Dev’essere davvero molto caro ai cattolici il tema dell’omosessualità. Evidentemente la pietas cristiana che è in loro li spinge, visto il periodo natalizio, a organizzare incontri a favore delle terapie riparative invitando il solito Luca Di Tolve.
Sembra che questo individuo non abbia davvero nulla di meglio da fare nella vita che sfruttare l’idea della conversione da gay a etero. È un’idea brillante, se ci pensate, in una società sessuofoba e repressa, è una notizia che fa scalpore e che destina una grande visibilità al protagonista di turno. È anche un’ottima occasione per vendere qualche copia in più del suo libro, in effetti.
Da questa follia riparativa, purtroppo, non si salvano neppure i frati.
Sembra infatti che un’ associazione che si chiama Gli amici del Timone (che si pregia addirittura della dicitura di Centro Culturale) insieme ai frati francescani dell’immacolata della parrocchia di Santo Spirito di Ferrara abbiano in programma, proprio in questo venerdì notte, un incontro con il buon Di Tolve che ci tiene, ancora una volta, nel caso non fosse ben chiaro a qualcuno, a ribadire che lui è maschio e, grazie alla Madonna (no, non la cantante) o a Medjugorje o allo Spirito Santo, ancora non lo ha capito bene neppure lui, è diventato etero. Del resto era gay per colpa della mamma o del papà o dei professori che a scuola gli dicevano che era normale, o degli psicologi che spingevano perché si accettasse. No lui ci tiene a far sapere al mondo intero che invece adesso è etero e quindi felice, non come gli omosessuali che sono tutti problematici e bulimici di sesso/droga e rock’n roll e tristi, non dimentichiamolo, tristissimi. Un po’ come era lui, probabilmente, quando abusava del suo corpo in maniera indegna. Come fanno, del resto, moltissimi eterosessuali che conosco. Non saprei dirlo, per fortuna, io che sono gay, non ho mai dovuto affrontare i problemi che ha dovuto affrontare il buon Di Tolve. Ma forse dipende dal fatto che io ho un buon rapporto con la mia sessualità e con il mio orientamento sessuale, che non vedo sporco e marcio o punizioni divine in ogni mio desiderio e/o sentimento.
Comunque i frati del S. Spirito hanno deciso di accogliere la pecorella che si era smarrita e poi si è rifatta la parrucca ed è rientrata nelle file dell’eterosessismo. Peccato, andavo al cinema S Spirito a Ferrara ogni tanto e come me parecchia altra gente. Non ci metterò più piede, ovviamente e spero faranno lo stesso le persone che non hanno pregiudizi nei confronti dell’omosessualità.
A questo punto, però, mi chiedo:
Visto che alle associazioni cattoliche gli omosessuali proprio non vanno giù, ce lo hanno dimostrato anche i gruppi vicini alle ACLI nella querelle bolognese della consulta della famiglia, e visto che i cattolici si ostinano a voler intervenire in materie che non sono di loro competenza come l’omoaffettività e l’omosessualità, perché le maggiori associazioni GLBT di questo paese non si mettono alla testa di una raccolta di firme per una legge di ispirazione popolare che chieda che la chiesa ricominci a pagare l’ICI, come tutti i comuni mortali? E magari che si tolgano alla chiesa, ai preti, alle suore, ai frati ecc…. tutti i privilegi di cui godono?
Insomma perché non cerchiamo di colpire queste associazioni nella parte che sta loro più a cuore? I soldi e il potere?
Sono certo che un’iniziativa del genere avrebbe un larghissimo consenso e sarebbe una provocazione fortissima nei confronti del potere della chiesa.
Marino Buzzi
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