Un gruppo di giovani amici parte con un camper per passare il week-end in un cottage sperduto in un bosco. All'interno della vecchia baita disabitata i ragazzi si aspettando di passare alcuni giorni di totale relax e divertimento. Non andrà così, e ben presto l'artiglio fatale della morte verrà a ghermirli, uno ad uno...
"The Cabin in The Woods" è un'operazione meta-filmica che lo sceneggiatore di "Cloverfield" (2008) Drew Goddard dirige con mano salda e ispirata, e soprattutto lontana da ogni tipo di fanatismo o fondamentalismo "di genere". In tal senso io credo che "The Cabin in The Woods" non si possa racchiudere in un genere cinematografico classico, del tipo "film horror", in senso stretto. Ma questo è anche il suo pregio maggiore, cioè la sua equidistanza da qualsiasi coinvolgimento "fondamentalista" di sorta. Possiamo definire questo film una riflessione, un "saggio" sotto forma di film, che riguarda il genere Perturbante, nelle sue declinazioni più sci-fi che "horror", sebbene i contenuti visivi cui attinge siano assolutamente quelli del cosiddetto genere horror. Di più: a tali contenuti il regista attinge a 360 gradi, senza tuttavia mai sposare una prospettiva particolare. E' appunto questo l'elemento maggiormente spiazzante di "The Cabin in the Woods", il che tuttavia non vuol dire generare una sinonimia tra "spiazzante" e "perturbante". La pellicola è infatti molto lontana da ciò che qui siamo usi chiamare Cinema Perturbante. Intendo dire che visionandolo non ci si spaventa affatto, anzi Goddard ci tiene molto ad evidenziare tale distanza siderale dall'inquietudine, fin dalle prime sequenze, cioè fin da quando il camper dei giovani gitanti non è nemmeno ancora arrivato al cottage (non entro nei particolari per evitare spoiler). Un pò come se Goddard volesse subito dirci: 'guardate che non voglio fare un film horror, voglio invece solo pensare, riflettere con voi su tutto questo baraccone horror che piace tanto, e a così tanta gente come voi che state lì in sala a guardare questo film'. Questa modalità resa esplicita fin da subito (o quasi) non rende tuttavia il film meno interessante, al contrario genera in noi un'immensa curiosità relativa al capire dove Goddard voglia andare a parare. Non solo: paradossalmente, genialmente direi, la prospettica narrativa dell'intera sceneggiatura, tiene comunque in piedi un dispositivo ad alto gradiente di intrattenimento, di suspense, di immaginifico visionario mitopoietico, attraverso sottili e macroscopiche (di volta in volta) citazioni derivate dalla storia del Cinema Perturbante. Infatti possiamo anche dire che c'è di tutto in questo film: mutazioni corporee, zombies, fantasmi, horror orientale, "mostri" cloverfieldiani, spaesamenti e atopie in stile "Lost", cannibalismi, richiami a "Saw", il tutto però mantenuto e "frullato" a freddo, come dicevo più sopra. A tale proposito "The Cabin in the Woods" mi ha fatto venire in mente certe ricette del cuoco spagnolo Ferran Adrià, per confezionare le quali utilizza strumentazioni inusuali in cucina, come compressori, presse, affumicatori a freddo e così via. Quella di Adrià è definita tra l'altro "cucina molecolare", nel senso che il suo approccio alla materia prima alimentare è "decostruttivo", per poi costruire piatti e sapori "altri". Quello di Goddard sembra essere un "cinema molecolare": la materia prima è sempre la stessa, è horror, ma il tutto è decostruito per poi costruire un sapore alieno all'horror medesimo. Adesso spero sia più chiaro perchè dicevo che "The Cabin in the Woods" non è un "film horror", pur mostrando, paradossalmente, contenuti horror. Goddard allestisce dunque un ossimoro filmico, un disegno alla Escher, con cascate che sgorgano e scendono verso il basso, per poi risalire ingannando l'occhio che le vede apparentemente sullo stesso piano visivo anche se non lo sono. Vero è, io credo, che il fruitore cui pensa il regista è pur sempre lo spettatore di genere, quello che va in trattoria, per intenderci, e non al ristorante di Adrià, quindi forse questo è il problema, il "difetto" di questo film, che rimane comunque opera interessante, esperimento unico nel suo genere, nonchè godibilissima esperienza visivo-narrativa. Il "difetto", dicevamo, è che la sceneggiatura, pur anelando al metafilmico, all'autoriflessivo, rimane sempre incastrata all'interno di stilemi e sottotesti inequivocabilmente horror-oriented e sci-fi. Una sceneggiatura, cioè, che rimane intrappolata entro se stessa e in ciò che mostra, un pò come i protagonisti della storia, all'interno del cottage e dei suoi dintorni. Per uscire da questa trappola, Goddard, nel finale, vira verso il mistico-umanitario, attraverso il tema del "sacrificio", cosa che ricorda vagamente la storia di "Martyrs" (2008) di Laugier, ma un viraggio di questo genere non è sufficiente a chiudere il cerchio di una vicenda in fin dei conti chiusa per definizione all'interno del genere cinematografico che vuole destrutturare e decostruire autoriflessivamente. In ogni caso "The Cabin in the Woods" è un film piuttosto originale, spiazzante nel condurci lungo sentieri del tutto imprevisti e lontani dalle nostre normali aspettative, nonchè ottimo nell'allestimento di un reparto make-up che ci propone nuovi "mostri" anche abbastanza spaventosi (vedi la bambina con la bocca enorme piena di denti aguzzi). "The Cabin in the Woods": da vedere certamente, e assolutamente in sala, per discutere sull'indiscutibile talento narrativo di Goddard.Regia: Drew Goddard Soggetto e sceneggiatura: Drew Goddard, Joss Whedon Fotografia: Peter Deming Montaggio: Lisa Lassek Musiche: David Julyan Cast: Chris Hemsworth, Richard Jenkins, Bradley Whitford, Kristen Connolly, Anna Hutchison, Fran Kranz, Jesse Williams, Brian White, Amy Acker Nazione: USA Produzione: AFX Studios, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), Mutant Enemy Durata: 105 min.