“The Affair” di Sarah Treem e Hagai Levi: la serie fatta di persone, non di personaggi (a parte Oscar)

Creato il 05 gennaio 2015 da Alessiamocci

La Serie Tv più bella del 2014 a mio avviso è The Affair, di Sarah Treem e Hagai Levi per la Showtime. In molti hanno parlato di questo prodotto elogiando il fatto che ciascuna puntata è divisa in due: in una si vede il punto di vista di lui, Noah, professore con quattro figli sposato a una donna ricca, nell’altra di lei, Alison, cameriera di una città di vacanza, cui è morto un figlio di quattro anni, e che da allora è in crisi con se stessa e con il marito. I due ovviamente hanno una relazione adulterina, da qui il titolo.

In realtà, secondo me, l’effetto Rashomon non è ciò che di più importante il telefilm veicola, anche perché – a ben vedere – la regola viene spesso infranta, ovvero quando si mostra all’opera il detective che sta indagando sulla morte del cognato di Alison (vicende che non possono essere interne al punto di vista né di Allison, né di Noah).

Certo, l’idea di completare la versione di uno con quella dell’altro (a volte i punti di vista si susseguono, e la storia procede temporalmente, passando solo da lui a lei, ma, più spesso, l’accaduto viene completamente rivisto, con l’aggiunta di vicende personali di uno o dell’altro, e mettendo in luce i personaggi secondari (in particolare Cole, il marito di lei, ed Helen, la moglie di lui) in base a chi guarda (Helen è fredda e snob se la vede Allison, organizzata e schietta se la vede Noah).

Vi sono poi cose ovvie – ma importanti – come la diversa descrizione del litigio nell’episodio 4, che nel racconto di Noah è abbastanza banale per due persone nella loro posizione, assume contorni molto più angoscianti nella narrazione di Alison. Questa differente visione ci permette di comprendere l’inconscio dei due (esempio: Noah dal suo punto di vista è sempre un ottimo padre. Non da quello di Alison).

Dominic West e Ruth Wilson recitano magistralmente, e la scelta dei due punti di vista serve a farci capire non tanto che dobbiamo scoprire quale personalità sia quella vera, quale storia raccontata sia quella giusta, ma come i due personaggi – come ogni essere umano – vivano le stesse identiche situazioni in maniera completamente diversa, in base anche all’idea che essi hanno di sè. La vita è questa e il punto di vista è inaffidabile. Sempre. Il che prova di nuovo che le serie tv sono il grande romanzo del XXI secolo.

Ma, dicevo, non è questo il fatto principale. Ciò che rende The Affair quasi perfetto è la capacità non solo di tracciare i personaggi (Alison è articolata, coerente, meravigliosa), ma di essere credibile e di presentare dinamiche vere. Più volte, guardando The Affair, mi sono detta: sì, questo è ciò che accadrebbe. E non parlo solo di Noah e di Alison, ma – soprattutto – di Cole e di Helen. Di come la relazione diventa un rapporto, sicuramente costruito sul tanta sofferenza e tanta mancanza. Di come i sentimenti che vediamo sullo schermo siano sempre autentici.  Cherry, la madre di Cole, è autentica, i genitori di Helen lo sono, Whitney lo è. È tutto (o quasi) talmente vero che, a mano a mano che la storia procede, non si può non dire: vero, così andrebbe.

Quindi ci si immedesima con tutti. Helen non è una cattiva, un villain, né lo è Cole. Sono personaggi/persone che a loro volta comprendiamo, compatiamo, perdoniamo, per cui facciamo il tifo tanto quanto per Alison e per Noah.

Unica pecca della storia: perché Alison va a letto con Oscar? O, meglio, perché Oscar esiste? Ecco, Oscar non è credibile per nulla. Serve solo per far sviluppare il plot, ma non è nessuno.

Quando la serie è iniziata, a Montauk, la narrazione sembrava quasi un sogno. Poi, a poco a poco, i personaggi si sono avvicinati, e quando poi sono stati allontanati dalla fine dell’estate, la brutale realtà è entrata nelle loro vite ed entrambi sembrano – anche se in modo diverso – frastornati. Alison subisce, sembra sempre più assente a se stessa; Noah agisce, ma come correndo in circolo, e ha addirittura una specie di infarto dovuto all’ansia.

Il mondo cade a pezzi.

Un esempio: quando Alison e Noah si ritrovano a New York, lei butta via lo shampoo di Helen, lui finge di essere tranquillo ma poi furiosamente cambia le lenzuola. Parlano di andare a vivere insieme, ma poi lui vuole confinarla in un bilocale come una geisha… Ci si chiede se quei due si siano mai trovati, si capiscano davvero, o la relazione sia solo una proiezione delle loro solitudine, una soluzione escapologica a problemi esistenziali che loro non vogliono affrontare.

Ottimi Hagai Levi e Sarah Treem che hanno scritto una serie impeccabile, mai noiosa o banale, anche se è solo una storia di corna.

Written by Silvia Tozzi


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