Gli anni '80 possono essere definiti senza ombra di dubbio il periodo d'oro per il (sotto)genere slasher. Gli anni di una fortuna iniziata nel 1978 con l'epigono Halloween e continuata con i successi di Venerdì 13 o Nightmare on Elm Street. Intanto nel 1980, l'anno di passaggio tra un decennio e l'altro, uscì Terror Train, slasher canadese diretto da un Roger Spottiswoode al suo primo lungometraggio.
Un gruppo di ragazzi festeggia la fine del college. Per l'occasione ha affittato un treno su cui dar vita al party in maschera più grandioso di tutti i tempi. Peccato che assieme a loro ci sia un serial killer trasformista che ha deciso di vendicarsi di uno scherzo finito male di tre anni prima.
Vuoi perché a modo suo è stato uno slasher atipico, vuoi perché nel cast c'è la scream girl per eccellenza Jamie Lee Curtis, ma Terror Train è tutt'ora un cult e nel periodo della sua uscita ottenne un insperato successo di pubblico e di critica. Niente male per un film costato 3,5 ml di dollari e girato in quattro settimane da un esordiente. Slasher atipico, ambientato quasi interamente su un treno, con un killer psicopatico di cui si intuisce già l'identità ma ugualmente inafferrabile. L'assassino infatti, le cui origini vengono raccontante negli angoscianti primi dieci minuti di pellicola, si cela tra maschere e ipotesi, dietro le identità altrui e le illusioni di un cinema che non nega di essere finzione. Il viaggio diventa così un incubo da cui non si può fuggire, in cui il principio di identità non viene negato ma diventa campo da gioco in cui si confonde e si trasforma. In fondo quelli del college sono gli anni della formazione personale (e sessuale) oltre che culturale.
Spottiswoode gioca con la tensione, parte in quarta, rallenta, arriva quasi alla sospensione dell'orrore. Si concentra sulle dinamiche personali e di gruppo nonostante i personaggi sembra siano stati messi lì con l'unico scopo di essere fatti a pezzi. Poi, nell'ultima mezz'ora, accelerare nuovamente il ritmo fino al finale concitato e ai titoli di coda privi di un vero e proprio accompagnamento musicale. Tutto questo in contrasto con l'ambientazione angusta che amplifica a dismisura il senso di oppressione e angoscia nello spettatore (e nei protagonisti). Anche il gore è presente, tra gole sgozzate e teste tranciate, ma non è mai spinto come non è spinta la componente erotica, appena accennata. La sessualità e la sua scoperta sono il punto di partenza per l'evolversi dell'orrore, non il fine.
Oggi la fortuna di questo film sembra essere finita, lo slasher è cambiato con la rivoluzione anni '90 e con lui i gusti dello spettatore. In effetti di tempo ne è passato tanto e lo si capisce guardano un David Copperfield giovanissimo (nel cast) che ancora non era diventato l'illusionista più famoso del mondo. Nonostante ciò Terror Train è un pezzo di storia e un film che, nonostante sia stato ridimensionato, si mantiene su gli standard medi dell'epoca. Per me poi ha un valore sentimentale, essendo un regalo della mia mater, a cui dedico questo post.