“In considerazione delle nevicate imminenti, è disposta, dalla giornata di mercoledì 1 febbraio, la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per due giorni, a titolo precauzionale”.
Il comunicato compare alle ore 16 sul sito della città della scuola, e conferma le voci che si erano rincorse durante tutto il giorno: “scrutini rimandati!”, “domani sarà chiuso tutto!”, “no, solo il pomeriggio”, “sì, per l’intera settimana”.
Alla ‘povna lo comunicano, nell’ordine, la collega di Snape, la Piccola Donna, la Compaesana e la Timida. E, per quanto la cosa le faccia girare parecchio i cosiddetti, non le resta che prenderne atto, e stare a casa.
Però – riflette mentre si sfoga con Mafalda, in una conversazione telefonica – è mai possibile che non ci possa essere una qualche via di mezzo? L’anno scorso – come è, come non è – a causa della mancata precisione di intervento (e nonostante la neve fosse stata annunciata con anticipo), la ‘povna rimase bloccata per sette ore, in mezzo al gelo, sopra il treno; due anni prima, invece, pure. Quest’anno dunque, per non saper né leggere né scrivere, li lasciano a casa tutti così, a minchia, senza che un fiocco di neve o quasi (almeno nel momento in cui l’ordinanza viene pubblicata ufficialmente) sia ancora caduto su tutta la regione. E la ‘povna – che, come ha detto, ad andare a scuola si diverte – resta così, in preda a una rabbia impotente. E continua a chiedersi, in tono sommesso, ma costante, quando sarà possibile prendere atto che una neve che cade almeno un paio di volte all’anno non può più costituire, a nessun titolo, un caso di emergenza. In modo che – tra lasciare i cittadini al freddo e al gelo come bestie, o impedire ai lavoratori e studenti di recarsi legittimamente a scuola – si possa configurare una terza via, fatta di spazzaneve, manutenzione e sali anti-ghiaccio. Chissà. Come in un paese normale.