That’s what I do

Da Germogliare
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Ieri è nevicato ancora, le previsioni lo dicevano, ma io avevo creduto bene di non fidarmi, in Italia sbagliano sempre. ”Neve nel pomeriggio, 4:00 p.m.”, ma dai figurati! Esagerati, danno anche l’ora precisa… per favore… La mattina, con l’uomo di casa decidiamo di andarcene in piscina, facciamo vacanza, ecchisenefrega, prima il piacere, il resto può attendere. Fuori un timidissimo sole, l’aria è quasi tiepida, sono due giorni che vedo uccellini in giro per i prati a beccare cibo, gli scoiattoli e le oche li avevano preceduti al primo cambio climatico, li vedo accogliere i piccoli volatili come a indicare dov’è il buon conservato sotto la neve e ora svelato.  La gente per i marciapiedi con i cani al guinzaglio in una mano e il caffè nell’altra; i solitari in tuta, e la musica nelle orecchie; le comunelle a passeggio, chiacchiereccio di lingue di un mondo globale.

In piscina.  I movimenti riscaldano i muscoli, fino ad arrivare alle ossa, l’acqua diluisce i pensieri e stempera la mestizia. A rana, con la bocca immersa e solo le narici fuori per respirare, muovo il meno possibile quell’acqua nella vasca, che c’è poca gente e vorrei sembrasse un quadro a olio con le onde che si alzano come la materia colorata, morbida, prima dell’asciugatura. A delfino, con gli occhi aperti, giù a toccare il fondo, cercando di salire in fretta su con il fiato a finire, fuori, respirando a pieni polmoni mentre i capelli ricadono sul volto a disturbarmi la vista e farmi sentire sirena. Insieme in ammollo, lasciandoci cullare dalle bolle, il vapore che sale, ci guardiamo ridendo, girandoci a osservare le vetrate, increduli, la neve, fiocca che pare un film di Natale in montagna.  Sono le 11:00 a.m., lo dicevo io che ‘sti canadesi tanto precisi non sono.  Uscendo portiamo quel buonumore a casa, lo facciamo salire in macchina, giurandoci reciproca tutela a custodirlo per farlo perdurare. L’uomo di casa dice che erano anni che non si vedeva tutta questa neve ad aprile, lui non se la ricorda una primavera capricciosa simile. Eh certo, le nostre risa passeranno alla storia, insieme alle nevicate di aprile.

E allora guardo quelle foto scattate nei giorni trascorsi, in cui anche lì dove sono impresse temperature che scendono sotto lo zero, a vederle oggi paiono condurre tepore.  Ripenso alle cose dette qui, sparpagliate, raccolte in cumuli di più vite per farne un’unica storia; alle telefonate che attraversano l’oceano, facendomi stringere a pugni le mani, mentre percepisco la carezza sulla testa e un bacio sfiora la guancia; a quelle che fanno più vicinanza, pur sperdute per le vie nella grande mela; e scendono delle lacrime.  Sarà la febbre, sarà l’arrivo del ciclo, noi donne la risposta la conosciamo sempre, ma sappiamo anche camuffarla in altre rilevanze. Così oggi mi tengo gli occhi gonfi e i capelli arruffati stretta nel mio lungo cardigan di lana mélange, tirando su il colletto a scaldare il collo, che i capelli, pur essendo tanti e lunghi, più della partenza, non bastano al bisogno.  E l’uomo di casa mi chiede di uscire, di coprirmi e seguirlo. “Devo proprio?”. “ Devi! “ . E’ grande e grosso. Sorride rivelandosi nella mia stanza a metà, da dietro la porta, un occhio solo vedo, da sembrare di un irresistibile cretino, ma anche no, e certo non posso rifiutarmi. “Si va a prendere il pranzo. Scegli!”, mi chiede, ha già scelto in verità. Torniamo che il tavolo è apparecchiato. Aragoste e vino. Oggi festeggiamo! I lacrimoni scendono copiosi a temporale, tiro su con il naso (ops! E’ colpa del raffreddore). Gelato con le fragole. Sorrisi. Io. Un bacio con schiocco. Lui. Una pacca sulla schiena. “Thank you! You have a good heart man”.  E allora ripenso a quell’Italia lontana, io oggi pronta a lasciarla, che solo due giganti e il loro cane, qualche principessa e poco altro porterei sulla mia arca per attraversare ancora l’oceano. E mostrare come sia possibile provare a realizzare l’inimmaginabile, quando sai che c’è qualcuno pronto ad aspettarti per accoglierti con un sorriso quando ti girerai; non chiedendo nulla in cambio perché, ti dice, c’è un amore che non chiede pegno giacché è naturale, di natura, forza generatrice.

Barbra Lica – My Romance



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