Per la prima volta in 30 anni di carriera, Robert Redford si cimenta come regista di una spy story. Ed il gusto è un po’ vintage. The company you keep, pur piacevole grazie ad una sceneggiatura dai tempi (comici?) giusti e un cast all’altezza della lieve e costante suspense creata, è un movie stantìo, in naftalina, di quelli che avrebbero avuto un gran successo 20 anni fa. Doppie identità, documenti falsi, depistaggi da manuale, l’agente FBI che ha sul gozzo da anni un “caso di stato” irrisolto, il giornalista impiccione, ecc. Niente di più classico. E un Robert Redford che, nei panni del più tipizzato fuggitivo,è più agnello che leone. Un cocktail godibile ma invecchiato, buono per una serata tranquilla tra amici immersi nei popcorn.
Va però riconosciuto a Redford un indiscusso punto di merito: come ha tracciato e definito il personaggio da lui interpretato, ovvero l’avvocato Jim Grant. Un padre più che un eroe. Un uomo della folla, estrapolato dalla gente comune americana, che fugge e cerca di salvarsi, pur essendo cosciente di non aver via di scampo. Jim Grant non salta da un tetto all’altro e non spara con la precisione di un tiratore olimpionico. E’ un uomo/personaggio che libera The company you keep dal dispregevole appellativo di “americanata”.
Dimenticavo: un motivo in più per vedere questo film è la presenza di un imbiancato, slargato e imbolsito Nick Nolte.
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