Lo prevede lo schema di decreto del Mef trasmesso al Parlamento per i pareri. Le società controllate dal Mef sono state classificate in tre fasce, tenendo conto di ”indicatori dimensionali quantitativi, volti a valutare la complessità organizzativa e gestionale e le dimensioni economiche delle stesse società”. Gli indicatori individuati sono il ‘valore della produzione’ (maggiore o uguale a 1 miliardo, a 100 milioni o minore di cento milioni), ‘investimenti’ (maggiori o uguali a 500 milioni, maggiori o uguali a 1 milione, inferiore a un milione) e ‘numero dei dipendenti’ (maggiore o uguale a 5.000, a 500 o meno di 500).
Gli emolumenti per i manager saranno determinati dai Cda rispettando i tetti stabiliti dal decreto, che si applicheranno ”all’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere, comprensivi della parte variabile ove prevista” per i compensi spettanti ”all’amministratore delegato, ovvero al presidente, qualora lo stesso sia l’unico componente del Cda al quale siano state attribuite deleghe”. In prima fascia si trovano, secondo la simulazione allegata al provvedimento sulla base dei dati del triennio 2009-2011 solo Anas, Ferrovie dello Stato e Rai. Per gli amministratori con deleghe di questa fascia il tetto è fissato al 100% del trattamento economico del primo presidente di Cassazione (293.658,95 euro lordi nel 2011). In seconda fascia, sempre secondo la simulazione, ci sarebbero Invitalia, Coni Servizi, Consap, Consip, Enav, Eur, Gse, Ipzs, Sogei e Sogin, con tetto fissato all’80% del compenso di riferimento. Mentre in terza fascia andrebbero le restanti otto controllate dal ministero dell’Economia, Arcus, Cinecittà Luce, Italia Lavoro, Ram, Sicot, Mefop, Sogesid e Studiare Sviluppo, ai cui manager andrà il 50% del trattamento economico del primo presidente di Cassazione.
Il tetto agli stipendi dei manager delle società non quotate era stato introdotto dal governo Monti con il decreto Salva-Italia prima, prevedendo appunto che la classificazione per le controllate del Mef avvenisse con un successivo decreto. Il testo ora attende i pareri delle commissioni Bilancio di Camera e Senato.