Le intuizioni visive, con una regia sempre accorta nel sovrapporre il disagio ambientale a quello psicologico, vanno a plasmarsi con la costruzione di uno script perfettamente bilanciato tra dramma esistenziale – in particolare quello specifico di Josef, caratterizzato da tic nevrotici e dall’ossessione per la musica frenchcore, eterno incompreso interpretato in maniera disarmante da Karim Leklou – e thriller/poliziesco.
Nonostante il volgere a conclusione diventi scontato dai tre quarti di film in poi, il versante drammatico continua a funzionare, specie nella riproposizione – tema centrale della pellicola – di un imperituro quanto insensato/improduttivo/inquietante scontro tra miserabili.Antonio Romagnoli