The bling ring
Creato il 01 ottobre 2013 da Jeanjacques
Il mondo del web e della cinematografia sembra che al momento abbia occhi e orecchie solo per questo quinto lungometraggio di Sofia Coppola, l'amata/odiata figlia del più famoso Francis Ford Coppola e che da anni sta cercando di uscire dall'area perimetrale dell'ombra paterna che la investe da sempre. E ci prova in tutte le maniera trattando gli argomenti più disparati in uno stile che possa essere riconosciuto come suo, ma se in decenni di carriera manco il cugino Nicholas Cage ce l'ha fatta, cosa dovremmo dire di lei che è nel mondo da decisamente meno tempo? A questo giro, dopo l'aberrante Somewhere (lì si che si è tirata contro molte critiche negative) cerca di rientrare nel cuore dei dubbiosi con un film che mette in scena nuovamente temi quali la solitudine e la ricerca di sé, solo con un bel tocco di glamour e gossip. Ce la farà a questo giro oppure si perderà nei meandri di un'autorialità a lungo cercata ma mai esplosa del tutto?
Il tutto è tratto dalla storia vera di un gruppo di adolescenti di Los Angeles che sognavano do vivere come delle star. Peccato che questo sogno li abbia portati ad intrufolarsi nelle case delle star, fino ad essere scoperti dalla polizia e diventare dei veri e propri casi mediatici. Fra le loro vittime ci sono stati Paris Hilton e Orlando Bloom, e la loro refurtiva ammontava a un totale di tre milioni di dollari.Come cambia il mondo! Una volta si facevano film tratti da libri o piéce teatrali, questo invece ha origine da un articolo scritto su Vanity Fair. E siccome io sono uno snob maschilista, il pensare a un cosa simile mi ha fatto partire un ciccinino prevenuto. Poi tutti quanti hanno anche gonfiato la pellicola perché si parlava della maturazione come attrice di Emma Watson, celebre topona galattica Hermione nella saga del maghetto occhialuto, che qui si esibisce una una slinguazzata che neanche Miley Cyrus. Ma al di là di tutto, il film mi è piaciuto?... sì, ma con riserve. Moooolte riserve. E nella speranza che il famigerato padre (o meglio, padrino) mi lanci contro i suoi picciotti, credo anche di aver inquadrato tutto il cinema della bella Sofia. Questo The bling ring quindi vuole essere il ritratto di una gioventù disperata degli Anni Zero, di quei borghesi che hanno avuto tutto dalla vita e che vivono in una costante noia dettata dal voler avere sempre di più. Ci mostrano quindi le loro vite e passioni effimere, il loro sbavare dietro alle star di Hollywood (e qui ci fa pure una comparsata Kirsten Dunst) insieme al loro volerle emulare in tutto e per tutto. In questo panorama desertico le famiglie sono assenti, i genitori viaggiano all'estero o hanno una tale manchevolezza nella cura dei figli da non accorgersi dei mille capi nuovi e costosissimi che indossano. E qui qualcuno potrà criticare questo aspetto ma, avendo conosciuto [purtroppo] gente che si è comportata, anche se nei limiti, in questa maniera, posso ben dire che nella stragrande maggioranza dei casi se un ragazzo inizia a comportarsi in questa maniera la colpa il più delle volte viene proprio perché non ha una guida dall'alto. Qui abbiamo quindi dei giovani dispersi in un mondo, quello dell'upper class americana, che sa essere davvero straniante e labirintico se non hai una buona guida. Qui invece tutto inizia con un ragazzo abbastanza viziato e sfigato che, dopo essere stato cacciato da una scuola privata per le assenze, si trova invischiato in questo girone e ne viene quasi assuefatto, proprio perché finalmente riesce ad ambire a quella popolarità che tanto desiderava fra i suoi coetanei. Poi però viene la polizia, viene il vero martellamento mediatico, e lì sono proprio tutto un altro paio di maniche, perché quando i rischio c'è ed è palpabile, l'adrenalina non è più così assuefacente. Il pericolo, quando è vero e reale, è tutta un'altra cosa. Ma in un mondo di lustrini e paillettes, anche quello può essere una fonte di guadagno e di notorietà, come vuole farci comprendere in ultima analisi il film. In mezzo a tutto questo abbiamo due scene bellissima: la prima è la ripresa aerea della casa del vip di turno saccheggiato, senza suoni o fotogrammi ravvicinati, che ti fanno comprendere tutto il vuoto dell'operazione; la seconda è proprio quella finale, dove una glaciale Emma Watson fa comprendere quanto non possa avere fine la smania degli arrampicatori sociali, di come nel mondo ci sia la perdita di valori fondamentali quali l'amicizia e quanti possa abbassarsi la gente pur di lucrare sulle disgrazie altrui. In mezoz a queste due abbiamo una messa in scena asettica e delle trovate molto ripetitive e statiche che tolgono molto ritmo alla pellicola e la fanno incespicare in più punti - e degli attori abbastanza anonimi non aiutano nell'immedesimazione. Ed è questo il problema di quasi tutto il cinema della Coppola, ovvero quello di avere delle buone idee che però da sole non sanno reggersi sulle proprie zampe.Uno shakespeariano tanto rumore per nulla. Un film che ha delle potenzialità e le sfrutta nei momenti sbagliati, a favore di una pretenziosità radical chic che fa decadere il tutto.Voto: ★★½