Teroldego Rotaliano, fra monarchia, Repubblica e anarchia

Da Trentinowine

Continuano gli appuntamenti organizzati in collaborazione fra Trentino Wine Blog e il ristorante Mas dela Fam di Ravina di Trento. Stesso format e stesso entusiasmo, per una serata tutta dedicata al Teroldego Rotaliano, il sovrano dell’autoctonismo trentino. Inizio del libero dibattito ad ore  17; seguirà degustazione di 6 etichette di Teroldego e cena preparata in collaborazione con l’Associazione Cuochi Trentini.

E intanto buona lettura dell’articolo firmato dal nostro insuperabile e prezioso Massarello.

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Dopo aver definito il Campo rotaliano il più bel giardino vitato d’Europa ed il Teroldego vino principe del Trentino, Cesare Battisti non fece in tempo a votare per la Repubblica al referendum del ’46 perché la Corona degli Asburgo pretese il suo sacrificio trent’anni prima. Siamo certi però che non avrebbe esitato: l’apoteosi dei Savoia lo avrebbe visto fra i delusi della monarchia anche se il K. u. K. gli avesse risparmiato la vita.

Sia come sia, il suo Teroldego e’ invece rimasto monarchico in un sistema un po’ anarcoide e tanto oligopolista cresciuto all’ombra della Repubblica. Il Trentino è terra di confine, di contraddizioni e frizioni, tanto a sud quanto, e ancor di più, verso nord dove il confronto è pure etnico. Con il Campo rotaliano a fare da cuscinetto con il suo Teroldego che per gli uni è la vecchia Terodola e per gli altri è Tiroler Gold.

Dalla sua, il Teroldego ha incontestabilmente la nobiltà del vitigno che nel tempo ha dimostrato una duttilità tipica di certi cavalli di razza. Fresco, fruttato e pulito da giovane, sia rubino come rosato/kretzer, senza dire che non ha rivali a livello mondiale nemmeno come Novello da macerazione carbonica; all’opposto, esprime morbidezza in corpo pieno se moderatamente invecchiato, sostenendosi bene anche in riposo più lungo, pur senza ambire al trono regale. Quello principesco sì, nessuno glielo toglie. La natura, quindi, ha fatto la sua parte in positivo consegnandoci un principe di casa regnante. L’uomo, invece, si è mosso come sappiamo derogando dai canoni ed immolando certi valori sull’altare della redditività. Più quintali e sgomento per l’inusitata resa unitaria della DOC con abbandono di un modello di tutela che ha così perso in credibilità, non essendo surrogabile appieno con politiche di marchio aziendale.

La DOC Teroldego rotaliano è la prima ottenuta dal Trentino (1971) e comprende l’area di produzione di Mezzolombardo, Mezzocorona e Grumo di San Michele all’Adige. Una DOC da 2 milioni di bottiglie che non sono molte nemmeno per una superficie di ca. 640 ettari, il 6% del vigneto trentino. Di questa area vitata, infatti, solo 470 ettari sono iscritti alla DOC (4,5%) per cui da una produzione media annua di uva Teroldego di 100 mila quintali circa (8% del totale) praticamente solo 72 mila quintali sono destinati alla DOC, in vino 50 mila ettolitri. Di questo vino, quello certificato ammonta a ca. 28 mila ettolitri che si assottigliano ulteriormente al momento dell’imbottigliamento a 15.500 ettolitri. Cioè quel paio di milioni di bottiglie di cui si diceva sopra. Bottiglie tutte proposte o richieste, comunque vendute, con il nome Teroldego; nessuna che orecchio umano abbia mai colto, con il solo cognome “rotaliano”. Sarà che il termine è un aggettivo anziché un sostantivo come capita agli altri DOC, sarà che la tradizione di indicare il vino con il nome del vitigno anziché con quello dell’origine è molto radicata, sarà che gli impianti di Teroldego fuori dalla zona protetta non hanno fin qui nociuto più di tanto ai produttori così da convincerli che la tutela dell’origine non serve gran ché.

Sarà come sarà, la crisi ha riacceso i riflettori sul vecchio buon Teroldego dopo la riduzione delle soddisfazioni con lo Chardonnay ed anche con il Pinot grigio, senza dire del flop dei valori fondiari. Il Teroldego torna perciò ad alimentare un dibattito che mancava da tempo. Di questo dobbiamo essere grati ancora una volta al viticoltore-ristoratore Luca Boscheri che ha prontamente raccolto la proposta di Paolo Endrici di bissare la recente positiva esperienza fatta al Mas de la Fam con le sfumature del Pinot grigio.

L’appuntamento è quindi per venerdì 22 marzo alle ore 17 a Ravina di Trento al Ristorante Mas de la Fam per un dibattito a tutto tondo fra quanti hanno a cuore le future sorti del Teroldego. Seguirà ovviamente una degustazione guidata da Marco Larentis di 6 campioni 6 che, infine, si andranno ad abbinare con un piatto (vera sorpresa) che da solo meriterà i 25€ chiesti alla prenotazione, rispetto ai 30 dei partecipanti dell’ultimo momento.


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