Se avete intenzione di provare ad andare controcorrente nel vostro modo di nutrirvi, potete dirlo ad alta voce, senza imbarazzi, nè timore di essere presi in giro (come spesso poteva capitare una volta), perchè d’ ora in poi avete tutto il meglio della scienza dalla vostra parte.
Ma anche nel caso siate incalliti consumatori di cibo-spazzatura, se l’ anarchia dietetica moderna è la vostra regola e un cambiamento dietetico è la cosa più improbabile che possa capitare nei vostri immediati programmi, vi consiglio di leggere quest’ articolo attentamente, a meno che vogliate evitare di esporvi al rischio di cambiare idea: le probabilità, vi avverto, sono molto alte.
In occasione dell’ imminente lancio in edizione italiana del famoso best-seller americano, “The China Study“, ormai divenuto il nuovo riferimento nel campo della nutrizione, ho deciso di dedicare una serie di tre articoli a quelli che si potrebbero definire i nuovi “eretici” nella scienza dell’ alimentazione.
Personaggi di assoluto primo piano, pur se sconosciuti al grosso pubblico, che si sono distinti per aver dedicato una vita alla loro indefessa ricerca scientifica in un ambito in cui solo chi è del mestiere si rende conto di quanto oggi ci sia bisogno di verità e chiarezza.
Essi hanno infatti osato sfidare gli stessi accademici, andando al di là di quanto ritenuto ovvio e scontato per tanto tempo, solo perchè quasi nessuno aveva avuto prima il coraggio di porsi quegli interrogativi curiosi e non di rado imbarazzanti che di solito si evitano in campo scientifico, soprattutto se finiscono col mettere in discussione idee e metodi comunemente accettati e consolidati.
E naturalmente il primo di cui mi accingo a parlare è proprio l’ autore del libro in questione, il dr. T. Colin Campbell (coadiuvato da suo figlio Thomas per la stesura), il quale può vantare un curriculum di assoluto prestigio, avendo scritto più di trecento pubblicazioni, partecipato a numerose commissioni governative e contribuito alla creazione di varie organizzazioni che si occupano di dieta e salute, come l’ Istituto Americano di Ricerca sul Cancro e il Fondo Mondiale di Ricerca sul Cancro.
L’ emerito scienziato ( ma non medico), che insegna Biochimica della Nutrizione alla Cornell University, per uno strano scherzo del destino, prima di diventare uno dei più convinti fautori di una dieta pressocchè integralmente vegetale, ha vissuto fino all’ età adulta nella fattoria di famiglia che produceva principalmente latticini, collaborando egli stesso nella sua mansione di mungitore di vacche.
Aveva persino ottenuto un dottorato di ricerca alla Cornell University finalizzato a scoprire metodi per accrescere la produzione di proteine animali.
Insomma, come tutti gli americani (e non solo), era assolutamente convinto che una dieta ricca di proteine “nobili”, cioè di carne, latte e uova, fosse l’ ideale per la salute.
Ma negli Stati Uniti, dove impazzano le famigerate diete ”dimagranti” che enfatizzano gli alimenti proteici (cioè, in pratica i cibi animali) a scapito dei carboidati (dieta Zona, dieta Atkins, per citare le più popolari), i due terzi degli adulti sono sovrappeso, se non proprio obesi, e, fatto ancora più eclatante, anche i giovani si stanno ammalando sempre più precocemente di diabete di tipo 2, una patologìa che fino a non molto tempo fa colpiva solo adulti piuttosto avanti cogli anni.
Incredibilmente, nonostante i più autorevoli nutrizionisti le abbiano condannate già da tempo, non ci si vuole convincere che possibili immediati cali ponderali derivanti da tali diete hanno come contropartita problemi ben più gravi sul lungo periodo.
Dieta americana standard: la ricetta per la malattia
Ed è proprio da questo monumentale rapporto, che non ha assolutamente precedenti nella letteratura scientifica per vastità e durata degli studi, presentandosi pertanto come un provvidenziale raggio di luce nelle nebbie della confusione, alimentata dalla disinformazione, che scaturiscono scottanti correlazioni a volte insospettabili, che vanno ben oltre quelle più ovvie e banali.
Ma, come già detto in un precedente articolo, gli Stati Uniti sono il Paese delle contraddizioni e dei paradossi, perciò a tanta disponibilità di informazioni di qualità, come si capirà meglio più avanti, fa da contraltare l’ ambiente culturale più malsano al mondo.
Un Paese dove nei punti vendita alimentari è più facile trovare una Coca-Cola, uno snack, un hot-dog che una mela, dove i bambini, se sentono parlare di verdura, pensano automaticamente alle patatine fritte o al ketchup, la nota salsa a base di pomodoro che si usa per condire i panini, e dove nelle sale d’ aspetto degli ambulatori si può trovare una rivista patinata, “Il medico di famiglia: guida essenziale a salute e benessere“, pubblicata dall’ Accademia americana dei medici di famiglia, corredata da sgargianti immagini pubblicitarie di McDonald’s, merendine industriali e altre “prelibatezze” non propriamente in linea con le finalità dichiarate della rivista.
Un Paese dove alla spesa sanitaria più alta del mondo corrisponde uno stato di salute generale a dir poco inquietante e in continuo peggioramento, che si può esemplificare in questi pochi dati:
Record mondiale nell’ incidenza di soggetti con problemi di sovrappeso, come dicevo poc’anzi; più di 15 milioni di diabetici (su 300 milioni di abitanti); più di 100 milioni di persone con allarmanti livelli di colesterolo; almeno metà della popolazione ha bisogno di prendere qualche farmaco prescritto dal medico, compresi i bambini, che attualmente assumono farmaci prescritti come mai era avvenuto in passato; l’ incidenza delle cardiopatie è allo stesso livello di trent’anni fa e la guerra al cancro, a dispetto di tutte le bugie che ci raccontano, è ben lontana dalla vittoria.
E se qualcuno pensa, magari leggendo certe cavolate, assolutamente prive di senso, a volte riportate dai giornali, che noi italiani, potendo vantare una tradizione alimentare che il mondo ci invidia come la dieta mediterranea, siamo messi molto meglio degli americani, beh… farebbe sicuramente bene a ricredersi: per poterne beneficiare non basta evidentemente vantarsi di tale dieta in quanto originaria delle nostre parti… se poi di fatto non la si mette in pratica (potete dare un’ occhiata al mio articolo “A proposito dell’ equivoco sulla dieta mediterranea” su www.autodifesalimentare.it/blog).
Il modo di mangiare degli italiani, da alcuni decenni a questa parte, è infatti soltanto un pallidissimo ricordo di quello che si intende per “dieta mediterranea” in senso scientifico, essendo il risultato di cattive abitudini e di condizionamenti vari da parte di mode e quant’altro, insomma uno dei tanti esempi di omologazione all’ andazzo generale.
Del resto l’ iperbolico aumento dei più significativi problemi di salute, avvenuto parallelamente al cambiamento di abitudini dietetiche, ne è la piena conferma.
Sono numerosi i personaggi noti, come Pamela Anderson e Bill Clinton, ad essersi convertiti a diete salutiste
Ma venendo a quello che è da considerare una pietra miliare nella storia del nutrizionismo, “The China Study” è il risultato di oltre vent’ anni di studi e ricerche epidemiologiche realizzati grazie alla collaborazione della Cornell University, la Oxford University e l’ Accademia Cinese di Medicina Preventiva e al dr. Campbell, appunto, che ha diretto il progetto (insomma si può considerare il Franco Berrino americano).
Il titolo si spiega col fatto che è stata scelta la Cina principalmente come teatro dell’ esperimento perchè la sua popolazione presenta una maggiore omogeneità per quanto riguarda le caratteristiche genetiche, gli stili di vita e la tendenza a vivere sempre nello stesso posto.
Sono state così monitorate diverse migliaia di soggetti in varie regioni, confrontando i dati con quelli relativi ad altre etnie, con risultati di laboratorio e con dati provenienti da altri studi analoghi (”The China Study” contiene oltre 750 rimandi bibliografici a pubblicazioni di altri ricercatori a conferma dei suoi riscontri).
Come risultato sono emerse più di 8000 associazioni statisticamente significative fra vari fattori dietetici e malattie come cardipatie, diabete, obesità, malattie autoimmuni, patologie relative a ossa, reni, occhi, disturbi cognitivi come l’ Alzheimer e altro.
E se vi piacciono le sorprese, ecco un breve riassunto di quelle che sono le conclusioni:
-Per quanto problematiche, le sostanze chimiche presenti nell’ambiente e nel vostro cibo non sono la causa principale del cancro;
-La speranza che la ricerca genetica possa portare a cure farmaceutiche per le malattie ignora le soluzioni più efficaci che possono essere messe in atto oggi;
-Il controllo ossessivo dell’assunzione di una sostanza nutritiva, come ad esempio i carboidrati, i grassi, il colesterolo o gli acidi grassi omega-3, non darà come risultato una migliore salute a lungo termine;
-Le vitamine e gli integratori alimentari, per quanto siano d’ aiuto, non vi forniranno una protezione a lungo termine dalle malattie;
-I medicinali e la chirurgia non sono in grado di curare le malattie che uccidono la maggior parte degli americani;
-Probabilmente il vostro medico non sa di che cosa avete bisogno per ottenere il miglior stato di salute possibile;
-Un cambio di alimentazione può permettere ai pazienti diabetici di sospendere l’assunzione di farmaci e anche di guarire;
-Una cardiopatia può essere fatta regredire solo con la dieta;
-Il cancro al seno è in relazione con i livelli di ormoni femminili nel sangue, a loro volta determinati dal cibo che mangiamo;
-Il consumo di latticini aumenta il rischio di cancro alla prostata;
-Gli antiossidanti presenti nella frutta e nella verdura sono collegati a migliori prestazioni intellettuali nella vecchiaia;
-E’ possibile prevenire i calcoli renali con una dieta corretta;
-Il diabete di tipo 1, una delle malattie più devastanti che possano colpire un bambino, presenta evidenti correlazioni con le pratiche di alimentazione infantile;
-Un eccessivo consumo di proteine animali è correlato a vari tumori: fra le più pericolose, la caseina (l’ 87% delle proteine del latte vaccino), che favorisce tutti gli stadi del processo tumorale.
Per inciso, voglio far notare che si tratta in massima parte di concetti di cui i maestri macrobiotici hanno parlato per primi, e che vanno ripetendo ormai da cinquant’anni. Ma chi se n’è mai accorto? Brutto destino a volte per gli antesignani di qualsivoglia idea…
Del resto, che il cibo fosse la migliore medicina lo aveva già detto Ippocrate più di duemila anni fa, e senza sapere niente di biochimica.
Ma (per restare sempre in tema di incongruenze), nonstante il rigore scientifico e l’ autorevolezza degli scienziati implicati, tutte queste preziosissime informazioni, che avrebbero dovuto far piazza pulita di tutta la spazzatura scientifica (che ancora domina indisturbata su buona parte dei media, compreso il famoso schema dietetico piramidale, più volte rimaneggiato… per poter accontentare un pò tutti) e delle più futili manìe dietetiche modaiole, non ha suscitato l’ eco che meritava (almeno a livello mediatico), incontrando una certa resistenza non solo da parte di quelle lobby che remano contro una migliore salute sociale, ma perfino nello stesso ambiente accademico.
E anche di questo ci parla Colin Campbell nel suo libro, quando analizza le ragioni del silenzio che circondano certe informazioni. Lui, che da quattro decenni è vissuto sempre dietro le quinte, sa cosa c’è sotto (e non ci vuole molto ad immaginarlo anche per chi non è un “addetto ai lavori”).
Pensate che questo libro è stato pubblicato (in USA) nel 2005, eppure io stesso, che pure mi interesso di questi argomenti e cerco di essere aggiornato, fino a poco fa non ne sapevo nulla.
E poi (dulcis in fundo) c’è la confusione della gente comune, sempre più diffidente perchè non sa più a chi dare ascolto, bombardata com’è da così tante informazioni divergenti.
Un fenomeno molto rilevante negli Stati Uniti, come ci dice sempre il nostro scienziato.
Inoltre moltissime persone sembrano dominate da una irrefrenabile quanto inspiegabile tendenza autolesionistica, nel perseverare in abitudini palesemente deleterie.
Esse sono insensibili agli ormai tanti stimoli e inviti al buonsenso, perchè rassegnate a quello che considerano un ineluttabile destino di malate a vita.
E infine non mancano nemmeno le critiche alle suddette conclusioni, che tuttavia non ne intaccano l’ essenza. Ma su questo intendo tornare al termine della serie di articoli di cui parlavo all’ inizio, dopo essermi occupato degli altri due esperti che condividono le stesse idee di Campbell.
Michele Nardella