Terremoto politico in lombardia. qualcosa non quadra

Creato il 13 ottobre 2015 da Conflittiestrategie

Sarà solo un caso ma è meglio non dimenticare certi episodi del recente passato che segnalano ampiamente in che razza di Paese viviamo. Questi sono i fatti odierni, come riportatati dal Giornale: “Bufera sulla Regione Lombardia: in manette il vicepresidente”. Il vicepresidente di cui si parla è Mario Mantovani, l’uomo più importante di Forza Italia nella giunta lombarda. Insieme a lui sono state arrestate altre due persone ed indagate dodici. I reati contestati vanno dalla concussione alla corruzione. Tra i raggiunti dall’avviso di garanzia spunta il nome del leghista Massimo Garavaglia, assessore al Bilancio della giunta che guida la Regione. Garavaglia non è solo un esponente del partito di Salvini ma è colui che, da senatore dei lùmbard, denunciò le pressioni degli ispettori della BCE per far cadere Berlusconi e nominare Monti come suo successore. Garavaglia spifferò tutto qualche mese dopo i fatti, in un convegno in Val di Susa, portando allo scoperto il complotto per defenestrare il Cavaliere, sgradito ad ambienti politici e finanziari stranieri, e rimpiazzarlo con un tecnico di scuola Trilateral e Bilderberg, nonché ex Goldman Sachs e Commissario Europeo, maggiormente disponibile ad attuare quelle riforme lacrime e sangue che i membri del governo regolarmente eletti dal popolo si rifiutavano di varare. Di più, si trattava anche di garantire il rientro completo dell’esecutivo nell’alveo atlantico dopo gli smottamenti filo-russi di quello precedente e i numerosi accordi tra le imprese strategiche del Belpaese e quelle russe nel settore energetico.

Ecco quello che disse Garavaglia in pubblico il 21 settembre 2012:

“Monti viene fatto senatore a vita il 9 di novembre. Il 10 siamo in commissione bilancio a chiudere la finanziaria in commissione, e quello stesso giorno vengono a interrogarci gli ispettori della BCE – della Banca Centrale [Europea] – e di Bruxelles, perché eravamo sotto inchiesta.
E ci interrogano: il presidente Giorgetti della Camera [Ndr. Giancarlo Giorgetti – presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati], me, Azzolini [Ndr. Antonio Azzolini – presidente della Commissione Bilancio del Senato], il presidente e il vicepresidente delle due commissioni.
Ci fanno tutto il loro bell’interrogatorio, alla fine l’ultima domanda è: “ma voi sosterrete il governo Monti?” Mi g’ha disi [tr. io gli ho detto]: “ma, vedremo. C’è un governo in carica, se cade vedremo chi verrà nominato e decideremo.” “No, no, no. Verrà fatto il governo Monti. Voi lo sosterrete?” Al che ti girano un po’ i santissimi. Gli dico: “no, non funziona così. Noi siamo stati eletti in una maggioranza, se la maggioranza non sta più in piedi si va e si vota e il popolo decide chi governa.”“No, no, no. Non ci siam capiti. Se voi non sostenete il governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi, e voi andate in fallimento.”
Ok. Questo è giovedì 10 novembre. Venerdì noi chiudiamo la finanziaria al Senato, poi va alla Camera, e Stefano [Allasia] con gli altri la vedono la domenica, e lunedì viene incaricato Monti. Martedì è premier. Tutto bello semplice. Quindi questo discorsetto, che è stato fatto a noi, evidentemente è stato fatto anche ai leader politici – noi eravamo solo interrogati in quanto tecnici della materia – e tant’è che all’inizio anche Di Pietro era in sostegno a Monti perché ci aveva creduto anche lui a questo ricatto dello spread, e così è andata…”

Forse qualcuno con la memoria lunga ha deciso di fargliela pagare, colpendo così anche il suo partito in forte ascesa di consensi, nel cuore del territorio che l’ha tenuto a battesimo?
Come suggeriva il compianto Andreotti a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca. Quasi sempre.