The Daisy Chain si aggiunge senza dubbio alla serie di film con protagonisti bambini cattivi, nel senso proprio di malvagi, malevoli, demoniaci… insomma quello che di peggio vi può venire in mente da abbinare ad una figura che dovrebbe essere solo gioia e spensieratezza.
Lui e lei si trasferiscono in un paesino sperduto dell’Irlanda per dimenticare la morte del figlio neonato che ne ha spezzato le vite.
Lei è di nuovo incinta e vorrebbero ricominciare.
Le cose però non vanno come sperato visto che una serie di incidenti si verificano proprio dopo il loro arrivo.
Tra questi, in due diversi episodi, la devastazione completa della famiglia dei loro vicini. Unica superstite la piccola Daisy.
Lui e lei decidono di occuparsi della bambina, che sembra avere diversi problemi e pare essere felice solo in compagnia di Lei.
Anche perchè per gli abitanti del villaggio Daisy è una changeling fairy, una fata malvagia, ed è innegabile che in sua presenza si verifichino sempre episodi drammatici.
Il fatto che la bambina si ostini ad andare in giro vestita da fata certo non aiuta.
Lui quasi si convince della colpevolezza della bambina, mentre lei è completamente affascinata, fino quasi a dimenticare il bambino che porta in grembo.
Lui è Steven Mackintosh, credibile, dallo sguardo inquietante, lei è Samantha Morton, che regge ben un ruolo non facile.
Ma soprattutto Daisy è una bravissima Mhairi Anderson, che ricorda molto da vicino la Isabelle Fuhrman di Orphan, sia per le espressioni che per il modo di muoversi davvero inquietante.
Ed inquietante è anche la carrellata iniziale che Aisling Walsh compie sul quotidiano del villaggio, una serenità che nasconde con estrema evidenza il terrore ed il male.
Curiosa anche la sequenza che ricorre ad inizio film col crocifisso prima temuto e poi occultato, simbolo misterioso che mi aspettavo tornasse più avanti e che invece rimane isolato lasciando non pochi dubbi sul significato.
The Daisy Chain è comunque un buon thriller, con una tensione che rimane alta per tutto il film e sale ancora di qualche tacca nei momenti giusti.
E i momenti giusti sono senza dubbio gli interventi (più o meno consapevoli) della bambina, sempre sul filo tra la colpa e l’essere vittima.
In particolare è ben girata la sequenza nel bagno sul finale, raccontata con un montaggio “sbagliato” che non stona per nulla in un film che per il resto è in realtà molto lineare.
Splendida l’ambientazione sulle coste rocciose dell’Irlanda.
Insopportabile il ritornello drammatico “gioca con me” che Daisy ripete soprattutto prima di una tragedia.
Devastante il finale che non vi accenno nemmeno nel caso riusciste a vedere il film, cosa che potrebbe succedere direttamente in dvd in autunno.