spazzatura.

E in questa semplice dicotomia fra inclusione ed esclusione si riassume il dibattito sui diritti LGBT. Ma non il dibattito sul genere.

E qui devo ammettere che una cosa è riuscito a fare il fronte omofobico che a noi LGBT non è mai riuscita: dare impressione di perfetta unità. Non solo fra di loro, ma anche fra di noi! Ci hanno trasformato tutti in "ideologi gender"; dopo decenni che, con tutte le differenze nell'approccio filosofico, politico e scientifico alla questione dei diritti, riusciamo solo a stento a costruire qualcosa che sembri un corpo compatto, loro in pochi mesi sono riusciti a farci sembrare una specie di granitica chiesa. Siamo tutti "gender"; sono "gender" perfino io, che ho scritto in passato anche articoli abbastanza infuocati contro le posizioni costruttiviste all'interno della comunità LGBT, e mi sono pure beccato vari insulti per questo. Noi LGBT la nostra diversità di posizioni e punti di vista non siamo mai riusciti a nasconderla, solo loro sono riusciti a farcelo fare.

La ragione? Forse non la vediamo subito perché non è immediatamente evidente la differenza fra il movimento LGBT e i movimenti omofobici. C'è un comune denominatore di tutti i movimenti LGBT e un comune denominatore di tutti i movimenti anti-LGBT.

E finalmente ci siamo arrivati: cos'è che hanno in comune tutti i movimenti LGBT, cos'è che hanno in comune tutti i movimenti omofobici. Non una teoria, non un contenuto preciso, ma un approccio.

Un approccio problematico nei movimenti LGBT, e un approccio a-problematico nei movimenti omofobici.

I movimenti LGBT si scannano su tutto, ma sono d'accordo su una cosa che ormai si è fatta ovvia: il genere e il sesso non sono questioni banali; sono delle problematiche. Il comportamento sessuale umano conosce infinite varianti, i ruoli di genere cambiano in gran parte con la storia e la cultura, la stessa biologia occasionalmente si diverte a sfumare i confini fra il maschile e il femminile. Se ci aspettiamo che appena vediamo i genitali del nostro bambino ( se li vediamo ...) siano con essi stabiliti la sua carriera futura, che famiglia costruirà, quanti figli avrà, da chi sarà attratto e come vorrà vestirsi, siamo in errore. Non è così. I genitali probabilmente influenzano tutte queste cose, ma non le determinano univocamente.

Dunque esiste un problema da discutere.

Per questo il popolo LGBT ci si azzuffa sopra da mane a sera, perché c'è una questione su cui azzuffarsi. Ce n'è abbastanza perché la questione del genere sia oggetto di studi, ovvero di problematiche riguardanti il genere ce n'è abbastanza perché esistano una disciplina che se ne occupi, ovvero perché esistano studi di genere.

Non è il contenuto specifico degli studi di genere che mettono in questione, anche perché effettivamente come abbiamo visto non c'è una "teoria gender" che dogmatizzi questo contenuto. L'unica cosa permanente è un approccio: l'approccio problematico, intelligente, che mette in questione, pone domande.

Ed è questo, solo questo, che ai movimenti che si dicono "contro il gender" non va bene. Non conta nulla che gli argomenti usati siano naturalistici o costruttivisti, che si appoggi l'una o l'altra visione; il problema è molto più a monte, il problema non è il problema, ma che si sia sollevato il problema. Questa immagine è un esempio che vale più di mille parole:

Costanza Miriano è una donna biologica in tutto e per tutto (non presenta tratti di ermafroditismo o intersessualità, che noi sappiamo), e si sente tale, così tanto che addirittura insiste sul suo modo di essere come se fosse sostanzialmente l'unico modo autentico di essere "donna".

Bene, prendiamo atto di come ella vive e sente, ma non possiamo far finta che non esistano molte donne biologiche in tutto e per tutto che invece non vivono quello che vive lei, che non si sentono inquadrate in tutto e per tutto in ciò che ci si aspetta che sia e faccia una donna (o più correttamente, ciò che ci si aspettava che fosse e facesse una donna del secolo scorso). In alcune di esse questa distanza è tale rispetto al ruolo tradizionale della donna che continuare a considerarle "donne in tutto e per tutto" diventa perfino stupido, pragmaticamente inadeguato. Quando Elisabetta Gardini se la prese con Luxuria che usava il bagno delle donne affermando che se ne sentiva "stuprata", quale può essere la nostra risposta, se non pensare che la Gardini si sia comportata da stupida? Luxuria non l'avrebbe mai guardata e mai desiderata, mai avrebbe sbirciato sotto la sua gonna, mai avrebbe potuto sentire o suscitare nella Gardini sentimenti lussuriosi, e scommetto che piscia pure da seduta. La Gardini potrà anche sentirsi stuprata, ma avrebbe avuto molto più da preoccuparsi se con lei fosse entrata una lesbica (cosa che di sicuro le sarà successa spesso, solo che non se n'è accorta).

In questo caso parliamo di un maschio genetico che tuttavia per praticamente tutti gli aspetti di interesse pratico, eccetto forse il contenuto delle sue mutande, è perfettamente intercambiabile con una "donna" tradizionale. Luxuria esiste, e le persone come lei sono chiamate "transgender", persone con un corpo biologicamente maschile ma che per tutto il resto sono femmine[1] (dopotutto, non sono i "teorici" à la Miriano a sostenere che essere donna non sia solo una questione fisica? Hanno ragione, infatti ci sono donne che lo sono spiritualmente, ma non fisicamente).

Certo, questi casi non sono frequentissimi, ma esistono. Il fatto che esistano dei transgender significa che, a meno di voler usare la tecnica dello struzzo e fingere che essi non esistano, Costanza Miriano invece è una cisgender.

Cosa c'è che non va in questa serie di affermazioni, che sono basate strettamente sui fatti? Esistono transgender, dunque a rigor di logica e di fatti Costanza Miriano, che per quanto ne sappiamo non lo è (poi boh, chissà che non scopriamo qualche altarino), è il contrario, ovvero cisgender. Non c'è niente che non va in questo ragionamento.

E invece qualcosa che non va c'è, almeno per la Miriano e i suoi fanz: si tratta della problematicità. L'esistenza dei transgender pone dei problemi, non solo sociali ma soprattutto intellettuali. Dobbiamo riflettere sul fatto che le categorie tradizionali e le nostre aspettative sulle persone spesso sono malriposte o basate su pregiudizi. Se io dico "sono maschio perché sono XY" ma poi mi piacciono i maschi, mi vesto da donna, mi trucco come una donna, ho il seno come una donna e ho un carattere tendenzialmente più emotivo ed empatico, come generalmente ci si aspetta da una donna, qual è il senso di chiamarmi ancora "maschio"? Nessuno. Perché volete ancora farlo? Per farmi violenza, per obbligarmi ad essere e a comportarmi come dite voi, incuranti di quanto male quest'obbligo mi possa fare. Cosa ci guadagnate a farlo? La confortante certezza che nessun problema esiste, che tutto è come voi lo pensate, che ciò che vi aspettate sarà sempre come ve lo aspettate, che non bisogna fare la fatica di riflettere sulle cose. Come volete ottenere questo obbiettivo? Nascondendo qualsiasi dato di fatto che contraddica la vostra visione, ovvero cancellando dalla vostra visuale le differenze e le problematicità che non volete vedere.

Dunque i transessuali, che nel corpo di un uomo hanno una personalità "femminile", come rientrano nella teoria della Miriano e dei suoi?

Non ci rientrano, semplicemente. Non ci sono, non esistono.

"Ma fuori ci sono eccome, esistono eccome!", obbiettate.

"E qual è il problema?", risponderanno loro, "Basta nasconderli sotto al tappeto!"

Ossequi

[1] Qualcuno potrebbe obbiettare che preferisce parlare di transessualismo, o che la definizione di transgenderismo che ho dato non è perfettamente corretta o roba simile. Dico solo che se siete in vena di puntualizzare su queste finezze accademiche forse deve sfiorarvi il dubbio che non siate esattamente il target per cui è stato scritto questo articolo.


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