Tessera del Tifoso e Fidelity card: partendo dal caso Livorno-Roma, una triste analisi dei “non” diritti dei tifosi

Creato il 08 settembre 2013 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Con la Determinazione n. 6 dell’8 febbraio 2012, cui Federsupporter aveva dato il proprio contributo, sentita, al riguardo, dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, quest’ultimo aveva stabilito che i possessori di fidelity card

“possono acquistare per le trasferte un tagliando dello stadio, ove sia attivo ed efficiente il collegamento con Questura on line , anche – per il settore ospiti- per un proprio conoscente, previa presentazione della fidelity card.

A seguito di tale Determinazione, rientrante nell’ambito dei meccanismi di semplificazione dell’accessibilità agli stadi, alcune società hanno varato specifiche fidelity card.

Tra queste, la AS Roma ha creato una specifica fidelity card denominata “AS Roma Club Away“, con la quale i sostenitori, anche non in possesso della tessera del tifoso “AS Roma Club Privilege”, purchè in assenza di motivi ostativi, possono acquistare i tagliandi di ingresso per i settori ospiti in tutti gli stadi d’Italia nei quali la AS Roma disputa le sue gare in trasferta.

La card, con durata triennale, è stata e viene offerta al costo di €20,00, sprovvista, a differenza della AS Roma Club Privilege, di chip e di RFID e, in particolare, di circuito di pagamento bancario.

Ciò premesso, con Determinazione n. 28 del 31 luglio scorso, l’Osservatorio, senza, peraltro, questa volta, aver preventivamente sentito Federsupporter, ha invitato il Questore di Livorno a valutare l’opportunità di impartire al dirigente del GOS le indicazioni di propria competenza al fine di adottare misure organizzative volte a consentire, per la gara Livorno – Roma del 25 agosto scorso, l’acquisto dei tagliandi per i posti riservati agli ospiti ai soli possessori della AS Roma Club Privilege card, con esclusione dei possessori della AS Roma Club Away card.

Il Questore di Livorno, in accoglimento di tale invito, ha, poi, effettivamente adottato le suddette misure, sicchè gli oltre 6.000 possessori della Away Card non hanno potuto assistere alla gara in questione.

Ciò ha suscitato la reazione dell’Associazione rappresentativa dei tifosi della AS Roma, MY ROMA, che, con proprio Comunicato del 22 agosto scorso , ha contestato:

  • Che la AS Roma Club Privilege Card (tessera del tifoso) non presenta alcuna differenza, dal punto di vista della sicurezza, rispetto alla AS Roma Club Away Card ( fidelity card), essendo identici gli eventuali motivi ostativi al rilascio di entrambe le card;
  • Che il numero dei tifosi in possesso di Away Card i quali, secondo l’Osservatorio, erano stati denunciati, in occasione di precedenti trasferte, per episodi di violenza, erano in numero assolutamente esiguo (lo 0,011% ) sul totale dei possessori di detta card, così da non giustificarsi la misura preclusiva adottata;
  • Che vi era stata una disparità di trattamento in negativo nei confronti dei tifosi della AS Roma, non essendosi adottate analoghe misure nei confronti di tifosi di altre squadre resisi autori di episodi di violenza ben più numerosi e più gravi ;
  • Che i tifosi non sono oggettivamente responsabili del comportamento di altri tifosi e che, quindi, la stragrande maggioranza di essi non può essere ritenuta responsabile del comportamento di pochi o pochissimi che vanno perseguiti individualmente;
  • Che, essendo il tifoso anche un consumatore, avendo corrisposto per l’acquisto della AWAY card €20,00, deve vedersi riconosciuto il diritto al rimborso in tutti quei casi in cui, per ragioni ad esso non direttamente imputabili, viene impedito dall’uso della card stessa.  

Federsupporter non può che condividere, in toto, le sopraelencate contestazioni.

Con nota del 23 luglio 2012, Federsupporter aveva sottolineato, con riferimento alle Determinazioni n. 6 dell’8 febbraio e n. 12 dell’8 marzo 2012 dell’Osservatorio, che, per fidelity card, doveva intendersi “qualsiasi card/tessera realizzata nell’ambito del programma tessera del tifoso”.

Pertanto, anche alla luce dei chiarimenti e delle precisazioni fornite dall’Osservatorio direttamente a Federsupporter, la fidelity card, almeno dal punto di vista della sicurezza, era ed è alternativa e sostitutiva rispetto alla tessera del tifoso.

Tale equiparazione era dovuta, in gran parte, al processo di semplificazione dell’accessibilità agli stadi, messosi in moto dopo che, grazie alle iniziative giudiziarie di Federsupporter, in unione con Codacons, sia il Consiglio di Stato il 7 dicembre 2011 sia il TAR del Lazio il 18 aprile 2012 avevano sancito che, essendo stata istituita la tessera del tifoso con esclusiva finalità di prevenzione generale in funzione di una maggiore sicurezza negli stadi, il rilascio dell’abbonamento, condizionato al possesso della tessera inscindibilmente collegata ad una carta di credito prepagata ricaricabile, doveva essere considerato illecito, assumendo i tratti di una pratica commerciale scorretta ai sensi del Codice del Consumo.

Era la prima volta che la giurisprudenza amministrativa riconosceva espressamente al tifoso la qualità ed i conseguenti diritti del consumatore, mentre, fino a quel momento, le società di calcio e tutto il sistema calcistico ed anche l’ordinamento generale avevano inteso il tifoso come un soggetto privo di diritti e di tutela, mero destinatario di obblighi e divieti, nonché, nella migliore delle ipotesi, come un “cliente”  soltanto in malam partem : cioè, da sfruttare economicamente a proprio piacimento.

A questo proposito diventa quantomeno urgente e necessario che venga approvata la proposta di legge, integrativa del Codice del Consumo attualmente in vigore, a tutela del consumatore sportivo presentata da Federsupporter, anche in occasione del recente Convegno tenutosi a Roma il 10 aprile, e contenuta nel libro “La società sportiva come impresa di servizi: il supporter consumatore” di a. Parisi e M. Rossetti,  edito da Tempesta Editore 2012.

La stessa – negativa- impostazione si rinviene in recenti casi che hanno visto protagonisti i tifosi della Roma e della Lazio, i quali, dopo aver sottoscritto gli abbonamenti, rispettivamente, nei settori di Curva Sud e di Curva Nord dello Stadio Olimpico, si sono visti precludere l’accesso ai predetti settori.

Quanto sopra a seguito di decisioni degli  Organi della Giustizia sportiva per manifestazioni di razzismo provenienti dagli indicati settori in occasione di precedenti gare (per maggiori dettagli e approfondimenti sulla vicenda vedasi le note del 28 agosto scorso).

Ancora una volta, dunque, i diritti dei tifosi, quali consumatori, vengono ignorati e calpestati.

In sostanza, l’ordinamento sportivo, rispetto al quale, come più volte evidenziato dagli Organi della Giustizia sportiva, i tifosi sono ritenuti estranei, non li ritiene, incoerentemente, estranei quando si tratta di comminare sanzioni previste dallo stesso ordinamento; sanzioni  che ne ledono diritti soggettivi rilevanti nell’ordinamento generale.

È evidente, infatti, che il divieto generalizzato e indiscriminato di assistere a gare nei confronti di persone assolutamente estranee a comportamenti violenti o espressivi di razzismo, gare per le quali sono stati pagati dei corrispettivi per potervi assistere, costituisce una sostanziale traslazione della responsabilità oggettiva che, nell’ambito dell’ordinamento sportivo, grava sulle società, anche sui tifosi, oltre a costituire per le società stesse, dal punto di vista civilistico, un arricchimento senza causa.

E ciò, è opportuno ribadirlo, nonostante che i tifosi  e chi, come Federsupporter, li rappresenta, siano considerarti del tutto estranei al suddetto ordinamento e nonostante che non sia riconosciuto loro alcun diritto di rappresentanza nelle Istituzioni sportive, al punto da far risaltare come non mai attuale lo slogan di Federsupporter, mutuato, parafrasandolo dalla Rivoluzione americana, “no payment without representation”.

Sorprende e lascia perplessi che un esponente di spicco del sistema calcistico, quale l’attuale Presidente della Lega Calcio di Serie B, Dr. Andrea Abodi, in un suo intervento su “La Gazzetta dello Sport” del 27 agosto scorso, dichiari, solo ora, che la tessera del tifoso è inutile e che “nella ricerca di soluzioni, è necessario raccogliere dai principali interlocutori istituzionali la disponibilità a ragionare insieme al mondo del calcio e sempre insieme trarne risposte rapide, di buon senso e integrate tra loro”.

Ma quando mai nella “ricerca di soluzioni” il sistema calcio ha ricercato e perseguito il dialogo e il confronto , ha “ragionato insieme” con i tifosi e con quelle Associazioni che li rappresentano, non considerate” principali interlocutori”, dimenticando il piccolo dettaglio che sono proprio i tifosi che, direttamente ed indirettamente, finanziano e mantengono in vita il predetto sistema?

E dov’era il Presidente Abodi quando  Federsupporter, in pratica da sola ed isolata, si batteva per correggere l’impostazione commerciale che aveva finito per assumere la tessera del tifoso, a scapito delle sue dichiarate, esclusive finalità di sicurezza ?

Perché le cose che dice oggi non le ha dette allora, quando, forse, sarebbe stato più utile ?

“Impianti nuovi o ristrutturati, sicurezza, acquisto semplificato dei biglietti, politiche di fidelizzazione e servizi per i tifosi, comportamenti e bisogni adeguati da parte dei protagonisti”, così come invoca il Presidente Abodi, sono tutti ottimi propositi, ma per essere credibili bisogna che "i principali interlocutori istituzionali” la smettano di predicare bene e razzolare male.

In particolare, per prima cosa, i ”signori del pallone” dovrebbero osservare le regole che essi stessi si danno, anziché violarle o aggirarle ad ogni piè sospinto, oltre a non violare ed aggirare le norme dello Stato ( vedasi le varie “Calciopoli”, “Scommessopoli”, “Calcio malato”) , nonché dovrebbero cominciare a considerare i tifosi come i propri pregiati clienti, invece di trattarli, come hanno fatto finora, quali “utili idioti” da sfruttare e spremere, soprattutto economicamente, in ogni modo possibile e senza alcun riguardo.

Che fine hanno fatto, a titolo esemplificativo, gli inviti alle società di cui alla Determinazione n. 6 dell’8 febbraio 2012 dell’Osservatorio ad arricchire le fidelity card di “servizi al tifoso, tenendo conto in particolare delle esigenze tipiche di coloro che frequentano lo stadio e, dunque, offrendo anche convenzioni con esercizi di ristorazione all’interno (per l’acquisto ad esempio, a prezzi calmierati, di bevande e generi di conforto) o, in prossimità degli impianti, con le aziende erogatrici di servizi“? 

Quanto costa per un tifoso acquistare allo stadio una bottiglietta di acqua minerale ? Non meno di  3 euro! E le condizioni dei servizi igienici ?

E che fine hanno fatto, quale misura da attuarsi nel medio periodo, sempre di cui alla richiamata Determinazione, “le iniziative opportune al fine di rivedere  il divieto di vendita di biglietti nel settore ospiti nel giorno della gara“? (in molte città, nel giorno della gara, non si vendono neppure i biglietti dei settori non ospiti).

E, ancora, hanno le società dato attuazione alle sollecitazioni dell’Osservatorio e alle prescrizioni dell’UEFA e della FIGC in ordine alla costituzione di funzioni preposte ai rapporti con i tifosi  (si badi bene, non singole persone ma dipartimenti, strutture organizzate delle società)? E sono stati, conseguentemente e necessariamente, determinati i requisiti dei soggetti rappresentativi dei predetti tifosi con i quali le società debbono confrontarsi?  Per dialogare, infatti, bisogna essere almeno in due ed è impensabile e non serio che le società possano confrontarsi con i tifosi individualmente intesi o che finiscano per doversi confrontare con “gruppi”che non offrono alcuna garanzia di trasparenza e democrazia interna e di adesione ai principi e valori della Carta Olimpica.

Per non parlare, poi, degli “impianti nuovi” , pure invocati dal Dr. Abodi; impianti che le società che li hanno voluti realizzare hanno realizzato ( Juventus) o  stanno realizzando ( Udinese) o modificando ( Fiorentina), senza bisogno di alcuna legge ad hoc.

Legge bloccata da anni in Parlamento a causa della proterva volontà di alcuni “padroni“ o padroncini” del pallone di piegarla alla realizzazione di colossali speculazioni edilizie in barba ed in spregio della legislazione urbanistica e di quella a protezione dell’ambiente.

I responsabili di comportamenti violenti o simili vanno individuati e perseguiti a tutti i livelli (amministrativo, penale,civile), essendo, o dovendo essere, possibile identificarli mediante l’uso di moderni e sofisticati impianti audiovisivi presenti e funzionanti – o che dovrebbero esserlo- in tutti gli stadi italiani.

Non si può continuare a “punirne 100 per educarne 1” e non si può continuare a procedere con il metodo delle “decimazioni”.

Non si può insistere a richiedere soldi ai tifosi senza garantire loro la possibilità di assistere alle gare.

In mancanza di questa assoluta garanzia, appare sconsigliabile, almeno dal punto di vista economico, contrarre abbonamenti, rimanendo esposti al rischio di non poter, pur senza alcuna colpa, assistere alle gare per le quali si è pagato e senza avere alcun diritto a rimborsi.

Federsupporter, in unione con il Codacons e con tutte quelle entità associative di tifosi che vorranno aderirvi, si attiverà nei prossimi giorni per studiare e mettere a punto una serie di iniziative, nelle più opportune sedi, non esclusa quella giudiziaria, come d’altronde, ha già fatto in precedenza e con successo, nonché non esclusa quella europea, nell’ambito della FSE, di cui è diventata membro, allo scopo di garantire la migliore tutela dei diritti e degli interessi dei tifosi.

Allo stesso modo, si attiverà affinchè, finalmente, dopo le ricordate decisioni del Consiglio di Stato e del TAR del Lazio, cessi, da parte delle società di calcio, l’illecita pratica costituita dall’inscindibile abbinamento fra tessera del tifoso, variamente denominata, e carte di credito prepagate ricaricabili, emesse da istituzioni creditizie e/o dalle Poste, a nulla rilevando che queste ultime siano attivabili per decisione dell’abbonato.

A questo scopo, è essenziale che, avendo la tessera del tifoso e la fidelity card le medesime, identiche finalità di sicurezza, non si determini alcuna disparità di trattamento tra l’una e l’altra, ottenendosi, altrimenti, pur involontariamente, che il discrimine, a favore della prima e a scapito della seconda, finisca per ingenerare il legittimo sospetto che, in realtà, la tessera del tifoso, più che uno strumento di sicurezza, sia o diventi solo uno strumento di business .


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