La realtà è ben diversa.
Il Global Terrorism Index (GTI) (un indice statistico creato dall'Università del Maryland che monitorizza tutti i casi di terrorismo nel mondo compilando una classifica per stato in base anche al numero di atti, alla quantità di morti e feriti oltre che di danni prodotti) ci dice che le 32.658 vittime del terrorismo (quasi raddoppiate rispetto al 2013 - nel 2000 erano 3329) nel 2014 si concentrano per l'80% in Afghanistan e Iraq (per puro caso due dei paesi in cui dovevamo esportare la democrazia), mentre il maggior numero di attacchi sono stati portati a termine da Boko Haram in Nigeria.La classifica del GTI vede primeggiare in questa tristissima e orrenda classifica l'Iraq, l'Afghanistan, la Nigeria, il Pakistan, la Siria, l'India, lo Yemen, la Somalia, la Libia e la Thailandia. Paesi di aree, cultura e religioni diverse. Il primo paese europeo, il Regno Unito, si trova in 28° posizione.Ma, quello che salta maggiormente agli occhi (e che dovrebbe farci riflettere tutti) è che il numero dei morti per terrorismo nel mondo subisce una rapida impennata dopo l'inizio della guerra civile siriana. Nemmeno gli attacchi dell'11 settembre e la successiva invasione dell'Afghanistan e poi dell'Iraq sono riusciti a determinare un simile effetto.Appare evidente che la questione siriana (così come nel passato è stata quella palestinese) ha avuto una funzione importante nella geopolitica e nell'incremento del terrorismo.
Ecco il Report completo del Global Terrorism IndexEcco il sito del Global Terrorism Database, dove sono inseriti oltre 140 mila attacchi terroristici dal 1970 al 2014 in un database open-source.