Origine: Corea del Sud
Anno: 2008
Durata: 125'
La trama (con parole mie): Joong Ho Eom, ex detective della polizia divenuto protettore di un gruppo di prostitute al suo servizio, è inquieto per la scomparsa di una delle sue ragazze, che crede possa essere fuggita rubandogli dei soldi. Quando capisce che la stessa non è affatto fuggita, ma finita nelle mani di un serial killer efferato che nel corso del tempo si è fatto notare per il suo approccio anche con altre donne, e che una di loro potrebbe essere ancora salvata per tornare a riabbracciare la figlia, l'uomo pare tornare al suo passato da investigatore per dare la caccia allo spietato omicida.
Una volta rintracciato Young Min Jee, che subito risulterà coinvolto nei fatti collaborando addirittura con le forze dell'ordine, per Joong inizierà una vera e propria lotta contro il tempo nella speranza di riuscire a trarre in salvo la donna della quale finisce per sentirsi responsabile come se la figlia di quest'ultima fosse sua.
Riuscirà nell'impresa, o quello che si trova di fronte, pur se sconfitto, è un predatore troppo grosso perfino per un coriaceo uomo della strada come lui?
La linea di demarcazione oltre la quale i registi - ma non solo - riescono a spingersi nel raccontare una storia sfidando, di fatto, i limiti sociali e le convenzioni, cambia a seconda delle culture e delle latitudini: ricordo bene quando vidi per la prima volta in sala Old Boy, e pensai che un finale come quello, con la scoperta da parte di Oh Dae Soo dell'identità della ragazza che aveva conosciuto, qui nel Vecchio Continente non si avrebbero avute le palle per presentarlo.
Lo stesso Kitano, che nello splendido L'estate di Kikujiro gioca con ironia nerissima a ridicolizzare un pedofilo, dalle nostre parti sarebbe risultato quantomeno fuori luogo, soprattutto all'inizio degli anni novanta.
Sono solo due esempi di quante e quanto affascinanti siano le differenze tra Europa e Asia, e quanto potente possa ancora essere - anche grazie alla sua diversità dal nostro - il Cinema venuto da Oriente.
The Chaser, sponsorizzato con grande partecipazione da mio fratello e recensito spesso e volentieri ottimamente anche qui nella blogosfera, è un perfetto esempio di quanto scritto sopra: il lavoro di Hong Jin Na, impeccabile dal punto di vista tecnico, pare incrociare senza guardare in faccia a nessuno I saw the devil, Il cattivo tenente e Big Bad Wolves, prendendo per il collo lo spettatore e trascinandolo in una vera e propria corsa di due ore piene nel corso della quale non viene risparmiato nulla, ed in termini di tensione non abbiamo una sola pausa dallo sviluppo iniziale alla drammatica conclusione.
Joong Ho Eom, antieroe alla scoperta di un'oscurità profonda ben più della sua, alla ricerca dapprima del responsabile delle sparizioni delle sue ragazze e dunque impegnato in una corsa contro il tempo per smascherarlo senza possibilità di appello, regala all'audience uno dei ritratti più vitali, imperfetti e combattivi che ricordi del Cinema recente, e la determinazione nel combattere la sua nemesi - l'inquietante Young Min Jee, degno di cult del genere come Se7en -, cresciuta di pari passo con l'affezione per la giovanissima figlia della ragazza che cerca disperatamente di ritrovare, rappresentano un vero e proprio inno all'umanità, seppur messa all'angolo - ed anche di più - da una realtà all'interno della quale si muovono predatori terrificanti che, spesso, finiscono per sfruttare la Legge che infrangono per tornare a cacciare una volta dopo l'altra.
Il duello a distanza tra i due rivali, risolto all'apparenza dopo neppure mezzora di visione - non mi era mai capitato di incontrare un thriller che prevedesse la cattura del colpevole ad un quarto di pellicola -, è una continua sfida, una rivelazione, una disperata lotta all'ultimo sangue.
Come per il gioiellino made in Hong Kong Expect the unexpected, anche qui, quando ci si aspetta che non possa accadere altro più di quanto non è già accaduto, ecco un nuovo sconvolgimento nella trama pronto a prendere le nostre certezze e farne letteralmente polpette: e dalla terrificante abitazione di Young Min Jee, degna di uno slasher anni settanta, al commissariato di polizia, passando per l'auto di Joong e quella sequenza maledetta scandita dai colpi di martello nel retro del negozio, quasi non si può credere quanto dura possa essere la mano del regista, e quanto a fondo possa colpire il pubblico.
The Chaser è un viaggio allucinante nella mente di un serial killer - da brividi il confronto con il vecchio incaricato delle forze dell'ordine nella stanza degli interrogatori -, il percorso di crescita di un protagonista assolutamente caotico e negativo che riscopre la sua umanità di fronte a qualcuno che pare, al contrario, aver rinunciato volontariamente alla stessa.
In mezzo, la Legge e l'Ordine, criticate aspramente quasi fossero pedine di un gioco sempre più grande di loro, incapaci di seguire, oltre al fiuto, anche la pancia e le sensazioni come per l'indomito Joong, che non risparmia colpi bassi sia con le parole - il suo "braccio destro" continuamente vessato - che con i fatti - i confronti fisici con l'assassino -: e se l'epilogo lascia intravedere quantomeno un barlume di speranza, nello stomaco oscuro di questo angolo di Corea e dell'animo umano, tutto pare essere digerito da appetiti troppo grandi e spaventosi per essere affrontati, che si parli di lupi solitari ormai disillusi o bambine aggrappate alla speranza con tutte le forze.
E allora non resta che stare gli uni accanto alle altre, e sperare di potercela fare insieme.
MrFord
"You don't waste no time at all
don't hear the bell but you answer the call
it comes to you as to us all
we're just waiting for the hammer to fall."Queen - "Hammer to fall" -