The Blob, di Irvin Yeaworth, con Steve McQueen

Creato il 04 luglio 2009 da Blogatuasorella

The blob

Leggete tutto il post se volete conoscere bellissime scene e una grande metafora della società contemporanea.

L’altra sera l’unico film decente in tv lo davano su Rete4, che io non posso vedere più, a Roma, grazie al nuovo Digitale Terrestre, che rapprensenta una spesa per chiunque e soldi per i venditori di decoder.

Allora ho pescato dalla mia scarnissima videoteca il dvd di “The blob” con un giovanissimo Steve McQueen. Pensavo di trovarmi di fronte a una qualche stronzata hollywoodiana, e invece ho beccato un film carico di una dolce ironia, a volte toccante, e che stimola lati della paura umana che gli altri film difficilmente toccano.

Non è che mi ha fatto balzare dalla sedia, ma mi ha tenuto in una costante tensione per quasi due ore, con la tentazione ogni tanto di mettere pause per segnarmi delle frasi belle.

Il viecchio pazzo

La storia è semplicissima: cade un meteorite sulla terra, un viecchio lo trova e con uno stecco di legno lo titilla. Ecco allora una di quelle scene che stimolano paure che altri film non avvicinano neppure: come vedete nella foto qui accanto, quella pallina gelatinosa pende verso il basso e arriva quasi a toccargli la mano, spinta dalla forza di gravità, colando lungo il bastone. Allora noi pensiamo:capovolgi il bastone, capovolgi il bastone!!Come tutte quelle volte che, avendo tenuto un fiammifero acceso verso il basso, ci arriva la fiamma alle dita e noi lo tendiamo verso l’alto per non bruciarci!

Il viecchio capovolge il bastone verso il basso, ma il blob invece che seguire la gravità, come aveva fatto finora, continua a salire e gli aggredisce la mano!! Il viecchio grida, non riesce a scrostarsi la cosa dalla mano!!

Allora corre all’impazzata e becca Steve McQueen che con la sua decappottabile stava facendo un giro con la sua fidanzata. Lo caricano in macchina e lo portano all’ospedale. Arrivati lì, di notte, notano che la “cosa” ha aggredito tutto il braccio.

Il medico li manda a cercare sul luogo dove è successo il tutto qualche indizio. Loro vanno. Il medico chiama al telefono l’infermiera che, essendo notte, era via. La chiama per una amputazione. Ma quando lei arriva il viecchio non c’è più!!

E’ stato mangiato e ora c’è una palla rossa di una cinquantina di chili nell’ambulatorio.

Vi buttano sopra dell’acido, le sparano, non serve a niente! Li costringe in un angolo e li divora!!!

Ora, non voglio dirvi tutto, ma devo sottolinare ancora un paio di scene e una metafora.

Steve McQueen è nel film un ragazzaccio, vede il blob che mangia il dottore e nessuno (a parte la fidanzata) gli crede, nemmeno la polizia. (The Blob presenta nel 1958 un gruppo di “ragazzacci” buoni, coraggiosi ed attenti alla comunità, comunità che vuole bollarli cattivi. E’ abbastanza strano, negli anni in cui i giovani venivano demonizzati.)

Quella notte torna a casa coi suoi, ma poi esce dalla finestra e raggiunge la fidanzata, che pure scappa. Sotto un salice lui dice che non è più sicuro di sé stesso e di quello che ha visto. Lei dice che si fida di lui. E lui tra i rami penduli del salice guardando verso la notte dice qualcosa tipo:“Ora, se mi sono immaginato tutto, questa è una notte normale. E noi andremo a casa, dormiremo nei nostri letti, e domani il sole brillerà di nuovo.”

Questa frase ha la forza di farmi rendere conto che, dallo spazio, quella notte, è arrivata una cosa orribile, che cambierà la vita di tutti per sempre, e quella non è una notte normale. Bellissimo.

In questa scena, tra l’altro, ho simpaticamente notato uno sbuffo di fumo dietro la spalla scamosciata di Steve McQueen mentre parla a lei. Era lui che, quasi alla sua prima recitazione, fumava molto disinvoltamente e recitava (in un film dove il personaggio non fuma). E allora il regista non riuscì a convincerlo a spegnere quella sigaretta, e quella scena lui la recitò con la sigaretta accesa dietro la schiena!!

Il regista notò Steve mentre questi portava il cane a spasso in un parco e gli disse: “Voglio che reciti nel mio film!” Steve aveva 27 anni e cominciava la sua scalata.

Altra scena bellissima è quando loro sono in una cantina e il blob, enorme ormai, è completamente sopra di loro e sta per catturarli avvolgendo la cantina da tutte le parti. Ci sono lui, lei, il fratellino piccolo e un paio di signori. Il fratellino è terrorizzato e allora Steve lo prende in braccio e gli dice che è tutto a posto e che tutto andrà bene. Lei prende la cosa da un’altra prospettiva, da sorella maggiore, e con lo sguardo buono gli dice di appoggiare la testa e dormire, che domani sarà finito tutto, tutto andrà bene eccetera. In tal modo dice in pratica “dormi”, allo scopo di farlo morire nel sonno, divorato dal blob, senza paura. Toccante!

Infine volevo dire della ovvia metafora, sottolineata anche dalla trasmissione Rai di Ghezzi. The blob è il simbolo della civiltà americana dell’epoca e delle sue paure. Erano i tempi della guerra fredda, e quindi della corsa alla conquista dello spazio, dal quale ci si attendevano chissà quali paure. Oggi per noi lo spazio è ovvio. Immaginate all’epoca, invece. Erano i tempi del primo sfrenato consumismo, che divorava tutto.

Ma blob, come si evince chiaramente dalla strafamosa scena della fuga della gente dal cinema, è in realtà il cinema stesso e, oggi, la televisione.

In pratica the blob a un certo punto aggredisce il macchinista della sala del cinema (gli addetti ai lavori in pratica subiscono per primi la nostra stessa malattia) e poi dalla sala proiezione si riversa nella sala del cinema dove sta la gente attraverso quello stesso foro da dove filtrava il film, la luce che proiettava il film.

Oggi la televisione – specchio della società (del divenire della società, non della società stessa, dal momento che la tv, pensata da una elite per la massa, è un acceleratore sociale) – non è che un crescere, crescere crescere. Le ragazze sono sempre più nude, le discussioni sempre più accese, la cronaca nera ripresa sempre più necrofilmente da vicino.

Tutto cresce e peggiora, e allora qual è la soluzione?

The blob ce lo dice: un grande raffreddamento, un grande freddo che congeli tutto. Con gli estintori il blob si ferma… ma non retrocede. Possiamo congelare tutto così come è, e poi portare tutto con un gran paracadute in antartide. Ma il film, con grande preveggenza (era il 58!), si conclude con un punto interrogativo: la cosa andrà bene almeno finché l’antartide resterà freddo.

Prime avvisaglie dell’effetto serra e dello scongelamento dei ghiacciai?

Ma bisognerebbe anche ascoltare la telefonata finale tra un poliziotto e un generale dell’esercito.

“Dargli fuoco?” meglio di no, si nutre di calore. E allora niente censure, niente guerre moraliste, niente aumento di calore e tensione.

“Mandargli una bomba?” ma no, esploderebbe e si sparpaglierebbe in mille piccoli blob pronti a crescere. E allora facciamo attenzione con questo Digitale Terrestre, con questi infiniti canali digitali che chiunque può aprire.

Ma il blob non è identico allo Skifidol di mio nipote?

Davvero mi ha così spaventato che non ci giocherò più.

Concludo con dei pesci schifosi che ho trovato su Google cercando la locandina di blob.

Schifoso pesce blob

T


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