Terremoti e tsunami: il caso dell'Emilia
Creato il 25 giugno 2012 da Pensierospensierato
@P3nsi3ro
I dati dell'INGV mostrano chiaramente come lo sciame sismico in Emilia si stia lentamente esaurendo. I terremoti registrati nelle ultime 24 ore sono stati in tutto 11, e il più forte è stato di magnitudo 3.1 con epicentro a Finale Emilia, registrato alle ore 22.18 ora italiana.
Parlando dei terremoti, mi viene quasi naturale collegare questo fenomeno con un altro che potremo quasi definire "colllaterale", poichè in determinate condizioni, quando si verifica un terremoto, può verificarsi anche un maremoto, uno tsunami, e mi sono chiesta se in Italia, oltre a quello tristemente noto di Messina del 1808, ci siano stati maremoti di una certa rilevanza.
E grande è stata la mia sorpresa nel scoprire che terremoti, maremoti e il fenomeno di liquefazione del suolo che avevo già trattato in precedenza, beh sono collegati.
Il fenomeno della liquefazione del
suolo, che è sembrata una novità clamorosa, in realtà tanto novità non era: nel 1624 un terremoto di magnitudo 5.5
distrusse molti edifici di Argenta per
l’onda di uno tsunami “interno” e per la liquefazione delle sabbie. Tre
fatti ben precisi poi associano quel terremoto del 1624 a quello di oggi: la magnitudo similare (stimata 5.5), l’epicentro posizionato in piena Val Padana (a nord di
Argenta, una cinquantina di km ad Est di Finale Emilia!) e la
presenza di sabbie geologicamente “recenti” con falda acquifera in
prossimità del piano campagna.
Argenta non è una località sconosciuta: ne avevo parlato in un recente post, perchè era stata epicentro di un sisma di magn. 2.2 lo stesso giorno in cui la terra ha tremato a Ravenna...e poi, sempre ad Argenta, si erano registrati altri sismi.
Se due sono gli tsunami marini più
importanti del Seicento, lo stesso numero rappresenta la quantità di
tsunami “interni” (ovvero coinvolgenti acque non marine) che colpiscono
l’Italia nello stesso periodo. Si tratta di fenomeni poco noti e
studiati ma accertati, anche tramite testimonianze storiche locali,
visionate direttamente grazie alla collaborazione del Comune di Argenta e
della dott.ssa Bolognesi in particolare. Anticamente,
fino al XVII Secolo, era chiamata Valle Padusa un’ampia zona paludosa,
caratterizzata da stagni ed isolotti di varie dimensioni, che si
estendeva dal Delta del Po fino ad Argenta ed oltre: dopo un’ampia
bonifica, l’intero territorio subì profondi mutamenti e oggi il residuo
della Valle Padusa è rappresentato dalle famose Valli di Comacchio.
Dall’ottobre del 1623 questa zona fu interessata da una serie di eventi
sismici, inizialmente di bassa portata, che rappresentarono una sorta di
“scosse preparatorie” ad un evento ben più importante, sviluppatosi
alle ore 19.45 del 18 Marzo 1624. Questo terremoto, stimato di magnitudo 5.5
e con epicentro posizionato immediatamente a Nord della cittadina di
Argenta (intensità Scala Mercalli VII-IX) portò, data la conformazione
geologico-geomorfologica del territorio, a due fenomeni ben distinti e
particolari che amplificarono gli effetti del sisma.
Data
pure la falda acquifera in prossimità del piano campagna, i terreni
superficiali, prevalentemente sabbiosi, furono soggetti al fenomeno
della liquefazione, e nei testi dell’epoca si fa
riferimento al terreno che divenne “sabbia mista ad acqua bollente”.
Il sommovimento tellurico provocò l’aumento
della pressione nel terreno fino ad eguagliare la tensione
soprastante: in questo modo si annullò la resistenza al taglio ed i
terreni, per così dire, si fluidificarono, cioè si comportarono
allo stesso modo di un fluido o comunque di un liquido pesante. Molti
edifici, trovandosi a galleggiare improvvisamente in una sorta di
fluido, affondarono o si ribaltarono proprio perché il terreno non fu
più in grado di opporre resistenza alla spinta dall’alto. Su internet spopola un video che riproduce esattamente il fenomeno, e sebbene sia un video "di fortuna" è ugualmente interessante e vi consiglio la visione per capire bene di cosa si parla.
Il fenomeno della liquefazione trova la sua massima esplicazione in situazioni ben precise
quali appunto quelle della Valle Padusa o, ad esempio, nelle spiagge
della Versilia: terreni prevalentemente sabbiosi (o sabbioso-limosi),
geologicamente recenti ed abbastanza potenti (spessore di qualche
metro), caratterizzati da una granulometria piuttosto uniforme,
normalmente consolidati e saturi o comunque con la falda freatica in
prossimità del piano campagna, rappresentano le condizioni ideali per lo
sviluppo della liquefazione se soggetti ad un sisma di particolare
intensità.
In
secondo luogo, le acque delle aree paludose furono scosse ed agitate
dalle onde telluriche. Nell’intera area delle Valli di Comacchio e soprattutto nella zona del Po di Primaro si registrarono onde
anomale, di entità ed altezza difficilmente valutabili, ma tali
comunque da abbattere argini e invadere le campagne. Fino a tutto il
Cinquecento, il Po di Primaro era un vero e proprio ramo deltizio del Po
che partiva da Ferrara, si dirigeva a sud-est, transitava da Argenta
per terminare la sua corsa in Adriatico a sud del Lido di Spina.
I lavori successivi di bonifica dell’intera area videro questo ramo del
Po scomparire, interrarsi ed essere sostituito nella sua parte finale
dall’attuale fiume Reno. Per questo, più opportunamente, oggi ci si
riferisce a questo ramo col termine Po morto di Primaro. Furono
i suoi argini ad essere abbattuti dalla furia delle acque in movimento a
seguito del sisma. In quel periodo ad Argenta vivevano circa tremila
persone e la cittadina possedeva una conformazione urbanistica
tipicamente medievale, con tanto di mura e torri. Circa il 30% delle
costruzioni andò distrutto o lesionato gravemente dal sisma mentre le
acque, pur “allagando le vie”, non provocarono gravi danni.
E siccome a noi di PensieroSpensierato piace parlare di leggende, visto che siamo nati parlando di questo (e presto torneremo a farlo!), c'è una bella diceria che riguarda lo tsunami emiliano di Argenta.
Era il 19 marzo 1624 quando, a partire dalle 2 del mattino, forti
scosse di terremoto interruppero drasticamente il sonno degli Argentani. Alla gravità del sisma si aggiunse la violenta
forza devastatrice delle acque del Po di Primaro che ruppero gli argini.
In mezzo a tanta devastazione accadde qualcosa di inverosimile. Infatti una così grande violenza sembrò fermarsi
davanti al santuario della Beata Vergine della Celletta che rimase
illeso. Si contarono solo 25 vittime. Per
questo gli abitanti con le pubbliche autorità civili e religiose si
recarono in processione alla Celletta ringraziando la Vergine Maria di
averli salvati e fecero voto di andarvi ogni anno nel medesimo giorno. È
per questo che ogni anno, il 19 marzo si rinnova il rituale del
pellegrinaggio al santuario che, con la sua forma ellittica è uno dei
monumenti più rappresentativi della città di Argenta. FONTE: ilrestodelcarlino
Quello di Argenta rimane dunque uno dei rari
tsunami “di acque interne” registrato nel nostro paese.
FONTE: meteoweb.eu
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