E’ sempre un piacere l’incontro con il Terrano: vitigno molto sanguigno del Carso. Questa volta siamo con il Terrano di Castello di Rubbia.
Castello di Rubbia nasce alla fine degli anni ’90 come progetto enoturistico alberghiero. L’azienda riprende l’antica tradizione vinicola che ebbe inizio nel XVI secolo con i conti Egg. La proprietà si trova a San Michele del Carso in provincia di Gorizia e possiede 13 ettari di terreno coltivato a vite, a quote comprese tra i 90 e i 150 m.s.l.
Castello di Rubbia ha scelto di valorizzare i vitigni autoctoni del Carso quali il Terrano, la Vitovska e la Malvasia, che rappresentano nel modo migliore le peculiarità del territorio. La caratteristica terra rossa, ricca di ferro e calcare, figlia di un fenomeno geologico noto come carsismo, dove la siccità si alterna al tipico vento chiamato Bora, restituisce uve che danno vita a vini secchi, corposi e strutturati, che da epoche remote accompagnano la gastronomia carsica e regionale. Castello di Rubbia nell’edizione del Decanter World Wine Awards 2012 ha vinto la medaglia Silver con il Bianco della Bora 2009, Bronze con il Rosso della Bora 2009, Gold con il Terrano 2008,Silver con la Vitovska 2009 ed una segnalazione Commended per la Malvasia 2010. Insomma nel più importante concorso internazionale ha fatto man bassa con quasi tutti i vini che ha presentato. Complimenti per questa realtà vinicola italiana che valorizza gli splendidi vitigni autoctoni del Carso.
Il colore è molto profondo, un rosso rubino con tonalità inchiostro con un gradazione dell’unghia ancora violacea.
Il primo naso è fine, vinoso, il frutto è abbastanza maturo Il secondo naso è speziato, aromi di pepe, olive nere, amarena sottospirito, ancora sentori di vaniglia mischiati ad un leggero sottobosco. Poi emergono i frutti rossi e neri come la ciliegia, more e mirtilli.
Alla bocca ha un attacco molto fresco, acidulo. L’alcool è molto presente e si fa sentire ma l’acidità ne smorza l’importanza. Il vino ha i tannini molto morbidi e fini quasi impercettibili. In bocca il frutto è croccante e ci ricorda le ciligie, il finale è importante sulla vena alcolica e con un retrogusto amarognolo. E’ un vino che nonostante il suo corpo importante si lascia bere “tirando” un bicchiere dopo l’altro. Un vino che mi è piaciuto tanto e che ha ricevuto la medaglia d’oro al Decanter e che rientra nel gotha dei vini italiani.
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