Fin qui sono tutte cose che sapevo, come, in fondo, sapevo anche della prossima pubblicazione di Sopravvissuti di Richard K. Morgan. Un segnalibro posto all’interno di In fondo al buio segnala che il romanzo sarà in vendita nel mese di maggio, ma è una notizia che la stessa casa editrice aveva già fornito qualche tempo fa: http://www.gargoylebooks.it/site/content/le-uscite-gargoyle-2012-primo-semestre. Si tratta di un romanzo fantasy, il primo di un autore diventato famoso grazie alla saga fantascientifica composta da Bay City, Angeli spezzati e Il ritorno delle furie. Sopravvissuti è la traduzione di The Steel Remains, primo volume di quella che dovrebbe essere una trilogia.
La novità si trova nell’ultima riga del risvolto di copertina, dove dice “Della sua vastissima produzione ricordiamo Le cronache del ghiaccio e del fuoco (Mondadori), Il battello del delirio (Gargoyle, 2010), Armageddon Rag (in uscita per Gargoyle nel 2012).”
Cosa?
Se guardiamo la bibliografia di Martin scopriamo che, alla fin fine, non ha scritto poi così tanti romanzi, specie se consideriamo che ha iniziato a pubblicare narrativa a livello professionale nel 1971. Il suo primo il racconto è L’eroe, ed è compreso nell’antologia Le torri di cenere, ma il primo romanzo, Il fondo al buio, appunto, è solo del 1977.
A questo sono seguiti Il pianeta dei venti (1981), scritto in collaborazione con Lisa Tuttle, Il battello del delirio (1982), The Armageddon Rag (1983), Dead Man’s Hand (1990), scritto in collaborazione con John J. Miller, A Game of Thrones (Il trono di spade e Il grande inverno, 1996), A Clash of Kings (Il regno dei lupi e La regina dei draghi, 1999), A Storm of Swords (Tempesta di spade, I fiumi della guerra, Il portale delle tenebre, 2000), A Feast for Crows (Il dominio della regina e L’ombra della profezia, 2005), Shadow Twin (2005), scritto in collaborazione con Gardner Dozois e Daniel Abraham, Il drago di ghiaccio (2006), riscrittura in forma di romanzo per ragazzi di un vecchio racconto, Fuga impossibile (2008), riscrittura in forma più estesa di Shadow Twin e A Dance with Dragons (I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria, La danza dei draghi, 2011).
Tredici romanzi in oltre quarant’anni di attività, di cui uno è la riscrittura di un altro, un secondo è la riscrittura di un racconto e un terzo, Il pianeta dei venti, è l’accostamento di tre racconti dalla medesima ambientazione con solo qualche piccolo aggiustamento, non sono certo molti, anche se Martin ha scritto molti racconti e ha curato un buon numero di antologie. Di mezzo però ci sono anche gli anni nei quali Martin ha lavorato per la televisione.
Ma se quella storia ha creato un vasto spazio di terra bruciata intorno a lui, gli ha anche procurato un grande fan in Phil DeGuere, appassionato di musica rock e produttore esecutivo della serie televisiva Simon & Simon.
Per qualche tempo DeGuere aveva accarezzato l’idea di realizzare un film dal romanzo e si era messo in contatto con Martin, diventandone amico. Dopo che il progetto era sfumato nel nulla, DeGuere aveva rilanciato la serie televisiva Ai confini della realtà, convincendo George a entrare a far parte dello staff come sceneggiatore. Dopo quest’esperienza Martin era entrato nella produzione di La bella e la bestia, una rielaborazione in chiave moderna della fiaba classica andata in onda fra il 1987 e il 1990, e aveva maturato un’esperienza tale da consentirgli di essere lui a proporre nuove serie ai produttori.
Gli anni ’90, però, erano ricchi di delusioni e di porte sbattute in faccia delle quali, afferma Martin, porta ancora il segno. Una sola opera realizzata, Doorways, l’episodio pilota per una serie della ABC poi fermatasi a questa sola pellicola, a fronte di otto progetti naufragati quando erano in fase di produzione o pre-produzione.
La svolta nella carriera di George era arrivata quasi involontariamente. Era il 1991 quando le immagini di un bambino che si reca a una decapitazione e del ritrovamento nella neve di alcuni cuccioli di lupo si affacciava alla sua mente. Martin si stava dedicando a un romanzo di fantascienza che in seguito avrebbe abbandonato lasciandolo incompiuto, Avalon, ma quella scena chiedeva di essere scritta. Subito dopo ne arrivava un’altra, e poi un’altra ancora. Settantacinque pagine in un mese, fino all’ennesima chiamata di Hollywood. Fra sceneggiature, casting ed episodio pilota per un po’ era sembrato che con Doorways fosse la volta buona per realizzare un suo progetto, e quello che sarebbe diventato l’inizio delle Cronache del ghiaccio e del fuoco veniva temporaneamente messo da parte. Poi sorgevano piccoli contrattempi, cambiavano alcune figure chiave all’interno del network e il progetto finiva con il naufragare. Solo dalla fine del 1993 Martin si dedicava a tempo pieno a quel romanzo che avrebbe visto la luce nel 1996 con il titolo A Game of Thrones. E visto che in tutti gli anni che aveva lavorato per la televisione era sempre stato costretto a modificare le sue sceneggiature perché erano troppo lunghe e troppo costose, in A Game of Thrones dava finalmente spazio a tutta la sua fantasia realizzando una storia in cui comparivano un numero sterminato di personaggi, gli edifici erano enormi ed estremamente arditi nella loro concezione, le scene di battaglia erano intricatissime e nel cielo volavano i draghi. Insomma, un’opera come piace a lui, con l’unico limite posto dalla sua immaginazione, e la consapevolezza che una storia come questa non avrebbe potuto mai essere filmata.
Ecco, forse HBO non ha notato il dettaglio che la storia non è propriamente filmabile, visto che ha appena confermato che verrà girata anche la terza stagione di Game of Thrones. Intanto, nell’attesa di poter vedere la seconda stagione, su Sky a partire dall’11 maggio, una semplice riga su un risvolto di copertina ci ha informato che The Armageddon Rag, il romanzo fiasco (almeno a livello di vendite) di Martin, arriverà nelle nostre librerie nella seconda metà del 2012 (non nella prima, visto che non c’è nel blog di Gargoyle). Sono proprio curiosa di leggerlo.