Treno San Pietroburgo – Mosca, Russia, 16 mag 2011, giorno 126, ore 01:17
I treni russi hanno tre classi. La prima classe è senza dubbio quella più decorosa. Due letti per scomparto e un materasso che anche i più pignoli sarebbero costretti a ritenere tale. Si trovano i passeggeri più schizzinosi, gli elegantoni della strada ferrata. La seconda è gia meno pregiata, quattro letti per scomparto e i materassi si assottigliano. Si trovano le famigliole, i pendolari con le valigie di cuoio e quelli che nel secolo scorso sarebbero stati definiti i commessi viaggiatori. La terza classe è la mia. E’ la classe del popolo senza ombra di dubbi. Backpackers, russi del volgo e birre abbondano tra i sei letti per scompartimento di due metri per due. E’ la classe fatta da gente in mutande, piedi nudi e sudici, chiacchiere ad alto volume (complice anche l’alcol) e calze bucate. I materassi sono in pratica dei teli molto spessi e quelli alti faticano a trovare la posizione per dormire. E’ una classe che sa di copechi, non di rubli e certo non di euro. Decisamente è la mia classe. Il biglietto russo non è tanto chiaro. Lingua a parte, non riuscivo proprio a capire quale fosse il numero del posto. Ho chiesto aiuto e mi hanno indicato un sedile. “No. Error. Bed”. La tipa mi ha guardato come si guarda uno scemo, ha ribaltato il tavolino che stava tra i due sedili e mi ha detto: “Bed”. E’ sempre bello imparare cose nuove.
Nei treni russi come in quelli cinesi c’è il distributore di acqua calda, solo che qui c’è anche quello di acqua da bere, a temperatura ambiente, quando funziona. Vantaggio Russia. Come già visto, i vagoni sono riscaldati autonomamente da una caldaia indipendente a legna o a carbone, e anche se è primavera e il riscaldamento è spento, l’odore di fuoco, di fumo e di freddo passato ancora permea l’aria dei vagoni. E’ molto pittoresco. Anche i colori sono quelli del passato. Verde oliva, amaranto, finto oro. Tessuti una volta nuovi adesso sono i testimoni dello sfarzo, o non sfarzo, di un tempo. Una specie di souvenir del comunismo o forse dell’era zarista, chissà.
La stazione di San Pietroburgo a mezzanotte è molto diversa da come me l’ero immaginata. Pochi barboni, qualche ubriaco, tanti viaggiatori e un numero incredibile di poliziotti. Mi sarei aspettato qualcosa sul genere di Zagabria, invece sono stato piacevolmente sorpreso. I poliziotti, sebbene in forze, svolgono per lo più un lavoro di direzionaggio. Stazionano a tutti punti di entrata ed uscita e ti fermano se stai entrando o uscendo dalla parte sbagliata. Non so perchè ma in Russia ogni portone o è un’entrata o è un’uscita. Mai tutte e due le cose. Se per caso sbagli porta e vuoi tornare indietro, semplicemente non puoi. Spesso ti tocca fare un sacco di strada per tornare indietro. E’ la Russia, non c’è niente da fare. Prossima fermata: Mosca.