OVIDIO, poeta latino (43 a. C.-17 d. C ) «... La cosiddetta morte è solo il rivestirsi di una cosa vecchia in nuova forma e abito... È lo spirito disincarnato vola qua e là... gettato da una dimora all'altra. L'anima è sempre la stessa, solo la forma è perduta». VIRGILIO, poeta latino (70-19 a.C) «Tutte queste anime, trascorsi mille anni, un Dio le chiama in folta schiera sulle acque del Lete... Così che, smemorate della trascorsa vita, tornino a visitare i regni della Terra, sotto la volta del cielo, desiderose di avere un corpo vivente». CICERONE, scrittore, oratore e politico romano (106 43 a. C) «Altra possente prova che gli uomini conoscono molte cose prima della nascita è la loro capacità, nella tenera infanzia, di afferrare fatti innumerevoli con una rapidità che dimostra come essi non ricevano questi fatti dentro di loro per la prima volta, ma li ricordino e li richiamino alla mente». EMPEDOCLE, filosofo e statista greco (circa 490-430 a. C.) «Io una volta fui ragazzo e ragazza, cespuglio e uccello, e muto pesce nelle onde. La Natura cambia tutte le cose, avvolgendo le anime in strane tuniche di carne. Le più degne dimore per le anime degli uomini». PLATONE, filosofo greco (427-347 a.C) «O giovane... sappi che se divieni peggiore andrai in un'anima peggiore, e in un'anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha del simile. Questa è la giustizia celeste...». PITAGORA, filosofo greco (571-497 a. C) «Il ritorno e il karma sono necessari per lo sviluppo dell'anima». PLOTINO, filosofo neoplatonico (205-270 d. C.) «Quando avviene l'uccisione di un personaggio in un dramma, l'attore cambia il suo trucco ed entra in una nuova parte. Naturalmente l'attore non è stato veramente ucciso; ma, se morire è solo cambiare corpo come l'attore cambia costume, o anche uscire dal corpo come l'attore esce dalla scena quando non ha più nulla da dire o da fare, cosa c'è di tanto pauroso in questa trasformazione degli esseri viventi l'uno nell'altro? Le uccisioni, la morte... tutto deve apparirci come lo spettacolo del cambiamento delle scene a teatro... [Sul palcoscenico] ogni uomo ha il suo posto, un posto che si conviene al giusto come al malvagio: ...là parla e agisce, nella bestemmia e nel delitto come in ogni forma di bontà; perché gli attori portano in questa commedia quello che erano prima che la commedia fosse messa in scena...». JALALU'L-DIN RUM, poeta mistico persiano (1207-1273) «Morii come minerale e divenni una pianta; morii come pianta e divenni animale; morii come animale e fui uomo. Perché dovrei temere? Quando diminuii morendo? E tuttavia, ancora una volta morirò come uomo per elevarmi con gli angeli benedetti; ma anche lo stato di angelo supererò...». PARACELSO, medico e alchimista svizzero (1493-1541) «... Ogni essere umano ha le sue proprie tendenze: queste tendenze appartengono al suo spirito e indicano il suo stato in cui esisteva prima di nascere... Distrutto questo corpo, se ne crea un altro con proprietà simili o superiori». GIORDANO BRUNO, filosofo, poeta e commediografo italiano (1548-1600) «Io ho ritenuto e ritengo che le anime siano immortali... I Cattolici insegnano che non passano da un corpo in un altro, ma vanno in Paradiso, nel Purgatorio o nell'Inferno. Ma io ho ragionato profondamente e, parlando da filosofo, poiché l'anima non si trova senza corpo e tuttavia non è corpo, può essere in un corpo o in un altro, o passare da un corpo all'altro. Questo, se anche può non esser vero, è almeno verosimile, secondo l'opinione di Pitagora...». VOLTAIRE, filosofo e scrittore francese (1694-1778) «La dottrina della metempsicosi non è, soprattutto, né assurda né inutile... Non è più sorprendente essere nati due volte che una sola; tutto in natura è risurrezione». BENJAMIN FRANKLIN, statista, scienziato e filosofo americano (1706-1790) «Quando vedo che niente si annulla e nemmeno una goccia d'acqua va distrutta, non posso sospettare l'annichilamento delle anime, né credere che Dio voglia sopportare la distruzione giornaliera di menti già fatte, che adesso esistono, e darsi la continua pena di farne delle nuove. Così, trovandomi a esistere nel mondo, credo che, in una forma o nell'altra, esisterò sempre... Non faccio obiezioni a una nuova edizione di me stesso, sperando tuttavia che gli errata dell'ultima edizione possano essere corretti». GOTTHOLD EPHRAIM LESSING, scrittore e filosofo tedesco (1729-1781) «... Perché non dovrei tornare su questa terra tutte le volte che sia in grado di acquistare nuova conoscenza e nuovo potere? Raggiungo forse, in un solo soggiorno, tante cose da rendere inutile il mio ritorno? No certo!... O forse perderei troppo tempo? Perdere tempo! Che bisogno ho di affrettarmi? Non possiedo forse tutta l'eternità?». JEAN PAUL RICHTER, scrittore tedesco (1763-1825) «Perché non accettare questa teoria [della reincarnazione] e godere pienamente una luce che un Platone, un Pitagora e intere nazioni ed epoche non hanno disdegnato? L'anima torni pure quante volte desidera. Certo, la Terra è abbastanza ricca per concederle nuovi doni, nuovi secoli, nuove regioni, nuove menti, nuove scoperte e speranze». GEORGE W.F. HEGEL, filosofo tedesco (1770-1831) «Lo spirito, consumando l'involucro della sua esistenza, non passa semplicemente entro un altro involucro, né risorge ringiovanito dalle ceneri della sua precedente forma; ne esce esaltato, glorificato, come spirito più puro... La vita dello spirito sempre presente è un circolo di progressive incarnazioni che, viste sotto un altro aspetto, appaiono passate». FRIEDRICH VON SCHLEGEL, filosofo tedesco (1772-1829) «... L'uomo, quale è adesso, è troppo imperfetto, troppo materiale per pretendere quel più alto tipo di immortalità. Egli deve ancora entrare in forme e sviluppi terreni, sebbene più raffinati e trasfigurati, prima di poter direttamente partecipare alla gloria eterna del divino mondo della luce... L'idea della metempsicosi, accolta dal misticismo, è notevole in se stessa per la sua antichità... Essa non permette che l'anima passi alla piena libertà prima di essersi incarnata in molti corpi». CHARLES FOURIER, filosofo ed economista francese (1772-1837) «... Nei periodi in cui è libera dal corpo umano, l'anima rivive immediatamente nella grande anima del mondo, di cui è parte integrante, e disdegna la vita presente, come al momento del risveglio noi cerchiamo di dimenticare o di ricordare un sogno a seconda che sia stato piacevole o spiacevole... Dopo un periodo trascorso nella grande anima, le anime vanno a dormire e rinascono sulla Terra in un nuovo corpo... Alcuni individui eccezionali... ricordano la loro passata esistenza». HONORÉ DE BALZAC, romanziere francese (1799-1850) «Un'intera vita è necessaria per ottenere le virtù che annullino gli errori della vita precedente. Le virtù che acquistiamo, sviluppandosi lentamente entro di noi, sono gli invisibili legami che collegano ogni nostra esistenza alle altre: esistenze che solo lo spirito ricorda, perché la materia non ha memoria per le cose spirituali». ALBERT SCHWEITZER, fisico, ecclesiastico, musicista tedesco (1875-1965) «L'idea della reincarnazione contiene una molto confortante spiegazione della realtà per mezzo della quale il pensiero indiano sormonta difficoltà che sfidano i pensatori europei». CARL GUSTAV JUNG, psichiatra svizzero (1875-1961) «La rinascita, nelle sue varie forme di reincarnazione, resurrezione e trasformazione, è un'affermazione che deve essere contata tra le prime affermazioni dell'uomo». CAMILLE FLAMMARION, astronomo francese (1842-1925) «Se l'anima sopravvive all'organismo fisico, essa esisteva prima di questo organismo; dietro di noi c'è la stessa eternità che si stende dinanzi a noi... Ognuno di noi entra in questo mondo con attitudini particolari, la cui origine non si trova nell'ereditarietà». JOHANN WOLFGANG GOETHE, scrittore tedesco (1749 1832) «Sono certo che, come mi vedete, ho già vissuto cento volte, e spero anche di tornare ancora cento volte». ARTHUR SCHOPENHAUER, filosofo tedesco (1788-1860) «Se un asiatico mi domandasse la definizione dell'Europa, sarei obbligato a rispondere: è quella parte del mondo infestata dall'incredibile illusione che l'uomo sia stato creato dal nulla e che la sua nascita sia la sua prima venuta nella vita». «Le qualità innate che troviamo in un uomo e mancano in un altro non sono il grazioso regalo di qualche divinità sconosciuta, ma il frutto delle azioni personali di ogni uomo in un'altra vita». IMMANUEL KANT, filosofo tedesco (1724-1804) «Se potessimo scorgere noi stessi e gli altri oggetti quali essi sono in realtà, ci vedremmo in un mondo di nature spirituali: la comunità alla quale apparteniamo, che non ha avuto inizio con la nostra nascita, né avrà fine con la morte del nostro corpo». Federico IL GRANDE, re di Prussia (1712-1786) «So che, dopo la mia morte, la parte più nobile di me non cesserà di vivere. Anche se nella mia vita futura non sarò re, tanto meglio: sopporterò minore ingratitudine». Elisabetta D'AUSTRIA, imperatrice (1837-1898) «Dante e gli altri grandi sono anime che, da un'epoca lontanissima, sono ritornate nuovamente sulla Terra per continuare l'opera e anticipare il perfezionamento di coloro che devono venire...». ALBERT EINSTEIN, fisico d'origine tedesca (1879-1955) «Il Buddhismo è l'insieme sistematico di idee che meglio si adatta all'uomo d'oggi, l'unica via per la conoscenza e l'autoconoscenza individuale». MAURICE MAETERLINCK, scrittore belga (1862-1949) «Non vi fu mai più bella, più giusta, più pura, più morale, più feconda e consolante e, in certa misura, più probabile fede di quella della reincarnazione. Essa sola, con la sua teoria delle espiazioni e delle purificazioni successive, riesce a spiegare tutte le diseguaglianze fisiche e intellettuali, tutte le iniquità sociali, tutte le ripugnanti ingiustizie del fato». MOHANDAS K. GANDHI, uomo politico indiano (1869-1948) «Non posso pensare a una inimicizia permanente fra l'uomo e l'uomo e, credendo, come credo, nella teoria della rinascita, vivo nella speranza che, se non in questa nascita, in qualche altra potrò stringere tutta l'umanità in un amichevole abbraccio». GEORGE SAND, scrittrice francese (1803-1876) «Siamo gettati in questa vita come in un alambicco, dove, dopo una precedente esistenza che abbiamo dimenticato, siamo destinati a essere rifatti, rinnovati, temprati dalle sofferenze, dalle lotte, dalla passione, dalla malattia, dal dubbio, dalla morte. Noi sopportiamo tutti questi mali per il nostro bene, per la nostra purificazione e, per così dire, per renderci perfetti». RALPH WALDO EMERSON, filosofo, saggista e poeta americano (1803-1882) «L'anima è un'emanazione della Divinità, una parte dell'anima del mondo, un raggio della sorgente di luce. Viene dall'esterno nel corpo umano, come in una dimora temporanea, ed esce nuovamente da esso; vaga nelle regioni eteree, torna a visitarlo... passa in altre dimore, perché l'anima è immortale». WALT WHITMAN, poeta americano (1819-1892) «... E calcolando la vostra vita, siete il residuo di molte morti; certo, io stesso sono morto già diecimila volte...». «E guarderò ancora fra una o due ventine di secoli, e incontrerò il vero padrone di casa perfetto e illeso in ogni sua parte come me stesso...». EDGAR ALLAN POE, scrittore americano (1809-1849) «È ozioso dire che non sono vissuto in precedenza, che l'anima non ha avuto un'esistenza anteriore... Lo negate? Non discutiamo l'argomento. Convinto io stesso, non cerco di convincere». RICHARD WAGNER, compositore tedesco (1813-1883) «In confronto con la reincarnazione e il karma, tutte le altre concezioni appaiono frivole e anguste». LEV TOLSTOJ, scrittore russo (1828-1910) «Le opere della vita precedente danno un orientamento alla vita attuale; questo è ciò che gli Indù chiamano karma». «I sogni della nostra esistenza presente sono l'ambiente in cui elaboriamo le impressioni, i pensieri, i sentimenti di una vita precedente...». PAUL GAUGUIN, pittore francese (1848-1903) «L'anima, dimorando temporaneamente in un particolare organismo, vi sviluppa le sue qualità animali... e quando questo organismo finisce, l'anima, sopravvivendo, diviene un germe qualificato a salire di metamorfosi in metamorfosi verso una vita generale... salendo di gradino in gradino... come nella parabola della scala di Giacobbe, che saliva dalla terra al cielo... [Alla fine] tutti gli uomini diverranno dei Buddha». GUSTAV MAHLER, compositore tedesco (1860-1911) «Tutti noi torniamo: questa certezza dà un significato alla vita e non ha alcuna importanza il fatto che in una incarnazione successiva si ricordi o non si ricordi la vita precedente. Quello che conta non è l'individuo e il suo benessere, ma la grande aspirazione al perfetto e al puro che avanza in ogni incarnazione». HENRY FORD, industriale americano (1863-1947) «Ho adottato la teoria della reincarnazione quando avevo ventisei anni. Fu come se avessi scoperto il piano dell'universo... Non ero più schiavo delle lancette dell'orologio. Il genio è esperienza. Alcuni sembrano pensare che sia un dono o un talento, ma è il frutto di una lunga esperienza di molte vite». RUDYARD KIPLING, scrittore inglese (1865-1936) «Quando considero le mie incarnazioni, in ogni razza ed età, faccio le mie genuflessioni agli dei...». HERMANN HESSE, scrittore tedesco (1877-1962) «Sono già morto di tutte le morti, e devo ancora morire di tutte le morti... Ancora molte volte mi cercherete dalla morte alla nascita nella penosa via delle creazioni, sulla gloriosa via delle creazioni». ALDOUS HUXLEY, scrittore e saggista inglese (1894-1963) «La teoria della reincarnazione ha le sue radici nel mondo della realtà, come l'evoluzione, e non potrà essere respinta che da pensatori avventati». KAHLIL GIBRAN, poeta libanese (1883-1931) «Brevi sono stati i miei giorni fra voi... ma, per quanto la morte possa nascondermi, io tornerò con la marea... Sappiate dunque che tornerò dal grande silenzio... Non dimenticate che sarò ancora tra voi... Una breve interruzione, un momento di riposo sul vento e un'altra donna mi porterà». ÉDOUARD SCHURÉ, poeta e letterato francese (1841-1929) «La dottrina della reincarnazione dà una ragion d'essere, secondo la giustizia e la logica eterna, ai mali spaventosi come alle felicità più desiderate. L'idiota ci sembrerà spiegabile, se pensiamo che la sua imbecillità, di cui ha semi-coscienza e di cui soffre, è la punizione d'un suo uso criminoso dell'intelligenza in altra vita». DAVID HERBERT LAWRENCE, scrittore inglese (1885-1930) «Ciò che è in cielo può tornare in terra». HENRY MILLER, scrittore americano (1981-1980) «Prima di conoscere la teoria della reincarnazione, ero solito biasimare la mia famiglia, la società, mia moglie... Ora so con chiarezza che non devo biasimare nessun altro che me stesso. Adesso sono libero, nessun altro è responsabile». ARNOLD SCHONBERG, compositore austriaco (1874-1951) «So di continuare un cammino spirituale iniziato in epoca remota: prima della nascita di Gesù ero predicatore in Palestina». Nel nostro secolo Ci limitiamo, anche in questo caso, a una selezione. Sarebbe lunghissimo l'elenco dei personaggi del nostro tempo che hanno testimoniato la loro credenza nella dottrina delle rinascite, spesso collegandosi al Buddhismo o all'Induismo. EMILIO SERVADIO, psicoanalista (1904-1995) «Al termine del nostro ciclo di esistenze ciascuno di noi è come un'onda che entra nel mare. Io credo in questa visione vedanta, secondo cui la scintilla divina che è in noi è destinata a entrare nel Tutto, nel Dio assoluto, l'Atma».
KARLHEINZ STOCKHAUSEN, compositore tedesco «Sono sicuro di aver già vissuto qualche vita nel passato. In Giappone, in India. Chissà quando ho davvero scoperto l'arte del tè, dei fiori, del teatro No e Katakali». LEONARD COHEN, cantautore e scrittore canadese «Il Buddhismo dà tutte le risposte. E tutte le indicazioni per non produrre più karma negativo». OLIVER STONE, regista americano «Io sono sia cristiano sia buddhista. Il Buddhismo è una filosofia di vita, assai più che una religione». FRANCO BATTIATO, musicista «Da anni studio le dottrine orientali. Nella mia opera Gilgamesh ho narrato la storia del sovrano assiro-babilonese che muore e poi si reincarna nella persona di un sufi del periodo di Federico II». «L'inconscio ci comunica coi segni i frammenti di verità sepolta: quando fui donna o prete di campagna o un mercenario o un padre di famiglia» (Dalla canzone "Il Café de la Paix"). CONCLUSIONI «E se non fosse così?», può domandarsi qualcuno. Se la dottrina delle rinascite fosse soltanto un'ipotesi, una delle tante? Domanda legittima. Ma proviamo a escludere questa ipotesi per ritornare al concetto dell'unica vita. Che succederebbe? Che senso avrebbe l'esistenza? Lo vediamo ogni giorno ascoltando le riflessioni di molti vegliardi che fanno il bilancio della loro vita, o leggendo le numerose inchieste sulla terza età. Nell'ottanta per cento dei casi, gente che al termine dei suoi giorni si sente tradita dalla vita: l'avvilimento della giovinezza perduta, delle forze che mancano, della mente offuscata, del corpo avvizzito, della solitudine, dell'emarginazione, dell'impotenza. Con la segreta paura della morte incombente, del nulla. Va un po' meglio per chi crede nell'aldilà e nell'incontro con Dio. Ma anche tra costoro, nella maggioranza dei casi, il bilancio è fallimentare. Provano la profonda amarezza dei loro errori, delle loro imperfezioni, della infinita distanza tra quanto hanno fatto e quanto avrebbero dovuto fare secondo coscienza. E anche loro temono l'incognita del giudizio divino: Paradiso? Purgatorio? Inferno? C'è poi una minoranza del dieci per cento che, dotata di grande talento creativo, si sente più forte di fronte alla morte: sa di lasciare una propria traccia nel mondo: capolavori in musica, pittura, letteratura, teatro,architettura. Oppure grandi imprese politiche, grandi scoperte scientifiche. Ma anche tra costoro non mancano quelli che, avendo usato l'arte o la mente solo per ingigantire se stessi, non si rassegnano all'idea che il sipario si chiuda sugli applausi (e temono pure loro, segretamente, le ipotesi più minacciose: il Nulla, il Purgatorio, l'Inferno). Rimane la percentuale ancora minore di chi, dotato di grandi virtù e qualità morali, può dire in piena coscienza di averle utilizzate al meglio per il bene degli altri: lascia dietro di sé un prezioso patrimonio d'affetti, di insegnamenti, la realizzazione di opere umanitarie.Costoro non temono la morte, molti anzi le sorridono sapendo che li ricongiunge con il loro amato Signore Iddio, il Padre Celeste. Sono gli Iniziati. Possono chiamarsi San Francesco o Gandhi, Teresa di Calcutta o Sai Baba, oppure non avere nome, essere l'umile santa sconosciuta della porta accanto, non importa. Sono l'élite privilegiata. Eppure, anche tra loro c'è talvolta il privilegiato cattolico che, stupito dei doni gratuiti ricevuti da Dio fin dalla nascita, si domanda perché Iddio li abbia riservati a lui e non ad altri. E in qualche caso è proprio questa riflessione che gli fa scoprire la teoria equanime del karma. Per tutti gli altri, ripetiamo, il bilancio della vita è disperante. È molto difficile per loro trovare una logica nel breve e unico soggiorno sulla Terra. Chi poi è stato perseguitato dalla sventura, da atroci sofferenze, o spinto dagli eventi verso il Male, finisce la sua vita col senso totale del vuoto. Sono i nichilisti, i negatori di un Dio ingiusto che possono approdare al suicidio o ricorrere alla droga come fuga dall'assurdo esistenziale. Qualcuno obietterà: se costoro pensassero alla misericordia di Dio, al Purgatorio che può redimerli, sarebbero salvi. Può essere. Ma è quasi fatale che chi ha subito tante ingiurie dalla sorte rimanga un tenace bestemmiatore che non crede più in nulla e men che meno in un Purgatorio dove l'aiuto divino è accompagnato da secoli o millenni di severe punizioni. «Non è con le punizioni (post-mortem, aggiungiamo noi) che si può correggere chi sbaglia», dicono illustri pedagoghi. È molto più logico pensare che possiamo rimediare ai nostri errori se l'amoroso Padre Celeste ci offre la chance di tornare altre volte su questa terra, finché noi stessi, con azioni più meritorie, avremo rinnovato il nostro cuore. Fonte: www.etanali.it