Un vampiro ci sta dissanguando le vene del collo e non ha le fattezze da piacione alla Edward Cullen della saga di Twilight. Ad incantare le menti e i sogni degli italiani ci pensa un Freddy Krueger odierno con le fattezze di un rassicurante vecchietto cui tira ancora l’uccello. Non fosse un miliardario sarebbe il nonnino da tenere in ospizio alla Abe Simpson, quello che si va a trovare una volta all’anno giusto per sentirsi in pace con la coscienza. E invece miliardario è, e tutti giù a votarlo yeah.
Cinematograficamente il film della Guzzanti non è particolarmente notevole. Si inizia bene, con un’atmosfera da horror ambientato in uno scenario bellico post-apocalittico, ma poi non si preme troppo su questo aspetto, come invece fa il più spaventoso Videocracy. La Guzzanti gioca a fare la Michael Moore de noantri e per quanto il ruolo le calzi a pennello avrebbe potuto dare al suo Dra-killa un tocco più personale. Ha deciso invece di nascondersi e di mettersi nelle vesti di semplice intervistatrice: una scelta apprezzabile, ma comunque un po’ di personalità maggiore alla Erin Brockovich versus Berluska non avrebbe guastato al prodotto finale.Come al solito fa riflettere il fatto che il compito di campanello sociale e democratico spetti non a politici, non a giornalisti, bensì a una persona che di professione dovrebbe essere una “comica”. In questo caso indossa però abiti molto seriosi, rinunciando quasi totalmente alla sua veste più ironica: una scelta assolutamente consapevole e voluta, ma un tocca satirico bastardo alla South Park/Luttazzi sarebbe stata un’altra via interessante. Su Berto-ladro ad esempio si sarebbe potuti andare giù molto più pesanti.
Forse però la Guzzanti avrebbe dovuto studiarsi meglio anche Bowling For Columbine, il vero capolavoro di Moore, e dare un maggiore risalto alle storie delle persone colpite dal terremoto: quando lo fa il film ha i suoi momenti migliori, come nelle scene dei vecchietti annoiati negli hotel al mare o in quelle dei poveri Cristi che dicono “Grazie Silvio”, perché gli ha “donato” loro una casa dotata di set di pentole, ferro da stiro, lenzuola pulite, bottiglia di spumante italiano, schermo ultrapiatto sintonizzato (sempre e inquietantemente) su Chi vuol essere milionario? e qualunque altra chicca che una famiglia normale possa desiderare, compresi i portavasi della Protezione Civile. Manca solo una Velina e c'è la piccola avvertenza che tutto ciò al termine della pemanenza deve essere restituito esattamente come era stato trovato, quindi non si può piantare nemmeno un chiodo, a meno che non sia utilizzato per appendervi un effige del Kaiser.
Insomma, un buon documentario e un film, per quanto non granché originale e del tutto riuscito (passarlo per un capolavoro sarebbe una esagerazione minzoliniana all’opposto), che si dimostra maledettamente necessario all’Italia di oggi (insieme al secondo me più riuscito Videocracy). È questa la cosa che fa tremare di più. In Francia, Germania, Gran Bretagna o in altri paesi democratici ne hanno bisogno? No. Noi invece, messi come l’Iran o la Cina, ne abbiamo una disperata necessità. Perché viviamo (come dice uno degli intervistati) in una dittatura della merda: non abbiamo le torture e gli omicidi, solo un appiattimento culturale agghiacciante che rende gli italiani vittime & complici del grande sogno berlusconiano. Questo è il finale migliore possibile per il film della Guzzanti e il peggiore possibile per tutti noi che siamo costretti a viverci, in mezzo a questi “sognatori”.(voto 6,5)
Potete trovare il film QUI