Geniale. Ecco cosa ho pensato di Quella casa nel bosco - The Cabin in the Woods dalla prima all’ultima scena. Non che mi aspettassi niente di meno da quel genio di Joss Whedon, però insomma… temevo che negli ultimi tempi si fosse perso troppo tra i suoi progetti da superstar hollywoodiana, leggi il pessimo The Avengers, e avesse smarrito la retta via. E invece no. Joss Whedon domina ancora. Quando vuole.
Per chi non conosce i suoi precedenti lavori, un film come Quella casa nel bosco può essere sembrato davvero sorprendente. Per chi è un whedoniano di lunga data come me invece è stata una piacevole riscoperta di tutte le sue tematiche, frullate qui dentro in una forma compiuta ed efficace. Come in passato, più che in passato. E pensare che il primo passo nel mondo dello show business di Whedon è stato tutt’altro che memorabile.
Buffy - L’ammazza vampiri, film del 1992 con Kristy Swanson e Luke Perry da lui sceneggiato, si rivela infatti un mega flop colossale ai botteghini e cinematograficamente non è certo niente di eccezionale.
"Bella ed Edward chiiiiiiiiiiiii?"
Nonostante quest’esperienza fallimentare, la Warner Bros. gli vuole comunque dare fiducia e qualche anno più tardi, nel 1996, accetta di produrre una serie di Buffy. Questa volta con protagonista la ben più efficace Sarah Michelle Gellar e questa volta è tutta un’altra storia. Eppure, anche in questo caso l’inizio non è subito folgorante. La prima stagione di Buffy è carina, ma non ancora del tutto straordinaria. Whedon evidentemente è uno lento a carburare. Ma quando lo fa, non ci sono ca**i che tengano per nessuno. Dalla stagione 2, Buffy conquista del tutto, grazie anche all’amore tormentato tra la cacciatrice di vampiri e un vampiro vegetariano, Angel, che ispirerà suo malgrado i vari succhiasangue della nuova generazione, da Twilight a The Vampire Diaries fino a True Blood, molto più di quanto fatto dall’ormai pensionato Dracula. E forse, ma solo forse, persino più del mitico Conte Dacula.(ecco un video di quando Canale 5 proponeva ancora programmi decenti)
Buffy nel corso delle sue sette pazzesche stagioni ha rivoluzionato il genere vampiresco, ma pure quello teen, ma ha pure proposto personaggi nerd in una maniera approfondita e lontana degli stereotipi come mai prima, ma ha pure proposto con coraggio (e venendo censurata dalla bacchettona Italia 1) la tematica lesbo anticipando persino The L Word, ma ha pure dato nuova linfa e idee al mondo dei supereroi (perché Buffy è a tutti gli effetti una supereroina), ma ha pure regalato alcuni degli episodi più memorabili nella storia della tv. Tanto per citarne uno, L’urlo che uccide (Hush), della stagione 4. Un episodio che è un omaggio al cinema muto stile The Artist solo anni prima di The Artist e in cui tutti gli eventi clou e le vicende della stagione raggiungono il loro climax, il tutto senza l’uso di parole. Che parola usare allora per qualcosa del genere se non: geniale?
Ma il punto di forza principale di una serie come Buffy, insieme a Twin Peaks e Lost sicuramente uno dei telefilm più importanti e che più ha cambiato il mondo della televisione (così come quello del cinema), è l’ironia. Oggi può suonare come una cosa normale, però a fine anni ’90 non lo era tanto. La maggior parte delle serie tv si prendeva ancora troppo dannatamente sul serio. Buffy ha invece portato una ventata di freschezza tutta nuova, con riferimenti molto nerd e geek ai fumetti, così come al soprannaturale vissuto a 360 gradi, riflettendo e giocando allo stesso tempo sul suo essere un prodotto di fiction. In cui tutto può succedere, persino cose del tutto nonsense. All’inizio della stagione 5, ad esempio, sbuca fuori dal nulla il personaggio di Dawn Summers, la sorellina di Buffy, e per tutti gli altri personaggi è come se lei ci fosse sempre stata. Cosa che portava lo spettatore a chiedersi: “Ma che ca**o sta succedendo qui?”. Solo successivamente e con calma veniva spiegato cosa diavola stava succedendo lì. Whedon insomma si è divertito a sorprendere e a lasciare senza riferimenti il suo pubblico spesso e volentieri all’interno di Buffy, cosa che ha ripetuto alla grande con Quella casa nel bosco, dove non gli è interessato tanto fare un film horror. Nonostante sia un grande, grandissimo horror, Quella casa nel bosco è anche e soprattutto una riflessione sulla narrazione. Sul cinema. Sul guardare e sull’essere guardati. Sui reality-show, senza parlare in maniera diretta dei reality-show. Jossh Whedon ancora una volta ha fatto un prodotto di genere, apparentemente diretto soprattuto ai nerd, ai fan della sci-fi, del fantasy e dell’horror, e ancora una volta ha realizzato un prodotto che in realtà parla pure di altro e affronta tematiche alte con una leggerezza e un divertimento unici.
Benché Buffy sia la sua creatura più celebre, Whedon ha inoltre realizzato altri lavori maledettamente interessanti. Se la serie Firefly e la sua versione cinematografica Serenity me li sono persi perché troppo startrekkosi per i miei gusti, non mi sono invece fatto sfuggire la mini-serie in 3 soli episodi realizzata per il web Dr. Horrible’s Sing-Along Blog con Neil Patrick Harris. Una storia pure questa contaminatissima tra generi vari, musical + supereroi + commedia + nuove tecnologie, e una storia pure questa geniale. Potete recuperarla in rete velocemente, la durata totale è di circa un’oretta.
Per quanto riguarda il resto del cast, segnalo anche la presenza di Jesse Williams da Grey's Anatomy, Chris Hemsworth al primo film interessante della sua carriera, e Kristen Connolly, che è la solita rossa whedoniana, erede della Alyson Hannigan di Buffy e della Felicia Day di Dr. Horrible's.
"Wow, questo è persino meglio di YouPorn!"
ATTENZIONE SPOILER In Quella casa nel bosco, il “gioco” è differente eppure simile a quello di Dollhouse, con i personaggi che sono burattini nelle mani di qualcosa che sembra il destino, ma potrebbe essere qualcosa altro.Ci troviamo di fronte a 5 personaggi che rappresentano uno stereotipo tipico del cinema horror: la verginella, il tipo serio e studioso, il tipo atletico, la zoccola e il nerd fattone. Raccontato così, il film potrebbe prendere una piega prevedibile. Potrebbe diventare il classico horrorino su un gruppo di ragazzotti che va in gita in una casa sperduta nel nulla e, come da copione, finisce massacrata brutalmente. Un po’ è così, però è solo una parte. È solo un film nel film. A questo punto, potrete pensare allora a una sorta di parodia del genere, alla Scream. Ancora una volta, avrete un pochino di ragione. Perché c’è anche questa componente. Eppure, avrete pure torto, perché Quella casa nel bosco è anche altro. Molto altro. È cinema in continua evoluzione, che muta i suoi punti di riferimento, non lascia certezze. Sorprende e stupisce di continuo. Il tutto girato alla grande dall’esordiente dietro la macchina da presa Drew Goddard, un talento che Whedon si è coltivato da lunga data. Goddard ha infatti scritto la sceneggiatura di alcuni episodi di Buffy, tra cui uno dei più interessanti dell’ultima stagione (“Conversations with Dead People”), oltre a puntate assortite di Angel, Alias, Lost e aver realizzato lo script del valido Cloverfield.
"E se poi ci infila dentro una scena così, va pure oltre il geniale!"