Thank you, St. Peter

Da Scribacchina

Nossignori, non me n’ero dimenticata: due giorni fa cadeva la festività dei santissimi Pietro e Paolo, con l’immancabile rito della Barca di San Pietro (per delucidazioni sull’argomento vi rimando alla spiegazione che avevo fornito l’anno scorso, QUI).

Zitta zitta, ho ripetuto l’operazione come da insegnamenti di mamma.
Ed ecco, in tutto il suo splendore, il risultato di quest’anno:

Ovvio, non è una barca nel senso stretto del termine: va guardata con gli occhi della fantasia e dell’immaginazione, ricreando parti nascoste e mettendo un po’ di ordine nell’apparente caos.
Avendo alle spalle anni e anni di interpretazione dell’elemento «Barca di San Pietro», posso fare le seguenti considerazioni sul veliero 2013:

- barca ben formata, di forma allargata, tanto ampia che potrebbe sembrare un agglomerato di più barche;
- alberi di forme diverse, sottili e possenti, che puntano con decisione verso l’alto;
- disposizione armoniosa delle bollicine;
- bello stacco coloristico tra il giallo del fondo, il bianco avorio della barca e la lucente trasparenza dell’acqua del sindaco;
- nella foto non si nota, ma osservandola dal vivo sembra di riconoscere delle figure umane appese agli alberi (uhm… mi rendo conto solo ora che nell’immagine manca un pezzetto di barca, quello con la parte terminale degli alberi; la mia canonica maestrìa nello scattare foto…).

Avrete sicuramente notato l’assenza di vele e remi.
Quelli in realtà mancano sempre; forse perché sta al barcaiolo di turno costruirseli ogni giorno.
Le vele come unico mezzo per muovere l’intera barca sfruttando la forza che arriva dal mondo esterno; i remi come metafora della forza di volontà interiore.

Bene: direi che posso ritenermi ampiamente soddisfatta del responso di quest’anno.
Farò del mio meglio costruire vele e remi adeguati.