Terracarne…

Creato il 02 aprile 2012 da Sognoinviaggio

Mi sono imbattuto in una piacevole lettura, il nuovo libro di Franco Arminio: Terracarne.
Un viaggio lungo i sentieri non battuti dal mondo globalizzato, uno sguardo poetico sulle terre abbandonate dal turismo di massa, una visione nuova, ammaliatrice di nuova scienza: la paesologia.

“La paesologia è una via di mezzo tra l’etnologia e la poesia. Non è una scienza umana, è una scienza arresa, utile a restare inermi, immaturi. La paesologia non è altro che il passare del mio corpo nel paesaggio ed il passare del paesaggio nel mio corpo. È una disciplina fondata sulla terra e sulla carne: “Terracarne”.
E’ semplicemente la scrittura che viene dopo aver bagnato il corpo nella luce di un luogo.”
In realtà Franco Arminio ha unito poesia e geografia, si è posto come un visionario viaggiatore, alla ricerca della bellezza dei luoghi dimenticati, sotto una nuova luce, come l’essere parte integrante dei luoghi stessi. Gira per i paesi natìì, in primis l’Irpinia, Bisaccia, suo paese d’origine.
Attraversa la Lucania e la Daunia (i paesi invisibili) e della cintura napoletana (i paesi giganti), Molise, Abruzzo, Salento, sospingendosi dal Trentino alle Marche. I paesi, seppur unici nella propria diversità, vengono descritti dall’autore secondo un unico metodo di osservazione: “si pesca nello sconforto di uno scalino, una casa nuova o vecchia, una piazza vuota, un vicolo col ronzìo di un televisore, un albero di noci, un castello abbandonato. Si va nei luoghi più sperduti ed affranti e sempre si trova qualcosa, ci si riempie perché il mondo ha senso dov’è più vuoto, il mondo è sopportabile solo nelle fessure, negli spazi trascurati, nei luoghi dove il rullo del consumare e del produrre ha trovato qualche sasso che non si lascia sbriciolare.”
Uno sguardo lucido e disincantato, ma intriso di sviscerale passione e tensione utopica, perché i luoghi marginali, i paesi “dimenticati”, che l’autore ha eletto come nessun altro a luogo di indagine e di ispirazione, sono anche quelli dove si può immaginare un nuovo modo di abitare e vivere il mondo, prendendo atto che il mondo “globalizzato” è rotto e non ha tensione verso il futuro, ripartire proprio da questi luoghi per costruire un nuovo Rinascimento della civiltà.
Arminio difende quel Sud, oppresso dai “galantuomini” prima, dai “deboli” adesso, abili a “sfiduciare” tutto ciò che è stato un passato, nemmeno tanto remoto, aureo, simbolo di bellezza, innocenza, e fiducia nel futuro: Campania felix.
La paesologia diventa una tensione intrisa di politica, una nuova “resistenza” allo sgretolamento del presente e fiducia nel tempo venturo.

“Abbiate cura di credere alla bellezza sprecata del paesaggio, portate il vostro fiato alle sperdute fontanelle del respiro.”

Pask


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