TERRORE ITALIANO 1,2,3
Autore: Daniele Francardi
Pagine: 300
Edizioni: Universitalia
Arrivato al terzo capitolo, la serie di libri intervista Terrore Italiano, edito da Universitalia per la collana Horror Project, puo’ essere un ottimo metro di misura per fare il punto della situazione. Ormai è un discorso che va avanti da almeno un decennio, e gli strascichi probabilmente provengono da ben prima, ma l’annosa questione sulla rinascita e caduta del cinema di genere horror italiano (ma perché non dire cinema tout court?) è da tempo sulla bocca di tutti. Opinioni svariate, dichiarazioni di intenti, editti rivoluzionari e tantissimo altro venire da ogni parte. La volontà c’è ma la forza di volontà assolutamente no. Molto dire e poco fare, e spesso male. Questo perché probabilmente non ci si è mai fermati sul focalizzare il problema in generale, e non il proprio personale, come spessissimo capita anche a professionisti che cadono nella trappola dell’autoreferenzialismo. Allora l’autore del libro, Daniele Francardi, si è occupato di ricercare e intervistare chi il cinema lo fa, o quantomeno ne circuita intorno in diversi modi. Registi, sceneggiatori, autori, critici e quant’altro abbia apportato elementi al cinema di genere negli ultimi anni, un compendio, o se vogliamo un convivio non ufficializzato, in cui è possibile tastare il polso alla situazione attuale. Chiaramente i risultati, le opinioni, le visioni sono a volte anche diametralmente opposte, ma l’occhio preciso e chirurgico può effettivamente rendersi conto di chi ha le idee chiare e chi meno. Evitando di fare un elenco sterile di nomi, basti dire che Terrore Italiano spazia tra ogni tipo di produzione, da modesta a meno modesta, e forse si potrebbe rilevare che l’autore, suo malgrado, identifica il problema di non riuscire a toccare concretamente il mercato in una generale piangeria, che d’altronde è la caratteristica tipica del popolo italico. Un trittico che, oltre a fotografare la situazione attuale, è fondamentale per chi voglia approcciarsi all’attività di film maker, in ruoli diversi, visto che analizza, attraverso le parole dei protagonisti diretti interessati, le problematiche e vicissitudini della vera palestra del cinema: l’indipendente.
Gianluigi Perrone