Terminator

Creato il 23 giugno 2015 da Jeanjacques

Negli anni della prima adolescenza sono stato un cagacazzo di proporzioni bibliche. Oddio, non che ora la cosa mi vada molto meglio, ma diciamo che mi impunto su cose (leggasi: dettagli) che meritano un ciccinino di attenzione, mentre inizialmente ero di una boria e uno snobismo senza pari. O film elitari, di quelli che potevano piacere, oltre che al regista stesso, solo a sua mamma o a qualche pseudo-intenditore frustrato, o nulla. Un periodo di tempo in cui vedevo il cinema di cassetta come un male assoluto e, fra i miei nemici giurati, c'erano sicuramente Sly e il buon Schwarzy, che per via dei loro filmacci d'azione per me erano complici di aver rovinato la settima arte insieme a tutti i beoti che li seguivano. Crescendo per fortuna uno inizia a calmarsi e a dare alle cose il giusto peso. Ma soprattutto, scopre che certe volte l'elitarismo è solo una maschera, che serve a nascondere attraverso un linguaggio fintamente complicato la propria ignoranza. Perché se il cinema, o la narrativa in generale, ha raggiunto certi attuali vertici, è proprio grazie alle storie e ai prodotti più popolari, quelli che hanno plasmato l'immaginario mondiale e che, in certi casi, sono diventati lo specchio della stessa società che rappresentano. Un discorso che meriterebbe un trattato, ma al momento mi limito a dire che anche il semplice intrattenimento, quando è fatto bene, è arte.

Nel 2029 è guerra fra macchine e uomini, questi ultimi comandati dal capo della resistenza John Connor. Per impedire che la ribellione possa continuare a esistere, le macchine mandano un T-800, un cyborg, nel 1984, in modo che possa uccidere Sarah Connor, la madre del capo dei ribelli, e fare in modo che egli non possa mai nascere...

Credo che tutti ormai conoscano bene Terminator e tutto il cult che si è svolto intorni a queste pellicole, tanto da essere uscite dalle mani dell'autore originario con un secondo sequel, un prequel, un telefilm e, a breve, anche una quarta pellicola a tema. E' uno di quei casi dove la creatura finisce per diventare più forte del proprio autore, a sopravvivergli alla memoria, grazie anche forse al periodo in cui era stato fatto e alla mentalità che ci è stata costruita attorno. Perché se oggi dici James Cameron, i più pensano a Titanic e Avatar, i due film che hanno incassato di più nella storia del cinema, mentre all'epoca aveva alle spalle un solo film, il seguito del Piranha di Joe Dante. Questa pellicola era quindi la sua grande occasione per dire qualcosa di suo e di farlo conoscere al mondo e, da come la storia lo ha premiato, posso dire che c'è riuscito. Terminator alla fine non è altro, nella sua semplicità, che la sintesi perfetta di quella che sarebbe diventata la sua poetica cinematografica, decretando uno stile che forse non ambisce a dare chissà quali spiegazioni esistenziali, ma di intrattenere con una bella dose di azione tamarra che al suo interno conservi anche una dosa non indifferente di cuore - non a caso, io il buon Giacometto Camerlenghi lo chiamo 'il tamarro dal cuore d'oro'. Inoltre è anche la pellicole che ha dato a Schwarzenegger, reduce dai successi di Conan il barbaro, l'icona di star action e facendolo conoscere a livello mondiale, anche se qui recita solo e unicamente diciassette battute. Comunque, per chi come me ha visto questo film con vago ritardo e aveva già un immaginario preciso lasciato da scie di cultori nell'etere e nella vita reale, potrebbe rimanerne un poco spiazzato, perché sarebbe come paragonare Interceptor a Il guerriero della strada. Cameron aveva a disposizione un budget abbastanza limitato e quindi l'azione c'è, ma è abbastanza rudimentale e non raggiunge le dosi di pura esagerazione che seguiranno. Tutto è a favore della storia, una trama abbastanza lineare ma comunque semplice e sorretta da un'intenzione davvero intrigante, che forse è relegata come mero sfondo (penso sempre per problemi di costi che altre scelte narrative avrebbero potuto far intraprendere) ma che gli dona comunque quella particolarità - per l'epoca - che non guasta mai, relegando gli avvenimento principali comunque in una realtà che ben conosciamo. Oltre che a un colpo di scena finale che, se a rigor di logica può lasciare un attimo perplessi, viene comunque dato per certo dalla legge non scritta della fantascienza: la storia si preserva sempre - per dire, in Futurama Fry diventa nonno di se stesso e la storia non se ne cura, come fa notare il professor Farnsworth. Pochi tocchi, molti colpi di genio, per dire. Tutto il resto è lasciato alla macchina da presa di un ancora non espertissimo Giacometto, che però riesce a gestire tempo e spazi in maniera ottimale, non facendo mai calare il ritmo e regalandoci una scena finale, quella della comparsa dell'esoscheletro metallico, che nonostante una stop-motion che in una sequenza è fin troppo scattosa, riesce a donare tutta la paura e l'immanenza che un simile personaggio sa conferire. Ed è stato proprio guardando quella scena, a diciotto anni, nel salotto di casa mia, che ho capito perché tutti quelli che avevano goduto di questi film prima di me erano così entusiasti. Perché sono film che prendono molto alla pancia e, senza mai far azzerare il cervello, tengono sempre l'attenzione sveglia. Ma si tratta di un'attenzione pacata e distensiva, quella che solo i prodotti originali e realizzati da gente che mette amore in quello che fa riescono a dare. E anche se è mosso da cattive intenzioni contro una fanciulla indifesa, posso dire che pure io amo Terminator.

Ora non odio più Sly e Schwarzy. Anzi, mi stanno addirittura molto indifferenti dato che non sono stato loro fan e non credo lo sarò mai. Però quando fanno dei cult, è doveroso ammetterlo e chinare il capo.Voto: ★ ½


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