Terre Incantate e Monstra: due serie da non perdere

Creato il 27 maggio 2015 da Erika @erika_zini

Capita a volte che qualcuno ti suggerisca qualcosa al di fuori dei tuoi soliti schemi, al di fuori delle abituali letture, un libro che ti salta davanti senza quasi che te ne accorgi e, forse anche per questo, te ne innamori.

E’ successo così con due serie pensate per bambini ma pronte a conquistare anche gli adulti. Mi riferisco a Monstra e Terre Incantate (Scienze e Lettere), libri che hanno l’obiettivo di essere divulgativi su temi poco noti o sconosciuti e farlo attraverso il colore, le immagini e i contenuti.

In Terre Incantate dovrete prepararvi per viaggi in luoghi affascinanti e sconosciuti ma accessibili e incredibilmente vicini a noi. Con Monstra, invece, preparatevi a scoprire il Mito come non lo avete mai conosciuto.

Per parlarne, ho intervistato (per la trasmissione che conduco su Ciao Radio) le Editor che curano gli splendidi volumi. Prima di ascoltare la loro voce, ecco i dati sui libri.

TERRE INCANTATE

I misteri del Sacro Bosco di Bomarzo. Un’insolita guida al parco

[Introduzione] Quando, per la prima volta, visitai il Sacro Bosco di Bomarzo avevo sette anni. È un’esperienza che ancora ricordo con immenso stupore. Tornandoci di recente e documentandomi, ho scoperto che la storia di questo luogo è davvero affascinante e per molti versi misteriosa. Ideato dal nobile Pierfrancesco Orsini, detto Vicino, e da lui commissionato nel 1552 ai maggiori artisti e architetti dell’epoca, quali Raffaello da Montelupo, Simone moschino, Vignola e Pirro Ligorio, il parco rappresenta un unicum nel panorama artistico mondiale, discostandosi nettamente dalla tipologia dei giardini all’italiana del tempo: nel bosco sacro, infatti, tutto è sorpresa e sovvertimento di geometrie, proporzioni e prospettive. Dedicato dall’Orsini alla memoria della moglie Giulia Farnese, morta in giovane età, questo luogo incantato è popolato da statue, animali, figure mitologiche e fontane, scaturiti dai tanti viaggi e incontri fatti dal principe, ma frutto soprattutto della sua grande sensibilità artistica. Dimenticato e abbandonato per secoli dopo la morte del suo ideatore, il parco passò di mano in mano finché, nel 1954, fu acquistato all’asta dai coniugi Tina e Giovanni Bettini che seppero riconoscerne il grande valore artistico e lo riportarono all’antico splendore. Molti studiosi e storici dell’arte hanno suggerito differenti interpretazioni su questo luogo, alcune di ispirazione filosofico-simbolica, che leggono ogni statua come la tappa di un percorso di matrice alchemica, altre incentrate sulle analogie che si possono cogliere tra il parco e i poemi cavallereschi di Boiardo, Ariosto e Tasso. Ma se molti enigmi ancora lo avvolgono, accrescendone mistero e fascino, di certo si sa che negli anni dal Sacro Bosco trassero ispirazione per le loro opere molti celebri artisti quali Afro, De Kooning, Michelangelo Antonioni, Niki de Saint Phalle, Salvador Dalì e tanti altri. In effetti visitare il Sacro Bosco di Bomarzo è come immergersi in un sogno intriso d’incanto e bellezza.
(Valentina Evangelista)

Il giardino dei Tarocchi. Un’avventura tra i giganti colorati di Capalbio (GR)

[Introduzione] Quanti di voi conoscono il Giardino dei Tarocchi? Situato nei dintorni di Capalbio, un ridente e antico borgo in provincia di Grosseto, il Giardino si fa riconoscere già da lontano, quando dalla linea dell’orizzonte che man mano si avvicina affiorano le sagome delle coloratissime statue che lo popolano. Ispirato al Parco Guell di Barcellona, opera di Antoni Gaudì, ma arricchito dalla straordinaria creatività e vena fantastica della pittrice e scultrice francese Niki de Saint Phalle, Il Giardino dei Tarocchi è un luogo davvero magico e rappresenta un’occasione di arricchimento interiore. Come scrisse l’autrice, che ad esso dedicò gli ultimi venti anni della sua vita, «Il mio Giardino è un posto metafisico e di meditazione, un luogo lontano dalla folla e dall’incalzare del tempo, dove è possibile assaporare le sue tante bellezze e i significati esoterici delle sculture. Un posto che faccia gioire gli occhi e il cuore». Inaugurato nel 1998 e volutamente poco pubblicizzato (la sua creatrice volle, infatti, tutelarlo dall’affollamento del turismo di massa), il Giardino si caratterizza per le ventidue gigantesche sculture che riproducono gli Arcani Maggiori del mazzo dei Tarocchi. Le statue sono realizzate in calcestruzzo con una struttura interna di tondino di ferro piegato e saldato e sono interamente ricoperte di ceramiche policrome, smalti, vetro di Murano e specchi. Fabrizio Felici Ridolfi

Valentina Evangelista è laureata in Scienze Politiche, ha collaborato con diverse organizzazioni che si occupano di accoglienza, ascolto e gestione del disagio sociale e ha preso parte a progetti dedicati a rifugiati, richiedenti asilo e senza fissa dimora.

Emanuele Carosi è grafico pubblicitario e illustratore. Da sempre coltiva la passione per il disegno. Collabora con la casa editrice Scienze e Lettere per l’illustrazione e la progettazione grafica delle collane dedicate ai più giovani Terre incantate e Monstra, dove riversa tutto l’entusiasmo e la fantasia della sua giovane età. I suoi disegni sono realizzati e colorati a mano e, successivamente, ripresi al computer.

Ecco l’intervista realizzata con Valentina Evangelista a proposito della serie Terre Incantate (Scienze e Lettere):

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MONSTRA

Acheloo

[Introduzione] Acheloo è la personificazione dell’Aspropotamo, il più importante fiume della Grecia. Considerato il più potente e vorticoso dei corsi d’acqua, secondo solo a Zeus. Forse figlio di Oceano e Teti secondo alcuni, della Terra secondo altri, diventò nel tempo il simbolo di tutte le acque che scorrono. Gli autori antichi gli attribuiscono molti amori e anche molte figlie, come le Sirene, le Ninfe e alcune sorgenti. Era raffigurato come un toro dal volto umano, ma aveva capacità proteiformi e quindi poteva assumere sembianze umane con attributi taurini o diventare un serpente dal volto umano con attributi taurini. Dal punto di vista simbolico, Acheloo sovrintende ai momenti di passaggio di condizione; è legato al mondo dei morti, è nume tutelare dei confini e delle unioni. In questo racconto il dio si mette a nudo e, con ironia e rassegnazione, si racconta nella veste di “acqua violata”. L’incontro-scontro con Ercole farà di Acheloo una delle divinità più amate, rispettate e rappresentate dell’antichità. (Helga Di Giuseppe)

Sirene

[Introduzione] Le Sirene nella mitologia classica appartengono alla categoria degli ibridi, per metà animali e per metà esseri umani: degli uccelli avevano zampe e lunghe ali, delle donne il volto incorniciato da lunghi capelli e il busto e le braccia, con cui reggevano strumenti musicali. Solo a partire dall’epoca alto-medievale (VII-VIII sec. d.C.) vengono trasformate in quegli esseri marini per metà donne e per metà pesce che ben conosciamo. Molto rappresentate fin dall’età arcaica nella pittura vascolare, sono protagoniste di un noto episodio del XII libro dell’Odissea, ma Omero non le descrive. Sono inquietanti presenze anche nella saga degli Argonauti, dove si confrontano con l’abilità del musico Orfeo, e in numerose altre opere della letteratura antica, come le Metamorfosi di Ovidio. Non è chiaro quale fosse la loro origine e la loro prima sede, ma certamente uno dei luoghi in cui fu individuata la loro dimora in Occidente è la Penisola Sorrentina. Le Sirene, che in Omero erano due, divennero tre, perché tre erano le isole chiamate Seirenoussai (odierni Li Galli), e il loro mito si evolse e si estese ad altre località del Mar Tirreno comprese tra il golfo di Napoli e la Calabria, località che, secondo la tradizione, accolsero i loro corpi trasportati dalle onde dopo il suicidio. Gli abitanti edificarono sepolcri e istituirono il culto della Sirena morta che li aveva raggiunti: Partenope, nel territorio che poi sarà Napoli, Leucosia a Poseidonia/Paestum e Ligeia a Terina, in Calabria. La mitografia estremamente complessa che le riguarda ha tra le poche certezze il fatto che il dio-fiume Acheloo, a cui abbiamo dedicato il primo numero della collana Monstra, fosse loro padre. Loro madre era forse Gea (la dèa Terra), forse una delle Muse (Tersicore, Melpomene o Calliope) e per questo anche le Sirene erano versatili nelle arti del canto e della musica. Infatti, loro peculiarità era quella di sedurre con la forza della voce e della musica. In particolare, vengono raffigurate mentre suonano strumenti a corda, a fiato e a percussione, come la lira, la cetra, il doppio flauto, il tamburello e le nacchere. L’oggetto del loro canto, per quello che ci dice Omero, è la promessa di conoscenza, ma incantano anche con la lode delle imprese compiute dagli eroi naviganti, come Ulisse, che le incontrano durante il loro viaggio e ne restano perdutamente e rovinosamente ammaliati, fino a dimenticare tutto, la famiglia, la patria e persino se stessi. In questo racconto, è la sirena Partenope a presentarsi al giovane lettore nella veste di fanciulla birichina, dal bel canto, portatrice di tremendi guai per chiunque la incontri ….salvo che per uno che scoprirete. (Helga Di Giuseppe e Felice Senatore)

Helga Di Giuseppe è archeologa, esperta di cultura materiale di periodo repubblicano, imperiale e tardoantico. I suoi interessi di ricerca riguardano l’archeologia della produzione ceramica e tessile, l’archeologia del rito, la storia dell’insediamento urbano e rurale nei territori antichi e l’economia delle ville romane. Ha scavato a Roma, in Italia e all’estero. Ha pubblicato molti articoli scientifici, scritto e curato varie monografie e collane, tra cui, l’ultima, Monstra, dedicata ai più giovani. Il suo incontro con Acheloo è avvenuto in occasione del ritrovamento di una fattoria/villa nell’area dell’attuale Auditorium Parco della Musica di Roma. Da qui si è sviluppato un ampio studio che ha coinvolto vari contesti dell’Italia antica e ora, abbandonati momentaneamente i panni scientifici, è qui per restituire con fantasia e conoscenza.

Felice Senatore, storico, è direttore della rivista Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità. Si è occupato della storia e delle istituzioni delle popolazioni dell’Italia antica all’epoca della Roma repubblicana, ma da sempre il «rovinoso incanto» del Golfo di Napoli, da Pithekoussai a Capri, passando per Pompei e la Valle del Sarno, lo tiene prigioniero con i suoi miti e le sue storie.

Martina Vanda (Roma 1978) è autrice e illustratrice di picture books, designer e ceramista. I suoi libri illustrati sono pubblicati in Italia e all’estero da Lirabelle éditions (Francia), Fineo editorial (Spagna/Messico), Orietal Babies & Kids Co. (Cina), Tajamar (Chile); sono inoltre tradotti e distribuiti in vari paesi d’Europa e America. Dal 2012 dirige le autoproduzioni TunnellingP. Sirene è il primo libro illustrato che realizza per Scienze e Lettere. Suoi clienti sono anche Feltrinelli editore, Il Nuovo Rinascimento e La Vanguardia. Martina ha all’attivo premi e riconoscimenti internazionali tra cui la selezione alla Mostra Illustratori di Bologna (2012 e 2015), alla Biennale di Bratislava (2012), CJBook Award Korea (2010), Premio Qwerty (2010). Il suo libro illustrato “¡Estela Grita muy fuerte!” ha venduto oltre 100mila copie. Realizza esposizioni con illustrazioni e ceramiche d’autore in Italia e all’estero.

Ecco l’intervista realizzata con Helga Di Giuseppe a proposito della serie Monstra (Scienze e Lettere):

P.S. se non vedete il player qui sopra (ad esempio se usate Chrome): cliccate qui!


Che ne pensate?

Io li trovo stupendi e affascinanti e curati fin nei minimi particolari.

Consigliatissimi per un bel regalo a grandi e piccini, magari da sfogliare insieme!


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