Sono come la terra,
terra incolta, deserta, straziata,
aspetto mano sapiente,
che la coltivi e la renda fertile,
e ne faccia scaturire frutti abbondanti.
Troppo tempo questa mia terra è stata abbandonata,
resa sterile e selvaggia da barbari che ne hanno abusato
calpestandone verdi primizie,
deviando i corsi d'acqua che l'attraversavano.
Terra, campo di battaglia, dove sangue è stato versato,
ferita dalla violenza di eserciti urlanti,
dove tombe accolgono anime trapassate anzitempo.
Attendo che l'aratro dissodi questo campo lasciato a se stesso,
che mano dolce tracci i solchi in cui seminare frutti nuovi,
che ritorni il verde prato e gli alberi,
ombrose fronde,
l'acqua disseti le dure zolle.
Un nuovo guardiano che ne ami le rotondità,
che ne smorzi le asperità,
che ne medichi le ferite,
finché la trasformi in paradiso.