The Cabal Cut: tutto quello che c’è da sapere

Creato il 19 novembre 2013 da Fascinationcinema

 
Non è, magari, entrato nell’immaginario collettivo quanto Hellraiser (1987), vera icona dell’horror moderno, ma con Cabal (1990) Clive Barker aggiunge un nuovo mastodontico tassello nella sua cosmogonia di mostri.

Se già il film con Pinhead è noto per gli incredibili effetti speciali, con Cabal ci si spinge ancora oltre, fra mostri para-umani di ogni tipo e uno scontro finale che si tinge di una sorprendente epicità. Così come Hellraiser era basato sul racconto The hellbound heart dello stesso Barker, anche Cabal è tratto da un suo omonimo romanzo (1988): anzi, Cabal è innanzitutto il nome del romanzo, utilizzato poi in Italia anche come titolo del film invece dell’originale Nightbreed. Se i mostri di Hellraiser provengono da una realtà parallela, nella sua nuova opera Barker li colloca invece quasi all’interno della nostra realtà, a Midian, un cimitero abbandonato con i suoi infiniti sotterranei. Cambia inoltre la concezione (ma non l’estetica) del “mostro”: se Pinhead e la sua schiera sono paragonabili a demoni infernali rivisitati in senso moderno, gli esseri che incontriamo in Cabal sono una rappresentazione – così concreta e al tempo stesso metaforica – della concezione sociologica del “diverso”.

Non sono “cattivi” in senso stretto, o meglio lo diventano per difendersi dall’uomo che vuole sopprimerli. Loro sono le prede di una spietata lotta per la sopravvivenza. Possiamo dire, in un certo senso, che con Cabal si compie un passo in avanti diventando un horror di più difficile comprensione ma anche più “impegnato”, con la sua complessa struttura di significati. Se dal punto di vista narrativo Barker prende quindi una strada diversa, sotto il profilo estetico continua invece con la perturbante contaminazione fra elemento umano e non umano, carnale e meccanico, con un certo gusto cronenberghiano (ricordiamo per esempio il mostro che estrae due protuberanze dalla pancia). Dopo l’indimenticabile Pinhead con la testa disseminata geometricamente di aghi, in Cabal vediamo un essere con i tentacoli sul capo, la donna con gli aculei, uomini dal volto deforme e altre bestialità di ogni genere.

Il cinema horror di Barker – bisogna dirlo – non è facilmente fruibile, perché la sterminata visionarietà dell’artista britannico produce una cosmogonia orrifica difficilmente classificabile (spesso a metà fra horror puro e fantasy, con elementi sci-fi). Barker è un demiurgo figurativo di mondi paralleli, epoche ancestrali, realtà infernali ed esseri mostruosi. Cabal, con gli strabilianti effetti speciali e le sue metafore rappresenta la maturità artistica e visiva di Barker.

Davide Comotti

THE CABAL CUT: LA VERSIONE INTEGRALE DEL CAPOLAVORO DI CLIVE BARKER

Cabal e i tagli

Cabal (titolo originale Nightbreed, 1990), è il secondo lungometraggio da regista del britannico Clive Barker, tratto dal suo omonimo romanzo del 1988, all’epoca pubblicato in Italia da Sonzogno. La versione filmica finora conosciuta, distribuita anche nelle sale nostrane nel Novembre del ’90, ha subito numerosi tagli e rimaneggiamenti, presentando una durata finale di 102 minuti, notevolmente ridotta rispetto a quella originaria. La casa di produzione (Morgan Creek Productions), non solo ritenne il film eccessivamente lungo, ma anche poco appetibile per il pubblico, decidendo così di puntare maggiormente sul coté slasher, lasciando da parte il lato squisitamente narrativo e descrittivo: si ha dunque una sorta di “censura al contrario”, che ha visto eliminare le sequenze dialogiche ed esplicative in favore di quelle splatter e cruente. Molti punti chiave dello script, dal pieno sviluppo della storia d’amore tra Boone (Craig Sheffer) e Lori (Anne Bobby) fino alle lunghe sequenze ambientate a Midian, vennero del tutto decurtati.

Alcuni aneddoti interessanti sulle motivazioni dei tagli apportati al film sono presenti sul sito ufficiale, dal quale si apprende, tra le altre cose, che un boss della Morgan Creek disse all’autore che “se non fosse stato attento, ad alcune persone sarebbero stati simpatici i mostri”, lasciando Barker ovviamente basito. Poiché è del tutto inutile dire che è proprio quello il cuore pulsante di Cabal, rovesciare il concetto di mostruoso riversandolo sugli umani, rappresentati dalle autorità: poliziotti, preti e (punto interessante della visione barkeriana) psicoanalisti. Concetto sicuramente troppo coraggioso se non addirittura oltraggioso per i colletti bianchi della film industry: la loro opposizione suscitò, comprensibilmente, grande delusione e rabbia nel regista. Il film ricevette all’epoca un’accoglienza mista, ed è considerata pellicola “incompresa”. Grazie al lavoro di Russell Cherrington, regista, produttore e docente universitario, Cabal ora vede finalmente la luce nella sua integrità e, soprattutto, nella forma concepita e voluta dal suo creatore. Il Cabal Cut è stato presentato in anteprima italiana al ToHorror Film Fest di Torino riscuotendo un ottimo riscontro.

Dal libro al film

La volontà principale di Barker, come si può denotare dallo script, era di restare il più possibile fedele al proprio romanzo: una storia complessa e stratificata, barkeriana allo stato puro, assai diversa dalla novella Schiavi dell’inferno (The Hellbound Heart, 1986), da cui era stato tratto il celebre Hellraiser, film per molti versi superiore allo scritto, il che è occorrenza piuttosto rara. La trasposizione per immagini della parola letteraria è da sempre questione controversa, poiché è d’obbligo lavorare di sintesi, ridurre il descrittivo, condensare una molteplicità di pagine in archi temporali adatti al cinematografico; è probabilmente ancora più arduo operare su un proprio romanzo per scriverne la sceneggiatura e successivamente dirigerlo, poiché la componente “affettiva” verso il proprio lavoro entra inevitabilmente in gioco, e riassumere può essere visto come una forma di tradimento. Lo scrittore inglese, nella stesura del plot, è rimasto vicino alla propria creatura letteraria dal punto di vista strettamente narrativo, necessitando dunque di una durata superiore ai canonici 90/100 minuti: si sforò oltre le due ore di girato, altra cosa che la produzione non gradì, con i conseguenti colpi di forbice e rimaneggiamenti rispetto all’ordine cronologico dello script stesso.

Nascita e sviluppo del Cabal Cut

Come si può leggere su occupymidian.com, nel 2009 Mark Miller della Seraphim Films, la compagnia di produzione di Barker, contattò Phil e Sarah Stokes, webmasters del sito ufficiale, in seguito al ritrovamento di due VHS contenenti le workprints originali, una della durata di 145 minuti e l’altra di 155; Miller si mise in contatto con la Morgan Creek, al fine di ottenere i negativi originali per poter procedere al restauro, ma ricevette un rifiuto, dovuto al fatto che i produttori continuavano a non essere convinti del potenziale commerciale dell’opera. Russell Cherrington si prese dunque carico della “Seraphim Restoration”, dedicandosi inoltre alla parte più delicata dell’operazione: il montaggio, quindi il rieditare completamente Cabal in modo da renderlo il più possibile fedele alla sua forma originaria.

Cherrington lavorò sulle due VHS ritrovate e sul DVD della Warner Bros, tenendo fede sia al romanzo che allo script originale: ecco dunque il Cabal Cut, della durata di 144 minuti (questo al tempo della settima revisione, ora si è giunti alla quattordicesima), quindi circa 42 minuti in più rispetto alla versione edita in DVD, e con il finale della workprint primaria. Nacque il sito Occupy Midian, fondato dallo stesso Cherrington e supportato da numerosissimi fans e addetti ai lavori, vero e proprio movimento che, tramite petizioni e appelli anche da parte di personalità celebri sui maggiori social network, chiedeva il benestare della Morgan Creek sia riguardo ai negativi, che alla sospirata uscita del nuovo montaggio in formato DVD e BluRay.

In seguito al grande successo delle numerose proiezioni pubbliche del Cabal Cut la casa produttrice acconsentì alla distribuzione home video, prevista (per ora soltanto negli USA) per il 2014 a marchio Scream Factory. Per quel che concerne i negativi originali, sono stati distrutti dalla Morgan Creek, al fine di non cederli per il restauro in quanto la casa produttrice sosteneva che “nessuno avrebbe voluto vedere il film nel suo formato integrale”. Piccolo particolare: dopo 18 mesi di proiezioni in giro per il mondo, il Cabal Cut è stato visto da oltre 20.000 spettatori, registrando molto spesso il sold out.

Nella presentazione della pellicola fatta da Cherrington al ToHorror, sono emersi alcuni aneddoti degni di nota, soprattutto riguardo al ritrovamento delle VHS: le due cassette, infatti, vennero trovate da Barker nel proprio ufficio, dietro a uno scaffale di libri; dalle etichette, si poteva risalire proprio alla Morgan Creek, nella persona del montatore del primo cut del film. Mistero intrigante e in linea con la travagliata vicenda di Nightbreed, su cui possono essere fatte diverse ipotesi, dalle più concrete alle più fantasiose.

Differenze fondamentali tra le due versioni

Gli elementi di distinzione sono molteplici, e di natura sostanzialmente contenutistica: il Cabal dell’epoca e il cut rimontato oggi possono, per molti aspetti, essere considerati due film narrativamente ben distinti, in quanto nella versione decurtata molti punti fondamentali sono stati del tutto eliminati, stravolgendo il plot.

Nel Cabal Cut sono presenti lunghe sequenze ambientate a Midian, che diventa, come nel libro, il fulcro della storia, vero e proprio centro del film all’interno del quale lo spettatore viene trascinato: dalla stanza sacra dedicata a Baphomet fino a ogni anfratto dei sotterranei, il mondo “altro” è esplorato dall’interno, in maniera minuziosa, donando così un ritratto completo del suo popolo e dei singoli personaggi, che in Cabal sono spesso mostrati in maniera affrettata e scarsamente descrittiva. L’approfondimento, infatti, è la chiave di volta di questa versione: ciò che era stato lasciato in superficie o addirittura eliminato, qui viene sviscerato ed esposto pienamente. La storia d’amore tra Boone e Lori è qui espressa in modo completo, così come il legame speciale che si instaura tra la ragazza e la piccola Babette, creatura di Midian.

Altro tema fondamentale è il sentimento di appartenenza e l’orgoglio di specie: la “tribù” di Midian è fiera di essere parte di quel mondo “altro”, così come gli umani si sentono stupidamente superiori, guardando i diversi come mostri e freaks. Ciò che rende fragile la mente di Boone (almeno, in apparenza, essendo in cura dall’infido Decker) è proprio il suo collocarsi sulla linea di confine tra i due territori, in perenne conflitto tra la propria umanità e l’essere Cabal, così come Baphomet stesso l’ha ribattezzato. Tutto questo viene lasciato solo in superficie nella versione del DVD Warner Bros, narrato in modo spicciolo senza essere analizzato con dovizia: nel Cabal Cut, diventa invece una delle questioni cardine dell’opera. Anche il personaggio di Decker (David Cronenberg) acquista ulteriore profondità e ambiguità, grazie ad alcune sequenze che sottolineano la sua follia senza mezzi termini. Questo montaggio presenta un finale diverso rispetto a quello conosciuto, e anche qui si può ritrovare una differenza basilare tra i due film.

Il Cabal Cut può essere considerato una vera e propria operazione filologica, di ricostruzione accurata e restauro difficoltoso, poiché il girato presente sulle vhs era di qualità scarsa; inoltre, l’ordine cronologico della storia era stato stravolto dai produttori della Morgan Creek, rispetto alla sceneggiatura originale. Tassello dopo tassello, Cabal è tornato ad essere così come Barker lo voleva, come del resto lui stesso ha dichiarato. Per chi non avesse già avuto la fortunata occasione di vederlo in giro per festival, non resta che attendere la distribuzione in formato domestico.

Chiara Pani

INTERVISTA A RUSSELL CHERRINGTON

La chiacchierata con Russell Cherrington, regista e docente universitario britannico, autore del Cabal Cut, ossia la versione integrale del Cabal di Clive Barker, giunge alla fine di una piacevole ed intensa giornata trascorsa in compagnia di Russell e la moglie, in giro per librerie e negozietti di vinili, seguita da un’ottima cena che ci ha visti in compagnia di Max Supporta, direttore artistico del ToHorror di cui il Cabal Cut è stato l’evento speciale di quest’anno, e ovviamente dalla proiezione, preceduta da un’interessante presentazione e conclusa con le domande del pubblico. Cherrington è persona amabile, che ha ricostruito il film per passione, e da fan di Barker ho voluto fargli qualche domanda extra. Nella frenesia della serata finale del Fest, ci rifugiamo in un kebabbaro, già piuttosto stanchi, e davanti a due bottiglie d’acqua e al registratore acceso diamo il via alle quattro chiacchiere sul Cabal Cut.

Com’è nata l’idea per la realizzazione del Cabal Cut?

Molto tempo fa Clive Barker disse, in un’intervista a Fangoria, che esisteva una versione più lunga di Nightbreed (Cabal), la medesima del libro, e come chiunque altro volevo vederla; nel corso degli anni, le persone hanno avuto modo di sentirne parlare spesso da Clive. Un giorno, un mio amico di nome Mark Miller trovò due copie del girato originale, le mandò subito a Barker e vennero trasferite su DVD; andai a trovare Clive e chiesi a Mark se potevo guardarle. Le riportai in Inghilterra e quando visionai il girato mi resi conto che era un caos totale; dopo qualche giorno realizzai che tutto ciò che era nel romanzo e nella sceneggiatura originale era lì, in quelle workprints. Decisi dunque di lavorarci sopra al fine di renderle un film vero e proprio, così presi un video editor e un microfono, utilizzai la versione uscita in DVD e la tagliai in singole frames, ripetendo la stessa operazione con le due workprints, il tutto dalla primissima inquadratura, quindi fu come ricominciare tutto da capo, in un lavoro di taglio e montaggio della durata di sei mesi. Una volta terminato l’ho riguardato per intero e mi sono reso conto che Cabal finalmente esisteva di nuovo sullo schermo. E’ così che tutto è cominciato.

Perché la produzione rifiutò la versione originale di Cabal?

A loro non piaceva il fatto che i mostri fossero i “buoni” e che gli umani fossero cattivi; avevano visto Hellraiser e pensavano che questo film sarebbe stato simile, cosa che avrebbero voluto poiché sarebbe stato assai più remunerativo, in termini di soldi. Non fecero caso alla storia o allo script, penso che non l’avessero nemmeno letto, così non capirono di cosa si trattasse. Dissero a Clive :”No, noi non lo faremo uscire, noi vogliamo qualcosa che assomigli a Hellraiser“, e gli posero un ultimatum: o il film veniva realizzato a modo loro oppure gli avrebbero tolto la regia e l’avrebbero portato a termine in ogni caso, senza contare che pensavano anche di abbandonare del tutto il progetto. Dunque, fu quella la ragione per cui la pellicola uscì mutilata nel 1990, così come la si conosceva fino a questo momento.

Hai avuto problematiche con la produzione a causa di questo nuovo cut?

Chiamammo i produttori dicendo che avremmo voluto realizzare una director’s cut di Nightbreed ma scoppiarono a ridere dicendo che nessuno l’avrebbe mai guardata. Quando sono venuti a sapere che nel corso di 18 mesi questa versione è stata vista da circa 20.000 spettatori hanno smesso di ridere e ora vogliono distribuirla, poiché nei loro occhi è apparso il simbolo del dollaro, un po’ come nelle slot machines. Adesso vogliono farla uscire in tutto il mondo per massimizzare i profitti.

Dunque il Cabal Cut vedrà la luce in DVD e BluRay, giusto?

Uscirà negli USA in DVD e BluRay a marchio Scream Factory dopodichè verrà distribuito in Europa, Regno Unito, Nuova Zelanda e Australia e molti altri Paesi. Anche se ho realizzato questo cut ho poco a che fare con l’uscita home-video, coloro che posseggono il film (n.d.r. i produttori) e che vogliono guadagnarci sopra si stanno occupando di quell’aspetto. Quello è il loro lavoro, distribuire e far soldi.

Qual’ è stata la reazione di Barker di fronte a questo traguardo?

Ho portato il film a Clive, dopodiché me ne sono andato, lasciandolo in compagnia di sua sorella Robin e ho preso un volo per la Nuova Zelanda. Giunto a destinazione, ho ricevuto un suo messaggio in cui diceva di averlo visto tre volte, e di avere pianto ripetutamente poiché finalmente quello era il film che lui voleva che il pubblico vedesse. Questa è stata la sua reazione. Mi chiese di apportare tre piccole modifiche: spostare un po’ più avanti la sequenza delle allucinazioni di Boone, inserire una traccia musicale nella scena dell’obitorio e di modificare la musica del finale. Lo adora, è venuto alle proiezioni di Los Angeles, ha dato molto spazio a Occupy Midian sulla sua pagina Facebook e sul suo profilo Twitter, è stato intervistato sul suo sito ufficiale riguardo all’’importanza di questa versione e inoltre ha concesso un’intervista e cover story a Empire insieme a me e Mark Miller per parlare della realizzazione del Cabal Cut. Ama assolutamente il film.

Ultima domanda: pensi che tutto il lavoro che hai fatto, con grande impegno e passione, possa servire da input ad altri filmmakers al fine di riprendere le redini dei tanti progetti ostacolati o abbandonati dalle majors?

So che qualcuno ha provato a farlo con L’Esorcista III, sempre prodotto dalla Morgan Creek, prendendo lo script e tentando un rimontaggio, il problema è che manca una buona mezz’ora di girato: se si riuscisse a trovarla, sarebbe fattibile. C’è un film molto amato dal pubblico, intitolato The keep (La fortezza di Michael Mann), del quale è andata perduta una grande quantità di girato. Sì, penso che il Cabal Cut e The wicker man (di Robin Hardy, 1973) possano essere la prova che se si riesce a ritrovare il materiale mancante e si resta fedeli alla visione originaria del regista, si otterrà sempre un film migliore, e io spero sempre che ciò accada. La cosa buffa è che ci sono director’s cut in cui la differenza sta in sequenze di 30 secondi, come ad esempio Blade runner o Alien, mentre ci sono film come Alien 3 che erano completamente diversi e grazie alla director’s cut si è potuto godere della visione della workprint originaria. Io spero che questo mio lavoro contribuisca a spingere alla ricostruzione di pellicole che sono andate parzialmente distrutte. La cosa bella del Cabal Cut è che ormai siamo giunti al quattordicesimo director’s cut e in questo batte L’Esorcista, The Cabal Cut supera L’Esorcista in questo.

Chiara Pani


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