Apre la 67esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia con il nuovo film di Darren Aronofski, già premiato per The Wrestler due anni fa. Il regista, da sempre virtuoso della mdp, ha finalmente trovato la sua dimensione tecnica, simile a quella del precedente film, con camera a mano e con un uso anomalo delle panoramiche “a schiaffo”, che infondono un ulteriore valore a The Black Swan. Come se ce ne fosse bisogno, è il caso di dire, visto che il film è una semplice ma perfetta analisi della ricerca del proprio lato oscuro, fino alle estreme conseguenze.
Natalie Portman in un’interpretazione maiuscola, veste i panni di Nina, ballerina ossessionata per avere la parte di protagonista ne “Il Lago dei Cigni”, un desiderio che rivoluzionerà tutta la sua maniera di concepire la vita. Alla ricerca del suo lato più selvaggio e oscuro, tenterà con dolore di tirare fuori il cigno nero che è il lei, venendone travolta. Il ‘twist’ prevedibile non deve trarre in inganno perché Aronofski è interessato principalmente a mostrare il passaggio verso la propria natura selvaggia, oscura e carnale. La scoperta della sessualità da parte di un’anima repressa avviene in maniera traumatica, ma attraverso il desiderio di creare arte (l’ultima parte del film che mostra il balletto è spettacolare) è resa sublime e perfetta, proprio perché appartiene al caos. Volendo, potremmo definirlo “Il Sole a Mezzanotte incontra La Mosca”, ma è solo uno specchio opaco per spiegare qualcosa di molto più complesso.
Gianluigi Perrone